L'11 settembre della Catalogna

Barcellona – Per le strade di Barcellona non si era mai vista tanta gente in occasione dell’11 settembre. Certo, tutti credono che l’attacco alle Twin Towers americane sia stato un evento storico ineguagliabile, ma dimenticano che in Cile si ricorda il golpe di Pinochet e che in Spagna questa data significa ben altro. La Diada Nacional della Catalogna è il momento in cui si ricorda l’11 settembre 1714, quando lo stato catalano indipendente perse definitivamente contro le truppe spagnole di Filippo IV e dovette cedere per sempre alla sottomissione allo stato spagnolo.

 

Ieri per le strade della città hanno sfilato quasi due milioni di persone, che dalla mattina senza sosta hanno bloccato tutte le strade al suono dei cori “noi vogliamo noi vogliamo il Paese Catalano”. Alle finestre  le bandiere catalane, per le strade si va ben oltre: la gigantesca bandiera che domina l’Arc de Trionf di Barcellona è stellata. Il che significa una cosa sola: indipendenza.

Mai come quest’anno si è vista una tale partecipazione per una manifestazione dichiaratamente indipendentista, considerando che la Catalogna non è mai più stata autonoma dalla Spagna dal Settecento, ed ha continuato a mantenere la sua identità pur se trattenuta dal governo centrale. Dopo uno stato iniziale di totale proibizione dell’insegnamento della lingua catalana, infatti, oggi la Catalogna è abitata quasi totalmente da cittadini bilingue. Le università catalane, in particolare nel centro di Barcellona, tengono lezione in entrambe le lingue, spesso a discrezione del docente, perché il catalano è una lingua ufficiale quanto lo spagnolo castigliano. Molti dei quotidiani locali, come El periodico, vengono venduti in entrambe le lingue, e La Vanguardia è tipicamente catalana. 

 

Il Presidente della Generalitat della Catalogna, Artur Mas i Gavarrò, aveva già annunciato che sarebbe stata una giornata memorabile. Aveva però aggiunto che se il corteo fosse stato fatto con l’intenzione dichiarata di rivendicare l’indipendenza non avrebbe partecipato. “Come semplice cittadino ci andrei, ma come Presidente non posso. Ci sono con il cuore”, ha detto pochi giorni fa.  Certo, dopo aver chiesto al governo centrale di Rajoy cinque miliardi di euro di aiuti per rimettere in piedi la Catalogna, a rischio default da un momento all’altro, si troverebbe in una posizione difficile se dovesse appoggiare apertamente gli indipendentisti. Ma il messaggio è chiaro: la Catalogna deve diventare uno Stato europeo autonomo. In un momento di crisi pare una contraddizione, ma la rivendicazione è proprio questa.

12/09/2012
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