Il deserto del Sud

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Meglio in Svizzera?” era il titolo dell’incontro pubblico tenutosi martedì sera a Busto Arsizio tra il ministro per lo Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, e il giornalista del Corriere della Sera, Dario Di Vico. In platea stavano un migliaio di piccoli imprenditori del varesotto, tutti in procinto di attuare l’esodo verso il Canton Ticino, animati dalla speranza di spostare le proprie imprese, trovare una tassazione più favorevole e maggiori tutele che in Italia.

In sintesi, durante la serata Zanonato non è mai riuscito a finire un ragionamento: fischi, urla e cori.

Il giorno seguente Di Vico titolava alla pagina Idee&Opinioni del Corriere: “Quel richiamo dei piccoli al governo. Tante amnesie sulle imprese del Nord”.
 
A Roma, mercoledì, in occasione della 89esima Giornata mondiale del Risparmio – 30 ottobre – la presentazione della 13esima edizione dell’indagine Acri-Ipsos sugli italiani e il risparmio, ha reso noto che la crisi è condivisa, oltre che grave, per il 91% degli italiani e per uscirne serviranno ancora 3 o 4 anni. Nella stessa Giornata, Istat ha fatto sapere che dal 2007 al 2012 il numero di persone in povertà assoluta in Italia è raddoppiato da 2,4 milioni a 4,8 e di questi più di un milione sono minori.
 

I giornali descrivono il Paese come “sfiduciato, impaurito, impoverito”.

Si potrebbe aggiungere sordo: l’abitudine sviluppata a sentire dati in negativo ha portato un’assuefazione tale da non esserci nemmeno resi conto che il nostro Paese sta cambiando radicalmente aspetto. In Italia è comparso un deserto.

Il Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2012 presentato a metà ottobre usa il termine “desertificazione”. Industriale, economica, ambientale. E infine, umana.

Negli ultimi vent’anni dal Sud Italia sono emigrate 2,7 milioni di persone. Nel Mezzogiorno la disoccupazione ufficiale media tocca il 17%. Nel resto d’Italia è al 12,5%. Una famiglia su sette guadagna meno di mille euro al mese e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa. Solo nel 2012 il Pil procapite, ossia la ricchezza prodotta da ogni abitante delle regioni del Sud Italia, equivale al 57% di quello del Centro-Nord: In media 17.264 euro contro 30.073.
Lo Svimez (Centro Studi sullo Sviluppo del Mezzogiorno) fa sapere che i consumi delle famiglie sono scesi del 9,3% contro il 3,5% del Nord. Dall’inizio della crisi gli investimenti industriali segnano una diminuzione del 47%. Solo negli ultimi tre anni, il settore manifatturiero ha perso 158.900 lavoratori, ossia il 20%.
Per di più, a causa dei piani regionali di rientro del debito sanitario, dal 2007 al 2011 la pressione fiscale al Sud è aumentata più che al Nord.
La gente sta scappando: nel solo 2012 sono stati 112.000 gli emigranti. I giovani sono il 70% di questa cifra, per un quarto laureati.
Le famiglie non fanno più figli. Per ogni donna si contano 1,35 bambini. Al Nord sono 1,43. Ma quel che è peggio è che il numero dei morti ha superato quello dei nati. Un dato simile non si è registrato che due volte nella storia italiana: nel 1867, poco dopo l’Unità e nel 1918, anno in cui esplose la Spagnola.

Si potrebbe concludere che dopo anni di investimenti straordinari di risorse pubbliche nulla è cambiato. Anzi, la delicatezza del sistema è prossima alla rottura. Ma sarebbe una visione semplicistica. Lo Stato ha incentivato il divario tra regioni del Centro-Nord e del Sud: il Fondo nazionale per le politiche sociali ha visto ridursi, tra il 2008 e il 2011, il proprio stanziamento da 798 milioni di euro a 178. Frutto dei tagli dovuti alla crisi. Ma dove ha inciso di più un taglio così radicale se non dove i servizi sono sempre stati più in ritardo?

La crisi e le seguenti politiche di austerità colpiscono con maggior forza le regioni già in ginocchio a livello continentale (pensiamo ai Piigs in Europa) come a livello nazionale (il Sud in Italia).

Se nel varesotto meditano di trasferirsi in Svizzera e fischiano il ministro per lo Sviluppo Economico, nel Sud Italia, tra poco non rimarrà più nessuno col fiato sufficiente a fischiare.

31/10/2013
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