Gaza-Torino. Solo andata

getattachment1
Sono circa un migliaio in Italia i palestinesi provenienti da Gaza, quelli che vivono con più trepidazione queste ore. C’è anche un giovane dirigente politico di Al Fatah. Quando l’abbiamo conosciuto, due mesi fa, Abdalhadi Ijla, 26 anni, ci aveva parlato di come aveva dovuto fuggire dalle persecuzioni di Hamas. “Ho lasciato la Palestina a bordo di un auto blu dell’Onu. Braccato da un lato da Israele e dall’altro da Hamas.” Oggi lo ritroviamo nei cortei torinesi contro l’attacco israeliano. Il suo sarebbe in teoria un esilio dorato e provvisorio. Dopo un mese di carcerazione da parte di Hamas, l’anno scorso è riuscito a vincere una borsa di studio per un master dell’Onu, parte a Torino e parte a Copengahen. Ma ci sono voluti sei mesi, sei!, di tentativi da parte di Onu, Amnesty, Unisco e ambasciata italiana per riuscire a farlo espatriare ed arrivare in Italia. E adesso non dorme la notte pensando ai suoi cari, e alla sua Gaza di cui conosce “ogni edificio, ogni angolo, ogni campo profughi.” A farlo soffrire di più è l’immagine del cugino 19 enne una delle vittime dei primi giorni del raid : Ayman: un nome che Abdalhadi in persona aveva scelto per il suo piccolo cugino.
Il ragazzo aveva finito a luglio le scuole superiori e sognava di frequentare la facoltà di ingegneria. È stato ucciso mentre passava a piedi di fronte alla stazione della polizia diretto proprio all’università, che poi il giorno dopo è stata gravemente bombardata.
Non era affiliato a nessuna organizzazione, a malapena conosceva il nome del presidente della Palestina.
Suo padre lavorava come muratore in Israele e potrebbe aver costruito circa diecimila case lì. Aveva moltissimi amici israeliani. Ma i missili lanciati dai raid aerei non fanno differenza

Il nostro Abdalhadj ha sempre vissuto a Gaza e fin da piccolo ha respirato aria di politica. «In casa avevamo dappertutto immagini di Arafat, la mia famiglia era vicina ad Al Fatah. Quando avevo 7 anni, mio zio mi mandava a consegnare messaggi, lettere, istruzioni per i combattenti. Non sapevo di che cosa si trattasse, ma mi piaceva farlo».
Non ha imparato la storia sui libri, ma l’ha vissuta sulla sua pelle.
Durante le elementari, comincia la prima Intifada e lui insieme ai suoi compagni partecipa alla resistenza contro Israele. «Ci attaccavano con i carri armati, ci difendevamo con le pietre».

Anche nella seconda Intifada era sceso in piazza per resistere contro gli occupanti, contro chi toglieva loro i diritti umani. Ma viene ferito all’occhio destro con un proiettile di gomma e ricoverato per una settimana in ospedale.
Il suo impegno in Al Fatah non si ferma e diviene il più giovane vicepresidente dell’assemblea generale del partito a Gaza Est.
Fino a quando Hamas non vince le elezioni.
«A quel punto oltre 250 dipendenti dell’amministrazione della città vengono cacciati. Io ero tra quelli».
Inizia un periodo difficile per lui. Molti suoi amici militanti di Al Fatah vengono uccisi. I miliziani di Hamas gli perquisiscono la casa e lo interrogano più volte. Fino all’arresto e poi alla borsa di studio che gli consente di uscire. Adesso però non ha voglia di parlare contro Hamas, se non per dire che dovrebbe smetterla di fare il gioco di altre forze come Siria e Iran, e dovrebbe invece puntare all’unità palestinese.
.
Abdalhadj dall’hinterland torinese sta tutto il giorno attaccato a internet o al telefono per avere notizie tramite i palestinesi della West Bank.
A causa della mancanza di elettricità, non riesce ad avere contatti diretti con la sua famiglia a Gaza.
«Due settimane fa ho avuto l’opportunità di parlare con loro. Mi hanno detto che stavano finendo le scorte di pane, cibo, gas per cucinare, i trasporti pubblici sono fermi, non c’è elettricità e la lista continuava. Potete immaginare come si sia evoluta la situazione dopo l’attacco.”
Manifestiamo sotto il municipio di Torino, gemellata con Gaza. La proposta sulla quale Ijla vuole insistere con noi italiani che parliamo con lui è che l’Unione Europea moltiplichi le pressioni per fermare l’aggressione israeliana e che mandi al più presto sue forze di pace nella regione.

getattachment4

u

09/01/2009
Articolo di