Cyberbullismo: il testo stravolto alla Camera

Il 22 settembre è stata approvata alla Camera dei Deputati la proposta di legge denominata “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo”, già approvata dal Senato. La proposta però, nel passaggio tra il Senato e la Camera, ha subito profonde modifiche che preoccupano l’opinione pubblica per diverse ragioni. Nella torsione che si è voluta imprimere al testo sono infatti scomparsi i riferimenti ai minori, che delimitavano l’applicazione delle norme e non erano estese, nella versione originale, a tutta la popolazione. In sostanza la nuova legge prevederebbe che qualsiasi attività, anche isolata, compiuta da cittadini anche maggiorenni sul web conferisce la possibilità a chiunque di ordinare la cancellazione di contenuti sgraditi, per i trasgressori rimozione e oscuramento dei contenuti e sanzione sino a 6 anni di carcere. Questo, oltre ad altre modifiche nel merito, renderebbero la legge problematica e meno efficace. Contro tale modifica si sono espresse diverse voci di rilievo: tra questi Paolo PicchioSave The ChildrenIl Fatto Quotidiano. Anche l’Osservatorio sul cyberbullismo di La Repubblica ha raccontato gli stravolgimenti avvenuti alla Camera ma ora la palla torna al Senato.

 

La proposta di legge: le parole della Senatrice Elena Ferrara

Elena Ferrara, la senatrice Dem che ha promosso la proposta di legge, racconta l’idea da cui è nata: “il testo così com’è è nato in Senato, nella Commissione Diritti Umani, da un’indagine conoscitiva del 2013, coordinata dal Senatore Riccardo Mazzoni e da me. Dopo il caso di Carolina Picchio a Novara, quattordicenne suicida dopo episodi di cyberbullismo, abbiamo valutato la possibilità di creare una proposta specifica per i minori su questo fenomeno”.

L’idea era creare un percorso di conoscenza del fenomeno ed educazione. Natuaralmente la prima domanda è stata se fare una proposta legislativa o meno: “fare un piano straordinario nelle scuole era poco – continua la Senatrice Ferrara – c’era già un decreto ministeriale di Fioroni che nel 2007 aveva previsto un piano particolare sul tema, ma questo non è mai decollato per via della caduta del governo Prodi e non venne mai alimentato da risorse specifiche. Se si fosse trattato “solo” di fare prevenzione a scuola forse questi strumenti e provvedimenti avrebbero potuto non contemplare la parte legislativa, ma ci siamo invece resi conto che serviva qualcosa in più”.

Questo qualcosa in più riguarda prevalentemente la multidisciplinarietà della materia: il fenomeno, infatti, non riguarda solo il Ministero dell’Istruzione, “ma anche il Ministero della Salute: curare ed educare responsabili, vittime, dipendenti dalla tecnologia e via dicendo è fondamentale; c’è poi il Ministero della Giustizia con gli Istituti minorili, che entrano in gioco nei casi più gravi, ma anche il Ministero del Welfare e quello dello Sviluppo Economico, perché lì c’è il rapporto con le aziende. Interessava capire se le aziende fossero disponibili o meno a dialogare”.

Questo è forse uno dei nodi fondamentali relativi alle critiche per le modifiche apportate dalla Camera dei Deputati: il dialogo instaurato con le aziende, assolutamente non costruito nella direzione censoria, prevedeva però una certa rigidità e attenzione in più proprio perché si stava parlando di minori. Estendere questa attenzione e pretendere alcune cose previste per i minori per tutta la popolazione renderebbe invece la norma inefficace, nonché problematica.

“Non ci deve essere demonizzazione del web o attività che potessero sembrare o essere una risposta censoria, perché questo non deve assolutamente accadere: dobbiamo formare individui che usino la rete in modo libero ma che sappiano come farlo al meglio. Serve formazione della cittadinanza digitale che non c’è invece mai stata” dice la Ferrara.

punti forti del primo disegno di legge, secondo la Senatrice, erano:

  • La stesura di una legge che istituzionalizzi un tavolo interministeriale con vari soggetti della società civile, permanente;
  • La formalizzazione delle procedure di segnalazione e il ruolo del Garante;
  • La formalizzazione della procedura di ammonimento, che per i minori, prevedeva una pena “rieducativa” e, in caso di mancata recidiva, la fedina penale pulita allo scattare dei 18 anni.

Nella legge approvata alla Camera, invece, non c’è nemmeno più nel titolo la tutela dei minori!
Al Senato la legge è stata votata all’unanimità, e per questo c’è forte preoccupazione per il futuro. “Difficile tenere insieme minori e adulti: è come tenere insieme pedopornografia o pornografia” conclude la Senatrice Dem.

 

Perché queste modifiche?

Ma perché queste modifiche? Le modifiche non sono dovute ai fatti di cronaca recenti, come molti giornali hanno scritto: non si tratta cioè di casi come quello di Tiziana Cantone che hanno smosso la Camera per modificare la proposta, ma c’erano già alcune proposte di legge depositate che andavano in direzione estensiva verso gli adulti e nell’unificazione dei testi è uscita una legge che si può definire come un giano bifronte e che verosimilmente non porterà all’efficacia dovuta e sembra invece propendere per un carattere censorio del web in generale

07/10/2016
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