Come un tuono

Storie di padri e figli, conflitti generazionali e conseguenze delle scelte. Apparentemente un film d’azione, in realtà molto più profondo e sfaccettato, “Come un tuono” è la seconda regia di Derek Cianfrance, certamente un film più complesso di quel che sembrerebbe. Parte con la storia di Luke (R. Gosling), motociclista di numeri estremi in una compagnia simil circense e itinerante, che scopre dalla sua ex di avere un figlio di un anno: questo lo convince a restare, cercare di dare un avvenire al bimbo, finire a rapinare banche per procurarsi denaro. Dopo un’ora di film, la storia si spezza e riparte: Luke è ucciso dall’agente di polizia Avery Cross (B. Cooper) e da lì in poi, seguiamo la sua vicenda. La carriera, lo scontro con alcuni colleghi corrotti, la decisione di denunciare e diventare vice procuratore distrettuale. Anche Avery, all’inizio del racconto, ha un figlio di un anno. Quindici anni dopo, a scuola, il figlio del poliziotto e quello del bandito si ritroveranno casualmente, riaprendo le ferite violente, sopite da anni.

 

Complesso, poliedrico, forse prolisso, il film ha molte anime: azione, dramma psicologico e famigliare, fatto di sequenze adrenaliniche (le rapine in banca) e momenti di malinconica tenerezza (Luke e suo figlio, la scena del gelato e della foto). Il limite della sceneggiatura è forse quello di mettere troppa carne al fuoco (corruzione nella polizia, storie personali, vincoli di sangue complessi e caotici), scegliendo una linea narrativa troppo deterministica, dove ogni azione ha una conseguenza, spesso drammatica, sulla vita dei protagonisti e sul loro futuro.

 

Resta, indubbiamente, una bella prova di attori, in particolare per la bellezza triste e arrabbiata di Luke, con un Ryan Gosling che lascia il segno, anche una volta uscito di scena.

29/04/2013
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