Chiare, fresche, dolci acque

Chiare, fresche, dolci acque

(Petrarca)


Stati Generali dell’Anti mafia, venerdì 23 Ottobre 2009.

Sala gremita.

Luigi prende la parola e dopo pochi passaggi esclama: “Libera fa politica, Libera deve fare politica. Certo Libera non si schiaccia su nessun partito”.

E’ il preludio profetico del tenore complessivo di questa seconda edizione di Contromafie.


Lo dimostra due giorni dopo, la relazione portata in plenaria da Francesco Forgione, che fa sintesi del lavoro svoltosi in collaborazione con Avviso Pubblico. Ogni frase è sottolineata da un applauso scrosciante dell’assemblea. Che dice Forgione?

Che lo “strumento” più importante da chiedere, rivendicare, costruire è la “politica” intesa come capacità di auto governo, di difesa dell’interesse generale, di tutela collettiva dei diritti fondamentali, di immaginazione di futuro. In una democrazia costituzionale, parlamentare, come la nostra non c’è scampo: l’architrave dell’esercizio della sovranità e dunque la via maestra per un’Italia senza mafie, è l’attività politica che passa attraverso i partiti.


La storia del nostro Paese lo dimostra: non c’è mafia senza politica. Ci deve essere in Italia una politica senza mafia. Forgione riprende in particolare il principio della non coincidenza tra responsabilità politica e responsabilità penale: chi è rinviato a giudizio o condannato per reati che hanno a che fare con la mafia o la corruzione è bene che non venga candidato.

Gli applausi dell’assemblea manifestano questa condivisa consapevolezza. Come a dire: tutte le altre proposte che facciamo, sui temi importanti che Libera presidia (beni confiscati, vittime di mafia, scuola e formazione, testimoni di giustizia, economia, corruzione, reti internazionali, migranti…) saranno condannate al fiato corto senza una rinnovata tecnologia del potere.


Comprende perfettamente l’antifona Nando Dalla Chiesa, cui sono affidate considerazioni di ricapitolazione a fronte delle sintesi di tutti i gruppi. Si concentra su quanto evocato da Forgione e usa categorie bellicose.

Parla di “novità” drammatiche Dalla Chiesa e intende lo “Sfondamento” senza  precedenti a danno delle più importanti Istituzioni democratiche. Sfondamento operato da chi ha oggi il potere per farlo. Sfondamento per colpire la credibilità dello Stato, come a realizzare, ben al di là di quanto abbozzato nel ’92, altro e più gratificante “papello”. Ben altra assonanza con la mafia e i suoi interessi. Continua lo stratega Dalla Chiesa: “Quando un esercito sfonda, lo si può ancora battere. A patto di resistere (cioè non scappare), accerchiarlo e reagire”. Ecco: resistere, accerchiare, reagire. Lavorare per costruire alternativa. Alternativa di potere.


Con quanto sta capitando nel nostro Paese, può suonare sconfortante  dirci che dobbiamo costruire qualcosa di nuovo (Di nuovo?!?).

Ma pare che non ci sia scampo, perché Luigi Ciotti concludendo i lavori torna sul punto inequivocabilmente e supera tutti: “I pozzi della politica sono quasi tutti avvelenati oggi. E’ arrivato il tempo di trovare acqua nuova, pulita”.


Chi ha orecchie per intendere, capisce eccome. Noi piemontesi non potevamo avere conferme migliori per la nostra L10: lavorare concretamente, per un “fare politica” migliore è improrogabile. Farlo entrando senza mezze misure e tatticismi nella campagna elettorale per le regionali è stato un atto coraggioso e tempestivo. Che bello aver fatto tutto prima di Contromafie: possiamo essere orgogliosi di aver scommesso sulla farina del nostro sacco e di averne tratto il pane che mancava sula tavola del nostro impegno. Forti di queste rinnovate convinzioni, andiamo avanti.


Davide Mattiello


Ascolta l’intervista a Luigi Ciotti


26/10/2009
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