Cambio nel TGR Piemonte. Intervista a Ricciardi

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La Rai Piemonte sta per vivere un cambiamento di non poco conto. Dopo due anni alla guida della Redazione del TG Regionale, Gian Mario Ricciardi, chiamato ad assolvere il ruolo di Capo Redattore Centrale nel 2013, lascerà l’incarico nei prossimi giorni ed andrà in pensione.

Giornalista nato a Cuneo ha iniziato la sua carriera scrivendo sulle colonne di “Avvenire” e della “Gazzetta del Popolo” è passato al giornalismo televisivo approdando in Rai e, dopo aver svolto svolto diversi incarichi, è arrivato ad assolvere un ruolo centrale nella redazione Piemonte.

La televisione – come è noto – resta, nonostante la diffusione del web, un importantissimo attore dello scenario informativo, soprattutto a livello regionale. Il TG Piemontese ha il compito di raccontare il nostro territorio, i cambiamenti della società, i fatti che qui accadono.

Per questo abbiamo deciso di intervistarlo per capire come sono stati questi 2 anni nella sede di via Verdi e quali sono le esigenze per il futuro.

 

 

-Ci faccia un bilancio del suo “mandato”

Sono stati due anni difficili, faticosi, ma esaltanti. Ho messo tutti i giovani nelle posizioni importanti e in prima linea  oltre che a condurre; ho tenuto i conti della redazione in regola; ho ridotto le spese e aumentato la produzione. Pur avendo agito in questo matrimonio con i fichi secchi, l’ascolto alle 14 è aumentato del 2 per cento, dell’uno alle 19,35 come avviene soltanto in cinque regioni, le altre perdono. Come abbiamo fatto? Con una serie impressionante di inchieste (dalle liste d’attesa negli ospedali alle opere incompiute, alla sicurezza, ai profughi, alle strade provinciali a pezzi) che hanno toccato tutte le province trasformando il tg “torinocentrico” in un vero tg regionale. Abbiamo cercato nuovi spazi d’ascolto tra i giovani, le start up, e le aziende che hanno fatto innovazione per uscire dalla crisi. Abbiamo rafforzato la presenza sul territorio, riscoprendo con rubriche come l’arte in un minuto e musei minori il Piemonte, gli sport minori e non solo Juve e Toro, il popolo della notte, le metamorfosi della vita imposte dalla crisi e tanto tanto ascolto di tutte le voci. Me ne vado contento.

 

 -Qual è stato l’evento più importante che ha raccontato e quale il più difficile?

 

Gli eventi più difficili da raccontare sono tutti quelli che riguardano le persone. Abbiamo cercato di farlo con umanità rafforzando la nostra sensibilità sociale, trattando la politica con rispetto ma distacco, sentendo la base, la gente, i senza voce cercando di diffondere il rispetto per la legalità e l’obiettività. Non è certo stato facile seguire gli avvenimenti della Tav ma lo abbiamo fatto senza mai essere di parte.

 

 -Quali sono le esigenze della Rai in Piemonte perché sia al passo con i tempi? Crede che sia necessario un maggior investimento su web e social network ?

La redazione di Torino è già per l’80 per cento fatta di giovani che conoscono i nuovi linguaggi, i nuovi strumenti, i nuovi canali quindi web e tutti il resto. Il futuro sono loro.

 

-Come dovrebbe cambiare, secondo lei, la Redazione Rai in Piemonte per riuscire a raccontare al meglio la nostra Regione?

Bisogna continuare a cambiare sulla linea che ci ha caratterizzato in questi due anni: massima apertura al dialogo, nelle strade a sentire. Così come abbiamo raccontato la crisi e i suoi effetti su tutto ora bisogna raccontare le prime luci della ripresa.

 Il futuro dell’informazione Rai e non solo viaggia su due binari, tempestività con dirette continue come una allnews; poi obiettività e nuove tecnologie. Tutto il resto viene dopo. La vecchia Rai pachidermica non c’è più vince quella snella e che correre. E poi grande attenzione ai giovani. Tutto il resto non conta più.

30/06/2015
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