Buona fine e buon inizio, in Armonia

“Questa per me è la dimostrazione che il mondo può cambiare”: le parole di Paola Caccia, figlia del magistrato, chiudono la quarta edizione del festival Armonia.  “Questo” è Cascina Caccia, la bellezza della musica, la “scommessa vinta”, nella definizione di Giancarlo Caselli, di riempire di arte il luogo da cui è partito l’ordine di uccidere Bruno Caccia.

L’ultimo giorno del festival è una porta verso il futuro. Si esibiscono gli allievi della classe di Musica da Camera del Conservatorio G.Verdi di Torino e i bambini di Pequenas Huellas, coro internazionale di voci bianche, creato con il proposito di unire culture diverse. Una vocazione educativa che si armonizza perfettamente con la cascina, sempre più luogo di cultura, bellezza e consapevolezza.



Armonia: un’altra musica è possibile


Nella seconda giornata del festival musicale Armonia, il cantautore napoletano Lucariello ha presentato il suo ultimo album “I nuovi mille”. Nel cortile della cascina Caccia confiscata alla famiglia ndranghetista dei Belfiore, l’ex membro degli Almamegretta ha raccontato attraverso le sue canzoni le storie dell’Italia che resiste ai soprusi delle mafie. Una violenza che che sempre di più riesce a contaminare e penetrare gli orizzonti culturali di un’ampia fetta di popolazione. Ma di fronte a questo tipo di cultura che esalta le mafie, non resta che opporre narrazioni alternative con i diversi linguaggi artistici dei quali si dispone. Armonia prova a fare questo.



Armonia: la bellezza per sconfiggere le mafie


Armonia è un  festival di arte e di musica. Il tentativo di mettere l‘arte e la bellezza al servizio del contrasto alle mafie. Ma non solo. E’ organizzata in Cascina Caccia, e non per caso. Questo luogo è il simbolo concreto di come poter sconfiggere le mafie, giorno dopo giorno: dando un’alternativa all’assenza di diritti, al ricatto, al brutto.


Armonia è anche – e soprattutto – il nostro tributo alla memoria di una persona straordinaria, un servitore dello Stato, un uomo capace di scegliere, sempre e comunque, la legalità come stella polare del suo agire quotidiano. Quel uomo risponde al nome di Bruno Caccia, procuratore della Repubblica di Torino, ucciso da un gruppo di killer assoldati da Domenico Belfiore, il 26 giugno del 1983.


A lui ed a sua moglie Carla è dedicata la cascina.


Al sacrificio di Bruno Caccia rendiamo onore con l’impegno, 365 giorni l’anno, in questo fantastico luogo oggi strappato alla ‘ndrangheta e nelle disponibilità di tutti i cittadini.



 

Il servizio del TgR Piemonte

 


27/06/2011
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