Cambiamo pelle ma non anima


di Manuela Mareso e Livio Pepino

Cambiamo veste grafica: pelle, dunque, ma non anima. Lo abbiamo annunciato nello scorso editoriale e ora il nuovo giornale è sotto i vostri occhi.
Cambiamo perché diventiamo grandi. Narcomafie quest’anno compie diciotto anni e, come per ogni maggiore età, il compleanno va festeggiato in modo particolare. Diciotto anni sono tanti per una rivista di nicchia, tenuta in piedi con fatica in un contesto spesso difficile: e ciò impone festeggiamenti che segnino un passaggio. Cambiamo infatti anche per ragioni di sostanza. Per dare un segnale in un momento storico particolare. Da anni il mercato editoriale è in crisi, e l’attuale congiuntura, cavalcata a senso unico dalla politica, ha dato il colpo di grazia a molte (troppe) iniziative importanti. Ma la crisi più grave è quella culturale, etica, di valori. Per invertire la tendenza occorre fare di più. Per questo, insieme al Gruppo Abele e a Libera, che da anni sostengono il nostro lavoro, abbiamo deciso di investire ulteriormente in questa impresa. Una impresa che dal 1993 segue, documenta e analizza i fatti di mafia, guardando alla politica, all’economia, al costume del Paese.

Questo rinnovato impegno ci ha portati, pochi mesi fa, ad aprire il sito e ora ci spinge ad aumentare le pagine, a rendere più vivace l’impostazione grafica e anche a rivedere la testata, per la quale abbiamo scelto un carattere che ricorda lo stencil con cui si marchiano le casse da imbarcare sulle navi. Perché quello che vogliamo intraprendere, insieme con chi ci legge e con chi ci sta vicino, è un vero e proprio viaggio: un viaggio verso un’Italia libera dalle mafie, come recita lo slogan che abbiamo scelto per la campagna promozionale. Le mafie, infatti, sono il contrario della libertà tout court. Esse attanagliano l’Italia: dall’economia (pensiamo all’influenza sull’arretratezza del Sud e alle infiltrazioni nel sistema economico legale) alla salute delle persone (basti ricordare le cave abusive della Campania che hanno avvelenato una terra intera e i prodotti alimentari destinati alle nostre tavole) fino alle condizioni minime di sicurezza (i riferimenti sono sterminati: ponti, case, ospedali costruiti con cemento depotenziato e che per questo crollano; abusivismi che rendono il territorio incapace di sostenere una scossa di terremoto o una alluvione e via elencando potenzialmente all’infinito).

In copertina abbiamo inserito anche una grande X. È una lettera che ha, per noi, tre significati. Evoca, anzitutto, il fattore x, l’incognito delle mafie che andiamo a investigare e su cui ci interroghiamo continuamente seguendone le evoluzioni e sforzandoci di capire dove e come mutano. Indica, poi, il “per”, cioè un fattore propositivo, perché quello che vogliamo fare non è solo denuncia, analisi, approfondimento, ma anche promozione di esperienze positive: guardare la realtà con occhio critico significa anche riconoscere quanto di positivo esiste e raccontare le storie di ribellione a un malaffare sistemico che nega giustizia e diritti (e questo costituisce per noi un modo di onorare il vincolo deontologico del giornalismo a rispettare la verità complessiva dei fatti). Infine la nostra X è anche un moltiplicatore dell’impegno che vogliamo raccogliere intorno al nostro progetto.

Abbiamo, poi, modificato il sottotitolo sostituendo “legalità, diritti, cittadinanza” (che pure restano, per noi, riferimenti fondamentali) con un messaggio specificamente legato al nostro essere un giornale, e, dunque, “l’informazione libera per contrastare la criminalità e i poteri corrotti”. Perché la corruzione è il sostrato su cui le mafie si innestano: circostanza che, da ultimo, ha indotto Libera a lanciare una campagna per la raccolta di un milione e mezzo di firme finalizzata a promuovere la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti. Infine abbiamo inserito nella testata, accanto ai loghi del Gruppo Abele e di Libera, quello di Flare, il ramo internazionale dell’associazione, con cui collaboriamo dalla nascita e con cui abbiamo in cantiere numerosi progetti. Anche questo all’insegna della continuità: nel 1993 la copertina del nostro primo fascicolo era dedicata ai “Santuari dell’est”… Le mafie sono state le prime a globalizzarsi, lo stesso deve fare l’antimafia. Lo stesso facciamo noi.

Vogliamo proseguire per tutto il tempo necessario in questo viaggio. Insieme. Con il vostro sostegno e il vostro consiglio.


Il numero di gennaio





28/12/2010
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