Contro una Giustizia "precaria" (Video)



di Paola Bellone


“Adotta un magistrato onorario abbandonato dallo Stato italiano” è una iniziativa provocatoria  che gioca sul paradosso. Chi è incaricato del compito delicato di amministrare la giustizia, dovrebbe farlo in una posizione di massima indipendenza per garantire la massima imparzialità, e perché il suo operato venga rispettato dovrebbe anche apparire indipendente. Chiedere agli utenti della giustizia di dichiarare la propria disponibilità ad adottare un magistrato onorario vale a denunciare il mancato rispetto di queste condizioni.


Chi siamo. I giudici onorari di tribunale e i vice procuratori onorari (per gli addetti ai lavori g.o.t. e v.p.o.), sono stati introdotti nell’ordinamento giudiziario nel 1998, allo scopo di esaurire i giudizi pendenti alla data del 30 aprile 1995 (sono nominati con un concorso per titoli). I g.o.t. hanno le medesime competenze dei giudici di ruolo di tribunale, i v.p.o. rappresentano il pubblico ministero nell’80 per cento dei processi penali di primo grado e in tutti i processi di competenza del giudice di pace (mentre i pm di ruolo portano avanti le indagini più complesse, per contrastare criminalità organizzata, infortuni sul lavoro, reati finanziari…).

Sono retribuiti a cottimo (73 euro a udienza, l’attività di studio dei fascicoli e la redazione delle sentenze non sono retribuite). Non hanno diritto alla pensione, la malattia è un ulteriore rischio di mancata retribuzione, le ferie estive e le festività un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro a paga zero, in caso di maternità devono astenersi obbligatoriamente dal lavoro, ma non percepiscono alcuna indennità.

Per dare un’idea dell’iniquità di questo trattamento retributivo, basti pensare alla cosiddetta “udienza di precisazione delle conclusioni” (l’udienza conclusiva di un processo civile prima di “andare a sentenza”). Il g.o.t. che si vede assegnare questa udienza, di conseguenza deve studiare gli atti di tre-quattro cause, spesso al termine di un’istruttoria durata anni, ognuna del valore di decine di migliaia di euro (il record spetta a un g.o.t. di Viareggio: valore della causa, 3.500.000 euro), e infine redigere la motivazione per ognuna di esse. Per fare tutto questo è retribuito 73 euro.


Dovevamo rimanere in servizio fino al 2003, invece tutti i governi ci hanno prorogati di anno in anno, sempre in via d’urgenza, perché senza di noi (siamo 3.500), i tribunali dovrebbero definitivamente dichiarare fallimento. Siamo così diventati i precari della giustizia.


Fin qui i motivi storici della nostra protesta, che Feder.m.o.t. porta avanti da otto anni. Adesso il ministero di Giustizia ci chiede di pagare per il lavoro che abbiamo svolto. In poche parole, come abbiamo cercato di spiegare nel comunicato diramato alcuni giorni fa, la normativa sulla nostra retribuzione è stata sempre laconica e poco chiara, e il Dipartimento Affari di Giustizia, nel 2008, ha emesso una circolare che la interpreta in modo restrittivo, rinnegando tutte le circolari precedenti. In base all’applicazione retroattiva di questa circolare il ministero ci chiede indietro la retribuzione degli ultimi dieci anni, al lordo, cioè più di quanto abbiamo percepito. Dal momento che saremmo insolventi (il record è di un g.o.t. di Alessandria: gli chiedono indietro 54 mila euro), ci viene trattenuta la retribuzione per il lavoro che stiamo svolgendo. Una riedizione del lavoro forzato. Per dirla con Ennio Flaiano, la situazione è grave, ma non è seria.


Chiediamo anche a voi amici di Acmos e di Libera di inviare al ministro Alfano la dichiarazione di disponibilità all’adozione di un magistrato onorario (per posta ordinaria o via fax, al numero 06.688897951), perché questa situazione che noi definiamo paradossale, non rende precari solo noi, ma prima di noi la Giustizia.

E perché senza di noi, i primi processi che non andrebbero avanti, sarebbero proprio quelli contro le mafie.



La loro attività quotidiana permette il funzionamento della giustizia italiana. Non hanno alcun diritto in ambito lavorativo e vengono retribuiti a cottimo. Sono i Magistrati Onorari Italiani, figura istituita anni fa per far fronte all’emergenza nei Tribunali. L’emergenza non è stata certo sanata e il tracollo dell’intero sistema è stato scongiurato grazie al loro fondamentale contributo. Elementi che non hanno impedito al ministero della Giustizia di non mantenere le promesse ed emanare delle direttive che minano i diritti elementari di qualsiasi lavoratore.

Oggi, contro la nuova linea del Governo, i Magistrati Onorari hanno indetto in tutta Italia una manifestazione provocatoria per veder riconosciuti i proprio diritti.  Con “Adotta un Magistrato Onarario Italiano abbandonato dallo Stato Italiano” hanno chiesto ai cittadini di compilare e spedire via fax al Ministero della Giustizia un modulo per dimostrare l’assurdità delle decisioni prese del governo.


Per aderire alla protesta scarica Il Modulo d’adozione



12/11/2010
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