14N: sciopero generale


 

Barcellona – La città è tappezzata di piccole immagini con il volto di Rajoy, e per terra, calpestati dalle migliaia di manifestanti, non si conta la quantità di piccoli adesivi con la scritta 14 n – vaga general” (sciopero generale).

 

Per le strade di Barcellona, tutto il giorno, il deserto: la maggioranza dei restano negozi chiusi, e i pochi aperti con le serrande a metà, nell’attesa di chiudere per l’arrivo del corteo. I supermercati aperti sono circondati dai mossos d’esquadra, la polizia catalana. Plaza de Catalunya, la principale piazza della città, dove terminerà il corteo, è anch’essa deserta. Ci sono camionette della polizia ai lati di ogni strada, e bambini che giocano nel centro delle arterie principali della città, quasi tutte chiuse. La giornata trascorre in una insolita tranquillità, fino alle sei di sera, momento in cui ha inizio il vero concentramento della manifestazione unitaria nel capoluogo catalano: tra le diciotto e le diciannove si ritrovano milioni di manifestanti intorno alla zona del Passeig De Gracia, ed iniziano la loro pacifica manifestazione.

 

Le bandiere sono di ogni colore e genere: a quanto pare l’idea di sciopero generale sembra funzionare. Ci sono tutti i sindacati, e la presenza massiva di partiti diversi si nota dalla diversità di colore che predomina in ogni spezzone del corteo. Forse per la prima volta quest’anno, il corteo che si snoda per le strade di Barcellona non è dominato dalle bandiere indipendentiste catalane, o almeno non soltanto. Si trovano anche partiti anti-indipendentisti, o collettivi di giovani ragazzi che lottano contro l’austerity «indipendentemente dalle richieste di Artur Mas», Presidente della Generalitat de Catalunya. A partecipare allo sciopero il mondo del pubblico e del privato, con metropolitane a porte chiuse, bus inesistenti, università bloccate e negozi chiusi.

 

Per la maggior parte del tempo non si vedono episodi di violenza, se non in pochi casi isolati. Lo stesso non si può certo dire della capitale spagnola. Madrid conta già dalla mattina una settantina di feriti tra poliziotti e manifestanti, ed una trentina di arrestati. A Tarragona, città catalana nei dintorni di Barcellona, fa notizia la carica della polizia che colpisce apertamente manifestanti innocui, tra i cuali un bimbo di tredici anni, che resta ferito tra lo sconcerto dei parenti. In totale, il bilancio a serata quasi conclusa, si conta in oltre cento detenuti e ottanta feriti.

 

I sindacati affermano che l’appoggio allo sciopero è stato dato quasi dal 77% dei lavoratori, sia del pubblico che del privato. Sicuramente a Barcellona la percentuale non è più bassa della media nazionale, anzi, però la partecipazione attiva per le strade è stata carente durante tutta la giornata: prima del concentramento massivo, non si contavano che poche centinaia di persone in piazza.

 

Nei prossimi giorni la protesta continua: i bus avranno alterazioni dei servizi fino al 17 novembre, e gli aeroporti sono ancora in bilico dopo le centinaia di voli cancellate oggi. Gli altri lavoratori dovrebbero riprendere regolare servizio, ma sicuramente la protesta non è finita. E sicuramente bisogna considerare l’importanza delle altre manifestazioni europee tenutesi in moltissime città, perchè i governi nazionali inizino a prendersi maggiori responsabilità per uscire dalla crisi.

15/11/2012
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