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L’alluvione non deve fermare il nostro impegno!

Negli ultimi giorni, San Sebastiano da Po è stato colpito da piogge eccezionalmente violente.
Le conseguenze sono pesanti: strade crollate, case invase dal fango, l’acquedotto fuori uso.

 

Anche Cascina Caccia, il bene confiscato alle mafie dove ogni giorno promuoviamo impegno civile e percorsi educativi, ha subito danni ingenti: il nostro noccioleto è franato, il muro di contenimento della riva e della cascina è crollato, una parte dell’orto è distrutta.

 

Abbiamo affiancato i volontari del paese per liberare la scuola elementare e alcune abitazioni dal fango. Ma i danni subiti dal territorio sono ingenti e richiederanno tanti investimenti e tanto lavoro.

 

Cascina Caccia rappresenta molto più di un luogo: è un presidio di memoria, giustizia e futuro. Ogni giorno accogliamo studenti, educatori, volontari, cittadini. Oggi siamo costretti a sospendere alcune attività, ma non ci fermiamo.

 

Per continuare, abbiamo bisogno del sostegno di chi crede nel nostro impegno. Ogni contributo, anche piccolo, ci aiuterà a riparare ciò che si è rotto e ricostruire ciò che abbiamo coltivato con cura in questi anni.

 

Anche nel fango, continueremo a camminare nella direzione giusta.

Sostieni Cascina Caccia.

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Continuate in ciò che era giusto – 25 aprile 2025

A 80 anni dalla fine della guerra, vogliamo ricordare, camminare, riflettere insieme.

 

Il 24 aprile, alla vigilia della Festa della Liberazione, parteciperemo alla fiaccolata cittadina organizzata dall’ANPI, che partirà alle 20 da Piazza Arbarello. Dopo il momento collettivo in Piazza Castello, proseguiremo il nostro corteo verso via Rossini, dove si trova la lapide in memoria di Adriano Ferrero, giovane studente ucciso nel 1945 per essersi rifiutato di fare il saluto romano al passaggio di un feretro fascista.

 

Insieme a Libera Piemonte, alla Fondazione Benvenuti in Italia, a Udu e a tanti cittadini e cittadine, attraverseremo le strade della nostra città per affermare che la Resistenza non è solo memoria, ma orizzonte.

 

Quest’anno, vogliamo celebrare non solo chi ha combattuto contro il fascismo per dare vita alla nostra Repubblica, ma anche chi ha incarnato e continua a incarnare i valori antifascisti in chiave democratica, interculturale, pacifista ed europeista nel solco del manifesto di Ventotene, attraverso la propria vita e il proprio lavoro, a partire dall’invito lasciato da Alex Langercontinuate in ciò che era giusto“.
Quest’anno in particolare dedicheremo la nostra marcia a Luca Bossi, mancato improvvisamente lo scorso 3 aprile. Luca era un ricercatore universitario attivo sui temi del pluralismo e del dialogo interreligioso, in Acmos dalla primissima ora e per anni parte del Comitato Scientifico della Fondazione Benvenuti in Italia. Luca è per noi un esempio di impegno gentile e appassionato per una società più giusta e inclusiva.

 

Il 24 aprile non sfileremo soltanto con le fiaccole, ma con l’impegno di chi crede ancora che un altro futuro sia possibile, senza rassegnarsi e arrendersi alle violenze e alle ingiustizie.

 

Continueremo in ciò che era giusto.

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Eng@ge!

Eng@ge è un nuovo progetto che ha un obiettivo semplice, ma importante: raggiungere e coinvolgere giovani dai 14 ai 35 anni che stanno attraversando un periodo di confusione, che non stanno studiando, lavorando o seguendo alcun corso (i famosi NEET di cui spesso si sente parlare) o che si trovano in situazioni di fragilità.

Grazie all’aiuto di un team di professionisti (psicologi, educatori, sociologi), Eng@ge vuole arrivare a loro, nei luoghi che frequentano ogni giorno, per aiutarli a scoprire cosa vogliono fare del loro futuro. Si intende dar loro un’occasione per esplorare nuove strade, valorizzare i talenti e costruire insieme un percorso che li rispecchi.

Il progetto è pensato da Città di Torino e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, insieme a tanti partner tra cui Fondazione Compagnia di San PaoloAssociazione Acmos, Inverso Aps, Fondazione LINKS e Fondazione Piazza dei Mestieri, co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

Per avere maggiori informazioni scrivi un’email a engageprogetto@gmail.com.

Qui il form per partecipare al progetto!

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We are bridges – Meridiano d’Europa 2025

“… la più grande buona azione è costruire un ponte”.

Ivo Andric, il ponte sulla Drina

 

“Vi prego gridate che qui la gente muore

di granate di snajper di malattie

ma anche

di paura di angoscia di disperazione

e perché non c’è pace

non c’è pane

e l’inverno arriva

e nessuno crede

che non li abbiamo dimenticati.

Vi prego gridate”.

Moreno Locatelli

 

Il processo di integrazione europea nasce come progetto di pace perpetua. Le devastazioni e gli orrori dei due conflitti mondiali erano ancora negli occhi dei Paesi Fondatori, quando nel 1950 venne pronunciata la Dichiarazione Schuman. Da quel momento, l’obiettivo dichiarato della nascente Comunità Europea è sempre stato quello di rendere irreversibili la pace e la democrazia attraverso la maggiore integrazione tra gli Stati europei e tra l’Europa e il resto del mondo.

 

Questo percorso non è stato privo di ostacoli: l’ultima dittatura fascista d’Europa, il regime franchista in Spagna, cade solo nel 1975 e, fino al 1989, il continente europeo è diviso in due dal Muro di Berlino. Nonostante tutto, il processo di integrazione europea è progredito, accogliendo sempre più Paesi e ampliando i propri orizzonti. Nel 2012 l’Unione Europea riceve il Premio Nobel per la Pace “per aver contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in un continente di pace”.

Ma cosa stava accadendo al di fuori dei suoi confini?

Nel novembre 2013 iniziano le proteste in Ucraina denominate “EuroMaidan”, culminate con l’annessione russa della Crimea. Innumerevoli anche le guerre in cui vari Paesi Europei erano direttamente coinvolti (Afghanistan, Iraq, … ). Pochi anni prima, dal 1991 al 2001, i Balcani sono stati coinvolti nel conflitto europeo più sanguinoso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Da giovani cittadini europei ci interroghiamo profondamente su cosa significhi oggi per l’Unione Europea essere uno spazio di pace al proprio interno e portatrice di pace al di fuori dei propri confini. Lo facciamo avendo negli occhi il perdurare del conflitto in Ucraina e l’ennesima escalation del conflitto israelo-palestinese che sempre di più sembra coinvolgere tutto il Medio Oriente, nell’impotenza e nell’immobilità dell’Unione Europea e della comunità internazionale.

 

Per l’undicesima edizione del Meridiano d’Europa scegliamo quindi di riflettere e approfondire il tema del conflitto, della guerra e di come l’Unione Europea possa e debba essere attrice di pace non solo al suo interno ma soprattutto al di fuori dei suoi confini, mettendoci noi stessi in viaggio per superarli.

Scegliamo di interrogarci sui conflitti di ieri e di oggi a partire da due luoghi, Sarajevo e Srebrenica, a trent’anni dal genocidio nel cuore dei Balcani e dell’Europa. Incontreremo le comunità che hanno ricucito il territorio sulle ceneri del conflitto e la testimonianza di chi oggi prova a costruire solidarietà, speranza e pace nelle zone di guerra ai confini dell’Europa.

 

LA META DEL VIAGGIO

Nel 1992, allo scoppio della guerra in Bosnia, Srebrenica conta 36.666 abitanti, di cui il 75,19% di fede musulmana, rendendola di fatto un’enclave all’interno di uno Stato a maggioranza serba.
Dopo una serie di scontri le Nazioni Unite dichiarano la città “area protetta”, e per questo motivo nei successivi 2 anni la popolazione arriverà a sfiorare le 60.000 persone.

 

L’8 luglio 1995 il generale Mladic, dell’Armata della Repubblica Serba, sferra un attacco decisivo alla città, che cade l’11 luglio. Quando i Serbi entrano in città non trovano nemmeno il battaglione ONU che in quel momento avrebbero dovuto difendere i civili. Dal 12 al 19 luglio l’esercito di Mladić si rende responsabile del più grande eccidio dai tempi della Seconda Guerra Mondiale: più di 8000 musul- mani vengono sistematicamente uccisi e ammassati in fosse comuni, dalle quali ancora oggi gli anatomopatologi estraggono le ossa per tentare di dare un nome alle vittime anonime del massacro.

 

Intanto dall’aprile 1992 al febbraio 1996 Sarajevo vive un drammatico assedio, il più lungo del Novecento europeo. Le forze serbo-bosniache, nel tentativo di impedire l’indipendenza della neonata Bosnia-Erzegovina, cingono d’assedio la capitale Sarajevo, che per 4 anni diventerà uno dei teatri di guerra più sanguinosi della nostra storia recente, vittima di costanti bombardamenti e sotto il fuoco dei cecchini che non lasciano scampo ai civili.

L’assedio fu interrotto solamente per una giornata, tra l’11 e il 12 dicembre 1992, da un gruppo di 500 pacifisti, partiti dall’Italia insieme a Don Tonino Bello, mentre nel corso di una analoga manifestazione svoltasi il 3 ottobre 1993, mentre cercava di deporre un fiore sul ponte Vrbanja, morì centrato da un cecchino il pacifista italiano Moreno Locatelli.

L’assedio cessò solo in seguito all’Accordo di Dayton, lasciando dietro di sé più di 12.000 morti.

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Get ready for peace! – vacanze di pace in tempo di guerra

La non-violenza è, da sempre, un valore imprescindibile per la nostra associazione, che cerchiamo di concretizzare attraverso scelte quotidiane e di vita, per praticare costantemente l’esercizio della pace.
Lo facciamo nella scelta della vita comunitaria, nella costruzione continua di spazi di dialogo e confronto, nell’abitare contesti marginalizzati, nel supporto e nel coinvolgimento di vittime del sistema violento in cui siamo immersi.

Lo abbiamo sempre fatto cercando di essere solidali e di aiuto con chi, nei propri territori, è costretto a subire, direttamente e indirettamente, gli orrori della guerra, della povertà o delle crisi internazionali.

La nostra posizione, in qualunque situazione di conflitto, è quella di sostegno allɜ civili, ingiustamente coinvoltɜ e resɜ spesso moneta sacrificale in onore di alleanze, profitti e accordi politici.

Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina abbiamo scelto di essere presenti, sia con raccolte di materiale sia fisicamente, per tuttɜ lɜ civili rimastɜ sul territorio ucraino.
Abbiamo organizzato raccolte di beni di prima necessità, diverse carovane per portare i materiali raccolti, ma prima di tutto per portare noi stessɜ, i nostri corpi, in sostegno di chi è rimasto nelle proprie case in un clima di costante paura e odio.

Quello che ci ha più colpiti, andando a Mykolaïv e a Kherson, è la normalizzazione del conflitto. Ormai per lɜ giovani e lɜ bambinɜ ucrainɜ l’allarme antiaereo è il sottofondo alle loro vite e alle loro attività, la propaganda militare è ovunque. Normalizzare la violenza e la guerra è sintomo di una trasformazione profonda, del furto dell’infanzia e della spensieratezza.

Questo ha generato in noi una profonda tristezza.
Ma allo stesso tempo, la voglia di provare a ridare a questɜ giovani, anche se per poco, un senso di pace.
Ci siamo attivatɜ, lavorando con tutte le competenze e le conoscenze che abbiamo, per permettere a questɜ ragazzɜ di poter tirare un sospiro di sollievo, almeno per qualche giorno, per permettere loro di staccare la propria mente dalla sofferenza e dalla paura.

E ci siamo riuscitɜ, grazie al sostegno della Fondazione Europea per la Gioventù del Consiglio d’Europa.

Dal 29 dicembre 2024, più di venti giovani ucrainɜ potranno venire a Torino per vivere insieme a noi una decina di giorni, conoscere meglio la nostra città, condividere momenti di festa e celebrare l’arrivo del nuovo anno.
Scopriranno con noi la storia e la cultura di Torino, vivranno attraverso Casa Acmos l’esperienza della comunità, ci racconteranno le abitudini e le usanze della loro cultura e potranno vivere, per almeno questi giorni, in un contesto di pace.

Ci confronteremo con loro rispetto alla guerra che stanno vivendo, sulle loro posizioni rispetto a come andare avanti e sul futuro che si immaginano.
Sarà un’esperienza forte e significativa, che inciderà positivamente sulle vite di tuttɜ!

 

 

Project with funding from the European Youth Foundation of the Council of Europe.

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39 attivistɜ indagatɜ per le proteste al Parco del Meisino: un segnale allarmante di repressione del dissenso ambientale.

Il 5 marzo, la DIGOS ha notificato 39 avvisi di garanzia ad altrettantɜ cittadinɜ coinvoltɜ nelle mobilitazioni contro il progetto della “Cittadella dello Sport” nel Parco del Meisino. Un’operazione che rappresenta un preoccupante precedente nella gestione del dissenso cittadino, soprattutto in un contesto in cui il confronto democratico è stato ignorato dalle decisioni sulle trasformazioni urbane.

La selezione dellɜ indagatɜ appare arbitraria: si tratta di persone tra i 23 e i 79 anni, studentɜ, lavoratorɜ, pensionatɜ, accomunatɜ dal solo fatto di aver preso parte a presidi pacifici in difesa di uno degli ultimi spazi naturali della città. Le accuse mosse nei loro confronti, tra cui violenza privata, risultano paradossali se confrontate con la sistematica esclusione della cittadinanza dai processi decisionali e con l’imposizione di un progetto che, fin dal principio, ha sollevato forti contestazioni per il suo impatto ambientale.

Il caso Meisino non è isolato. Si inserisce in una più ampia tendenza repressiva che, ancora prima dell’approvazione del DDL 1660, inizia a colpire chi difende il territorio e gli spazi pubblici dalle logiche di speculazione e mercificazione. Emerge chiaramente un modello di sviluppo che considera il verde urbano un’area da sfruttare, anziché un bene comune da tutelare.
L’uso della repressione giudiziaria per colpire il dissenso non è una risposta accettabile. Procedimenti come quello avviato contro lɜ 39 attivistɜ non solo criminalizzano chi si mobilita per la tutela dell’ambiente, ma rischiano di intimidire l’intera cittadinanza, disincentivando la partecipazione democratica.

Come Associazione ACMOS, pur condannando ogni atto di violenza, ove ce ne siano stati, esprimiamo la nostra vicinanza allɜ 39 attivistɜ presi di mira. Continueremo promuovere l’esercizio dei diritti di cittadinanza, a difendere il diritto al dissenso e a mobilitarci per la tutela dell’ambiente e del bene comune.

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Nasce “Young Dreams”: un nuovo spazio di opportunità per lɜ giovani di Torino

Nel cuore di Torino nord prende vita “Young Dreams“, un progetto innovativo pensato per offrire a bambinɜ e adolescenti tra i 6 e i 13 anni nuove opportunità educative, artistiche e sportive. L’iniziativa, promossa da ACMOS, nasce con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e rafforzare la comunità educante locale.

 

Le Circoscrizioni 6 e 7 di Torino sono territori caratterizzati da forti fragilità socio-economiche, dove l’accesso ad attività culturali e ricreative è spesso limitato. “Young Dreams” vuole rispondere a questa sfida attraverso un’ampia offerta di percorsi gratuiti, che spaziano dal teatro al circo sociale, dall’hip-hop all’equitazione, fino all’educazione alle emozioni.

 

Grazie a una rete di partner locali e alla collaborazione con scuole, enti educativi e associazioni, il progetto vuole a favorire l’autodeterminazione dellɜ giovani, rafforzare le loro competenze sociali e stimolare la scoperta di talenti e passioni. Non solo i minori, ma anche le famiglie saranno coinvolte attivamente, attraverso incontri e attività di supporto alla genitorialità, promuovendo così un’educazione partecipata e inclusiva.

 

Un progetto ambizioso che punta a costruire un futuro di opportunità, crescita e benessere per i giovani del territorio.

 

Vuoi saperne di più? Continua a seguirci per tutti gli aggiornamenti!

 

Un progetto di ACMOS, in collaborazione con Associazione Almaterra APS, Asd AMECE Baity aps, ASAI – Associazione di Animazione Interculturale OdV, Circolo “Antonio Banfo” APS, CISV Solidarietà s.c.s., Commissione Sinodale per la Diaconia ETS, Legamondo OdV, Liberitutti – Società Cooperativa Sociale Spa, Fondazione Mamre Onlus, Centro Ippico Meisino, Les Petites Madeleines Aps, MAIS – Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà ONG, Misteria – Associazione Culturale, L’associazione di idee onlus, ORME – Associazione culturale, Parole in movimento ets, RE.TE ONG Onlus, Sumisura APS ETS, Fondazione Uniti per crescere insieme onlus, Istituto Comprensivo Statale “Aristide Gabelli”, Istituto Comprensivo Statale “Ennio Morricone”, Fondazione Gruppo Abele Onlus, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo.

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A Reggio Calabria con Coinvolgi.net

Il campo di volontariato organizzato dalla rete Coinvolgi.net, che si è svolto il 10 e l’11 febbraio a Reggio Calabria, ha offerto un’opportunità di crescita e riflessione sulle diverse realtà locali che operano per il benessere delle famiglie e delle persone vulnerabili e per costruire consapevolezza fra lɜ giovani del territorio.


Tra queste, il gruppo di volontariɜ ha visitato La Collina degli Angeli, un centro che promuove una cultura di attenzione e supporto alle famiglie; Artinsieme, che si distingue per il suo impegno nell’integrazione lavorativa delle persone con disabilità cognitive; Sartoria Sociale Soleinsieme, che opera all’interno di un bene confiscato alla ‘ndrangheta e offre opportunità di riscatto e inclusione sociale attraverso il lavoro, contribuendo alla creazione di un circuito di economia circolare e sostenibile; il centro comunitario Agape e lɜ ragazzɜ del Movimento Giovani di Save The Children

 

L’esperienza di campi come questo porta con sé la ricchezza di una rete che dimostra quanto l’impegno specifico impiegato su territori differenti possa portare ad un cambiamento strutturale e collettivo. Mettere a confronto le complessità dei contesti e gli strumenti utilizzati per affrontarle è fondamentale per maturare nuove consapevolezze tra le realtà coinvolte.
Tuttavia lo scambio avvenuto con le diverse realtà aderenti è parte di percorso di formazione più ampio, che non può esaurirsi nella testimonianza di pratiche, ma richiede l’impegno di riflettere sull’orizzonte collettivo al quale si vuole guardare, mettendo al centro la relazione tra attivismo e volontariato.


Rinnoviamo quindi la volontà di intessere relazioni sempre più dense e capillari, che possano generare movimento, costruire nuove prospettive ed incidere profondamente sulla realtà nella quale siamo immersɜ.

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Per una Repubblica d’Europa di pace

L’appello per la manifestazione del 15 marzo a Roma, in concomitanza con l’annuncio del programma Rearm Europe, porta Acmos e ciascuno e ciascuna di noi a ridiscutere e ribadire l’idea di Unione Europea in cui crediamo e per la quale ci impegniamo.

 

Vediamo nell’Unione Europea sognata nel manifesto di Ventotene uno strumento di pace, solidarietà e giustizia sociale e ambientale, di alternativa nonviolenta alle guerre e alla lotta spietata per le risorse. Sono tanti gli elementi e le notizie che porterebbero a esser sfiduciati verso la possibilità di realizzazione di questa prospettiva, ma in questo momento storico riteniamo fondamentale che, nella pluralità legittima, sana e democratica dei diversi punti di vista, tutte le forze che condividono questi presupposti e questa prospettiva, emergano. Il rischio è di  essere schiacciati da chi vuole governare il mondo con la prepotenza e la forza, dei soldi e delle armi, e di rendersi complici dello smantellamento di quella che con tanti limiti è l’approssimazione e lo sforzo più vicino a un’idea di mondo e società giusta e libera. Non riconoscerlo è un privilegio vergognoso, che non ci possiamo nè dobbiamo permettere.

 

Chi vive nella pace che l’Unione Europea ha garantito all’interno dei propri confini può correre il rischio di percepire come vaghe e astratte queste parole, ma tutte le esperienze che quotidianamente facciamo su questi temi ci portano a credere che sia necessaria un’Unione Europea più forte e più integrata, da ogni punto di vista, una Repubblica D’Europa, come scritto nel libro manifesto che promuoviamo dal 2018, che non sia schiava delle scelte nazionali, ma capace concretamente di attuare e render conto a tutti i propri cittadini e cittadine delle promesse su cui si fonda. In questo senso non crediamo che il progetto ReArm Europe vada nella direzione di una difesa comune a supporto della pace, ma sia la giustificazione del riarmo dei singoli stati in un’ottica bellica

 

Da anni viviamo nelle nostre comunità abitative giovanili con persone che arrivano nel nostro paese cercando una vita migliore e in pace, vittime dirette e indirette delle guerre e della competizione spietata per le risorse, e sappiamo quanto siano necessarie di politiche migratorie europee coerenti e accoglienti, e non politiche dettate dalle rivalità e controversie tra gli stati, o dal nazionalismo dei governi di turno, che portano a chiusura, ostacoli burocratici, discriminazioni strutturali e legalizzate. 

 

Siamo stati in Ucraina tante volte dall’inizio dell’invasione russa, insieme a Operazione Colomba per portare nel nostro piccolo una presenza nonviolenta e una vicinanza concreta alle vittime della guerra, e abbiamo accolto da noi giovani ucraini/e, per confrontarci, darci un po’ di confronto e di speranza. Dalle loro parole e dai loro sguardi abbiamo apprezzato il valore dell’Unione Europea, che noi così tanto sottovalutiamo

 

Siamo tuttavia consapevoli delle ipocrisie di cui l’Europa si è fatta complice in altri conflitti, legittimando o tacendo su gravi violazioni dei diritti umani: il silenzio e l’assenza di una posizione chiara e comune su alcune situazioni, come sul genocidio che sta avvenendo in Palestina, ci indigna e non rispecchia l’idea di Europa per cui da anni ci battiamo. Proprio per questo crediamo che sia necessario essere più indipendenti dall’influenza statunitense e costruire una politica estera comune, che sia coerente con i valori stessi di cui l’Unione Europea si fa portavoce all’interno dei propri confini.

 

Siamo stati a Glasgow nel 2021, che ora, dopo la Brexit, dell’Unione Europea non fa più parte, in occasione della COP26, perchè sappiamo che la sicurezza dell’Europa e del mondo passa dalla lotta alla crisi climatica, che si può realizzare anche con un’Europa più unita e decisa

 

Da dieci anni ormai percorriamo in lungo e in largo l’Europa, con gli scambi dei programmi Erasmus+ e attraverso il viaggio del Meridiano d’Europa, con tanti studenti e studentesse, per capire anche dai suoi confini e dai suoi muri, perché ci serve una repubblica europea e per contribuire a crearla. 

 

Questo è il modo in cui cerchiamo di capire l’Unione Europea e di contribuire alla realizzazione della Repubblica d’Europa. Aderiamo quindi alla piazza per l’Europa del 15 marzo, con la consapevolezza che si tratta di una piazza plurale e libera, in cui merita di essere espresso anche il punto di vista che rappresentiamo. 

 

Una piazza però non basta, è necessario da parte di tutti uno sforzo quotidiano per costruire un’Europa diversa.

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YOUTH FOR DEMOCRACY – giovani contro la demoapatia

Nel corso del 2024 il progetto “Youth for democracy” ha promosso e favorito la partecipazione dei giovani a livello locale, nazionale ed europeo, con un percorso pre e post elezioni comunali, regionali ed europee.

Il progetto si è sviluppato in modo particolare sulla città di Torino ma ha coinvolto anche Novara e Verbania in Piemonte e Trieste e Firenze fuori dal territorio regionale. 

 

Le riflessioni emerse con gli approfondimenti dell’autunno 2023 legati alla Campagna per la Cittadinanza “Demoapatia” e che hanno generato il progetto “Youth for democracy”, erano molto preoccupanti. 

Il fenomeno generale della partecipazione politica dei giovani è infatti un problema centrale della nostra democrazia oggi, in Italia e in Europa.

 

Secondo un report dell’ISTAT la diffidenza dei giovani verso le istituzioni si traduce sempre più spesso nella mancata partecipazione al confronto su temi politici, che riguarda circa il 30% dei giovani tra i 18 e i 34 anni e sfiora quasi il 50% tra i 14 e i 18 anni.

A livello locale torinese, secondo i dati raccolti dalla ricerca “Vivere Torino: i giovani torinesi” promossa da Omnia, Acmos e Unicef solo il 5% dei giovani intervistati ritiene che la politica si interessi ai bisogni della loro generazione. Gli intervistati ritengono di poter essere “una risorsa per la città” ma di non essere sufficientemente coinvolti nelle scelte che li riguardano, sentendosi esclusi. 

 

Difficilmente i giovani, futuro della democrazia, ottengono visibilità nei programmi elettorali e di conseguenza rappresentanza politica, e anche la loro presenza all’interno delle istituzioni è estremamente minoritaria (https://www.politichegiovanili.gov.it):

– Deputati alla Camera: 1,6% in età 25-29 e 23,5% in età 30-39

– Consigli Regionali: 6,2% under 35  

– Consigli Provinciali e città metropolitane: 5.78% under 29 e 7.67% in età 30-39

 

Non stupisce quindi che la partecipazione al voto, uno dei principali strumenti della democrazia, si aggiri attorno al 43,60% per i giovani in età compresa tra i 18 e 24 anni, contro la media nazionale del 54,50% (Eurobarometro, 2019). 

Eppure, negli ultimi anni, i giovani hanno dimostrato un eccezionale slancio per quanto riguarda l’attivismo civico, basti guardare il livello di partecipazione alle mobilitazioni per il clima e i diritti civili. Dimostrano inoltre un profondo attaccamento nei confronti dell’idea di un’Europa unita e solidale, intesa come un’opportunità e uno spazio di appartenenza e questo nonostante la fragilità dei programmi formativi dedicati da scuole e agenzie educative all’Unione Europea.

 

A fronte di tutto ciò, i giovani del movimento di Acmos e i giovani delle associazioni coinvolte sul territorio nazionale, hanno espresso la necessità di spingere attraverso questo progetto, per tutto il 2024, sulla formazione, sull’attivazione e sulla sensibilizzazione sul tema della partecipazione politica.

 

Lo hanno fatto attraverso incontri con relatori e relatrici, attivisti, esperti, rappresentanti di diverse istituzioni e diversi partiti, attraverso momenti di confronto a gruppi, a livello locale e a livello nazionale, in preparazione alle elezioni e anche nei mesi successivi.

 

Intendiamo ringraziare: Fabio Rotondo (The Good Lobby), Giulia Muia (Fantapolitica), Andrea Gaudino (consigliere comunale di Ivrea), Claudio Bethaz (consigliere comunale di Castellamonte), Jacopo Rosatelli (Assessore alle politiche sociali di Torino), Isabella Spezzano (candidata per il comune di Leinì), Diego Sarno (candidato per le regionali del Piemonte), Alice Ravinale (Consiglio Regione Piemonte), Davide Mattiello, candidato per le europee, Andrea Giorgis (senatore della Repubblica), Barbara Schiavulli (giornalista di guerra), Giorgio Brizio (attivista che ha curato un libro sull’Europa con 27 contributi da 27 paesi UE), Mamadou Kouassy (attivista per i diritti dei migranti).

 

Grazie a questo confronto in particolare sono emerse cinque priorità, sulle quali i giovani hanno continuato a interrogarsi, impegnarsi e hanno continuato a interrogare e impegnare la politica: il rapporto fra violenza e non violenza nella gestione dei conflitti in democrazia; il fenomeno delle migrazioni e della diffusione del razzismo sistemico; la crisi climatica e l’inquinamento dell’aria; le discriminazioni e violenze legate al genere; il benessere e la salute mentale dei giovani.

 

 

Per promuovere le iniziative e i temi del progetto sono stati realizzati due video:

– un video che è stato condiviso sul canale youtube e sui social di Acmos per avvicinare i giovani al tema del progetto e innescare la curiosità;

– un video per promuovere la partecipazione al voto alle elezioni del 2024.

 

Guarda il PDF riassuntivo di tutti gli incontri e delle azioni delle e dei giovani!

Il progetto si è ora concluso, ma l’impegno di Acmos e dei ragazzi e delle ragazze che hanno affrontato questi temi no!

La nuova campagna di quest’anno si chiama NON-VIOLENZA DISARMANTE, per affrontare la prima delle priorità emerse. Il contesto globale non fa ben sperare, ma a maggior ragione c’è necessità di più pensiero, energia e volontà.

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Costruire Memoria: storie oltre lo sfruttamento lavorativo

Venerdì 21 febbraio 2025, a Volvera (Torino), si terrà l’iniziativa “Costruire Memoria: storie oltre lo sfruttamento lavorativo“, un evento dedicato alla riflessione sul caporalato e lo sfruttamento lavorativo, per dare voce alle vittime di questo sistema e restituire dignità alle loro storie attraverso la memoria e l’impegno nei beni confiscati.

 

L’evento è promosso da Acmos, ente gestore del bene confiscato Cascina Arzilla, in collaborazione con CGIL Torino, FLAI CGIL Nazionale e Libera Piemonte.

 

 

Un pomeriggio di memoria e approfondimento

 

L’iniziativa si svolgerà dalle 14:30 alle 18:00 presso il Teatro Bossatis, in via Vincenzo Ponsati 69, e prevede due momenti chiave:

 

  • Lettura scenica “Invisibili”: una performance teatrale tratta dalla ricerca dei volontari e delle volontarie di Libera Piemonte e Acmos, che ricostruisce la storia dei 16 lavoratori morti negli incidenti dell’agosto 2018 nel foggiano. Il testo, riadattato da Enza Levatè, vedrà in scena Fernanda Penasso, Maria Luisa Beltramo e Alda Porta del Coordinamento Donne SPI CGIL Alto Canavese.

 

 

  • Tavola rotonda: un dibattito con esperti e testimoni d’eccezione per approfondire il tema dello sfruttamento lavorativo e dell’immigrazione. Tra gli interventi previsti, quelli di Luca Di Sciullo presidente Centro Studi IDOS, Mediterranea Saving Humans, Jean-René Bilongo dell’Osservatorio Placido Rizzotto, Francesca Stella di Flai Cgil Foggia, Valentina Sandroni di Libera Piemonte, Chiara Sacchetto di Cascina Arzilla, Elena Ferro della segreteria Cgil Torino e Giovanni Mininni, Segretario Generale Flai Cgil Nazionale. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Beppe Rovera.

 

 

Un apericena per il riutilizzo sociale

A partire dalle 18:30, nel bene confiscato di Cascina Arzilla (via Regione Serafini, Volvera), si terrà un’apericena di raccolta fondi per supportare il percorso di riutilizzo sociale.

La partecipazione è a offerta libera, con prenotazione obbligatoria entro martedì 18 febbraio contattando il numero 334 793 8993 (Chiara) o scrivendo a cascina.arzilla@acmos.net.

 

L’evento, patrocinato dal Comune di Volvera, fa parte del percorso territoriale Janpi – Beni comuni in rete, promosso da Jaqulè, ANPI Volvera e A-Gio.

Un appuntamento importante per riflettere e agire contro lo sfruttamento lavorativo, attraverso la memoria e la condivisione di storie di resistenza e dignità.

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Carovana DAI: un viaggio per incontrare e conoscere altri modi di abitare

Nei primi giorni di novembre alcunɜ coabitanti di Acmos hanno preso parte ad un viaggio di tre giorni in Emilia Romagna per incontrare e conoscere alcune esperienze di comunità, abitare condiviso, accoglienza e cohousing.
Questo viaggio è inserito in un percorso, iniziato già nello scorso anno sociale, che ha riunito diverse persone di ACMOS che per un periodo hanno fatto, o stanno tuttora facendo, scelte di vita comunitarie abitando e presidiando i luoghi centrali del nostro movimento: le comunità di Casa Acmos e Manden134, la comunità nel bene confiscato Cascina Carla e Bruno Caccia e le Coabitazioni solidali giovaniliSorgente, Tessitori, Synporto e Filo Continuo – nelle case popolari.
Il gruppo nasce, sulla spinta delle esperienze maturate da ciascuna persona nel corso di questi anni, per rispondere alla necessità e al desiderio di pensare e costruire nuove forme di abitare comunitarie che possano differenziarsi da quelle già strutturate e che guardino ad un abitare adulto.

 

Dall’1 al 3 novembre 2024 una rappresentanza di 11 persone ha visitato comunità e progetti molto diversi tra di loro in un percorso a tappe partendo da Fidenza inserita nel cuore della Pianura Padana ad un passo dall’autostrada, passando tra le aree interne e collinari vicine a Rimini in piccoli paesi di provincia, fino ad entrare nella città di Bologna tra palazzi e zone con un’alta densità abitativa.
La prima tappa del viaggio ha portato il gruppo a visitare il cohousing Ecosol a Fidenza: uno stabile con diversi appartamenti pensato e costruito per abbattere il più possibile gli sprechi e per essere sostenibile sia da un punto di vista ambientale sia sul piano sociale. Ecosol nasce da un gruppo di persone adulte che dopo anni di condivisione di scelte, tra cui il reddito, hanno deciso di progettare insieme un nuovo spazio, per le loro famiglie allargandolo alla cittadinanza. Un edificio-condominio frutto di un percorso di coprogettazione partecipata dalle famiglie che man mano hanno scelto di investirci; la struttura ha infatti appartamenti per ogni nucleo famigliare modulati sulle singole esigenze e richieste che vengono messi in collegamento dai ballatoi e alcuni spazi condivisi (dalla lavanderia al giardino con terrazzi). Al piano di terra una cucina comune e un salone dove riunirsi e dove mangiare insieme, in uno spazio che non è chiuso ma si apre al territorio per eventi e feste.

 

Da Fidenza il viaggio si sposta nelle colline attorno a Rimini in diversi luoghi e paesi piccoli della provincia, per essere ospitati nella notte in una struttura dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Una casa condivisa per gruppi e associazioni e che, in alcuni periodi
dell’anno, diventa punto di appoggio per le persone che fanno servizio civile all’estero o che tornano da altri paesi dopo un’esperienza come corpi civili di pace.

 

Il mattino successivo ha portato il gruppo ad incontrare la realtà di Casa Mondo, altro spazio abitato da volontari della Papa Giovanni XXIII, in un piccolo paese collinare. Una parte della casa è destinata ad ospitare un centro di accoglienza per persone richiedenti asilo e l’altra è casa di una famiglia composta da 2 persone adulte con due bambini e una bambina. A far comunicare gli spazi è un giardino interno con alberi, giochi e un forno a legna autocostruito. Quello che rende questa casa una comunità è il modo in cui si sceglie di vivere e di crescere insieme, nell’accoglienza e nella condivisione della vita quotidiana incrociando diverse età e provenienze geografiche. Quest’esperienza restituisce un impronta sociale forte che interroga sia sul nucleo familiare e sia sulla valenza politica delle scelte di vita private che si compromettono nell’incontro.
Nel giardino di Casa Mondo, dopo un abbondante pranzo con pizza cucinata insieme, a portare spunti di riflessione al gruppo è la testimonianza della Capanna di Betlemme tramite il racconto di persone volontarie dell’associazione che hanno intrapreso diverse scelte di vita a partire dalla condivisione degli spazi con persone senza fissa dimora.

 

Un viaggio in serata porta il gruppo alla terza tappa: Bologna.
Il Giardino dei Folli è un cohousing nell’ultimo quartiere della città, fuori dal centro più densamente popolato e già verso la campagna. Come Ecosol a Fidenza, anche questo spazio è stato costruito a partire da progetti di edilizia eco-sostenibile e innovativa con l’obiettivo di efficientare la struttura e ridurre al minimo gli sprechi e l’impatto ambientale. Diversi alloggi, divisi in strutture rettangolari, che affacciano su una “piazza” comune e centrare rispetto la struttura complessiva. La vita nell’alloggio con il proprio nucleo familiare o dove si vive singolarmente si incontra con altre persone e altri nuclei nelle aree comuni e negli spazi condivisi.

 

Ultima meta del viaggio è Porto15: una residenza collaborativa nel centro di Bologna che prende forma in un edificio di 5 piani con 18 appartamenti, spazi comuni dove fare laboratori e feste o per aprirsi al territorio come nel caso della ciclofficina. Le persone abitanti sono chiamate a partecipare alla vita della comunità di palazzo per come possono e vogliono mettersi in gioco, in una forma di abitare collaborativo che per ACMOS richiama le esperienze di coabitazione solidale giovanile.

 

Dopo Bologna, il gruppo è tornato in direzione di Torino portandosi a casa esempi e prassi concrete, modalità più o meno replicabili, interrogativi e riflessioni in merito alle scelte di vita possibili e non ancora sperimentate.
Gli spunti raccolti nel viaggio e le riflessioni condivise dal gruppo che ha preso parte alla Carovana saranno pretesto di momenti di condivisione ancora più allargati. Trovando “casa” nel percorso che da anni portiamo avanti per creare spazi e comunità dove poter diventare adultɜ insieme e che oggi ci chiede, con fantasia e coerenza, di immaginare e pensare a nuovi modi di abitare.

 

Guarda il racconto fotografico del viaggio

 

 

 

Nell’ambito del progetto “Goal in rete” con il finanziamento concesso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali a valere sul Fondo per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale ai sensi dell’art. 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117

 

 

 

 

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The City for (E)U – Mobilità Erasmus+ ad Atene, Grecia

The City for (E)U – Mobilità Erasmus+ ad Atene, Grecia / Erasmus+ Mobility in Athens, Greece

Dal 16 al 22 ottobre 2024 l’associazione Acmos ha partecipato alla seconda mobilità del progetto Erasmus+ The City for (E)U, che si è tenuta ad Atene, in Grecia. Questa seconda mobilità ha nuovamente coinvolto 28 giovani provenienti da Italia, Grecia, Macedonia del Nord e Portogallo, proseguendo il percorso iniziato a giugno 2024 con la prima mobilità a Torino.

From the 16th to the 22nd of October 2024 the Acmos association participated in the second mobility of the Erasmus+ project The City for (E)U, which was held in Athens, Greece. This second mobility involved once again 28 young people from Italy, Greece, North Macedonia and Portugal, continuing the path started in June 2024 with the first mobility in Turin.

Sostenibilità e diversità nelle città del futuro / Sustainability and diversity in the cities of the future

Il tema centrale del progetto era riflettere su come vengono declinati i temi di sostenibilità, diversità e innovazione all’interno delle nostre città! 

Durante la settimana di scambio abbiamo partecipato ad attività, workshop e momenti di confronto affrontando diverse tematiche:

  • l’accessibilità e le disuguaglianze, esplorati con giochi di ruolo e l’“Inequality Walk”, per mettersi nei panni di chi affronta barriere sociali e culturali;
  • la sostenibilità nella vita quotidiana, creando un dibattito collettivo su cosa significhi essere sostenibili oggi;
  • le nostre emozioni e il benessere con l’aiuto di una psicoterapeuta, per discutere il ruolo delle relazioni e delle comunità nel costruire città migliori.

The central theme of the project was to reflect on how the themes of sustainability, diversity and innovation are expressed within our cities! 

During the exchange week we participated in activities, workshops and moments of discussion addressing various topics:

  • accessibility and inequalities, explored with role-playing games and the “Inequality Walk”, to put ourselves in the shoes of people who face social and cultural barriers;
  • sustainability in everyday life, creating a collective debate on what it means to be sustainable today;
  • our emotions and well-being with the help of a psychotherapist, to discuss the role of relationships and communities in building better cities.

La scoperta della cultura greca e le serate interculturali / Discovering Greek culture and intercultural nights

Oltre alle attività educative, abbiamo avuto l’opportunità di scoprire il ricco patrimonio culturale di Atene, attraverso una visita all’Acropoli e al suo museo, l’esplorazione dei Giardini Nazionali e della Libreria Nazionale e una cena tradizionale in una tipica taverna greca.

Tra i momenti speciali che abbiamo vissuto c’è stata anche la serata interculturale, durante la quali ogni gruppo nazionale ha avuto modo di presentare la propria cultura con giochi, quiz, balli e ovviamente tanti prodotti tipici.

L’ultima giornata è stata dedicata alla valutazione dello scambio e delle attività, concludendo con la cerimonia di consegna degli Youthpass.

L’esperienza ad Atene ci ha lasciato tanto: non solo strumenti per riflettere su temi cruciali come la sostenibilità e l’inclusione, ma anche la consapevolezza dell’importanza dello scambio interculturale nel costruire un’Europa più unita, solidale e cooperante per affrontare le sfide del domani!

In addition to the educational activities, we had the opportunity to discover the rich cultural heritage of Athens, through a visit to the Acropolis and its museum, exploration of the National Gardens and the National Library and a traditional dinner in a typical Greek tavern.

Among the special moments we experienced there was also the intercultural evening, during which each national group had the opportunity to present their culture with games, quizzes, dances and obviously many typical products.

The last day was dedicated to evaluating the exchange and the activities, concluding with the Youthpass delivery ceremony.

The experience in Athens left us a lot: not only tools to reflect on crucial issues such as sustainability and inclusion, but also the awareness of the importance of intercultural exchange in building a more united, supportive and cooperating Europe to address the challenges of tomorrow!

 

Roberto D’Alessandro

 

Scarica il Booklet elaborato dai partecipanti!

 

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