Una ragazza, tre idioti e l’opinione di un veg animalista

Jackal

Quando è uscita la notizia ho pensato: una ragazza ammalata esprime un’opinione e tre idioti la attaccano.
Continuo a pensarla così, pur rendendomi conto che la questione ha acquistato una dolorosa rilevanza nazionale. (Doloroso per la ragazza che ha nome Caterina, per l’ormai miserrimo giornalismo nazionale, per tutti quanti): così prime pagine, esperti, superesperti, megaesperti.
Ora:

Io sono un vegetariano, e un convinto animalista.
Io sono convinto che se Caterina è viva grazie a dei farmaci sperimentati su animali sia un bene per Caterina e quindi per tutti. [‘Chi salva una vita salva il mondo intero’]

Le due affermazioni sono in contraddizione? Può darsi, ma non non ho intenzione di sottostare ai diktat di chi mi vuole fare pensare 1 o 0. Non credo alle equazioni ‘Se mangi carne sei un assassino’, o ‘Se sei vegetariano sei uno strano, un fricchettone e la tua è una posa’.
Volete sapere cosa penso? Penso che quei tre idioti non abbiano una figlia, ecco cosa penso.
Perchè se mia figlia fosse malata vorrei fosse tentato di tutto.
Di tutto.
E volete saperne un’altra? Lo ammetto: non me ne intendo, non ho studiato abbastanza, non ho gli elementi nè la tecnica per sapere se quei farmaci avrebbero potuto essere sperimentati o ottenuti in altro modo. Se qualcuno mi vorrà illuminare, son qui.
Ma ancora di più: chissà se quei tre idioti che augurano le peggio cose a Caterina hanno mai acquistato un paio di Nike fatte in Vietnam da schiavi 2.0. O se con quelle scarpe hanno giocato con un pallone cucito a mano in uno scantinato buio da un bambino cinese. O se si sono fotografati con un iPhone assemblato alla Foxconn. Chissà.
Tornando alla vicenda e augurando a Caterina ogni bene, mi rendo conto che simili vicende vengono trattate talmente male da avere del tutto snaturato il concetto stesso di giornalismo. Invece che una fenomenale biblioteca, un’isola del tesoro ideale nella quale perdersi a furia di approfondire, l’informazione è diventata un luogo grigio, uniforme, piatto come una tavola sulla cui superficie liscia e impenetrabile tutto passa veloce, senza lasciare traccia di sè, senza tempo, nè riflessione o studio.
Un attizzatoio, un insieme di curve da stadio.
Mi fa ancora più paura dei tre idioti che hanno insultato una ragazza malata.

29/12/2013
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