Un re allo sbando

Il re del Belgio Nicolas III è in visita in Turchia. Accompagnato dal suo staff, composto da tre persone, e da un regista che deve girare un documentario sul sovrano, per rilanciarne l’immagine pubblica. Mentre si trovano ad Istanbul, arriva la notizia della separazione della Vallonia dal resto del Belgio, fulmine a ciel sereno che tutti coglie di sorpresa e impone al re di tornare in patria il più in fretta possibile. Ma una serie di impedimenti bloccano la partenza immediata e Nicolas e i suoi attendenti, sempre seguiti dalla telecamera, fuggono al servizio di sicurezza turco e si imbarcano in un viaggio che li porterà in Bulgaria e in Serbia, con la speranza di arrivare in patria.

A metà strada tra la favola fantastica e il racconto grottesco, con episodi surreali e un umorismo forse troppo nordico per noi italiani, “Un re allo sbando” è una curiosa riflessione sulla solitudine di un monarca moderno: uomo schivo e spesso taciturno, Nicolas è costretto dall’etichetta e dal cerimoniale, dalla moglie e dal Premier, dai suoi collaboratori e dalla sua indole, ad accettare le altrui imposizioni. Bel paradosso per colui che è per antonomasia un capo, o per lo meno lo è stato in secoli passati, anche in maniera assoluta. Prigioniero dei suoi doveri, il re troverà modo di guardare alla vita con occhi nuovi, durante le peripezie del viaggio.

A tratti sgangherato, quasi onirico, sicuramente originale, forse incomprensibile fino in fondo, di certo spiazzante. Se amate il cinema on the road e le storie in salsa di provocazione, anche metaforica, dovete guardarlo!

09/02/2017
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