Tre piani
A Roma, in una palazzina vivono tre nuclei famigliari. Lucio (R. Scamarcio) e Sara (E. Lietti), che hanno una figlia piccola di nome Francesca, che spesso affidano ai vicini anziani Renato (P. Graziosi) e Giovanna (A. Bonaiuto). Al piano di sopra c’è Monica (A. Rohrwacher), che sta per partorire il suo primo bambino, mentre il marito Giorgio (A. Giannini) è spesso fuori città per lavoro. Infine ci sono Vittorio (N. Moretti) e Dora (M. Buy), entrambi magistrati, con un figlio ventenne, Andrea (A. Sperduti), che all’inizio della vicenda provoca un incidente in cui muore una donna. Le conseguenze intrecceranno la vita di tutti i personaggi.
Una forte vena di inquietudine attraversa tutto il film di Nanni Moretti, il primo tratto da un romanzo: in questo caso l’omonimo ottimo libro dell’israeliano Eshkol Nevo. Il regista e le sue sceneggiatrici (Valia Santella e Francesca Pontremoli), nel trasporre la storia, scelgono di aggiungere e dilatare la vicenda nell’arco di dieci anni, quando forse sarebbe stato il caso di togliere. A conti fatti, operazione riuscita solo in parte ed è un peccato. Si parla di perdono, senso di colpa, rimorso, lutto, violenza, tradimento, amore. Però manca la leggerezza. Probabilmente non era facile, con una materia narrativa del genere. Come sempre nei film di Nanni Moretti la musica ha un ruolo fondamentale. La bellezza, sembra dirci, anche solo quella del tango, ci salverà. E regala una silenziosa ma tanto eloquente scena finale a Margherita Buy, finalmente sorridente e pronta a ricominciare da capo.