Sciopero Generale, ecco perché aderiamo

scuola

Oggi,  5 maggio,  è stato proclamato uno sciopero generale della Scuola, il primo che unisce le maggiori sigle sindacali dopo 7 anni; anche Acmos aderisce, insieme al Tavolo “Per cambiare la scuola, davvero” promosso dal CIDI che unisce scuole, sindacati, genitori e associazioni.

Sono necessarie due premesse per ogni ragionamento sulla riforma. La prima è la constatazione che la scuola abbia bisogno di cambiamento: i dati sulla dispersione scolastica, le fatiche di molti insegnanti e dirigenti, le strutture fatiscenti e la mancanza di fondi sono segni evidenti che la scuola pubblica italiana abbia bisogno di rinnovamento e di miglioramento.
La seconda premessa è che finalmente questo DDL stabilisce lo stanziamento di fondi e l’investimento in nuove assunzioni, indispensabili per mantenere un livello dignitoso al sistema scolastico italiano.

Il DDL del Governo Renzi, però, apre alcuni interrogativi che per un’associazione come la nostra sono considerevoli e che per noi sono fonte di preoccupazione.
Siamo preoccupati per il rischio dell’inasprimento delle diseguaglianze tra le scuole: i finanziamenti da privati e i metodi di chiamata degli insegnanti rischiano in effetti di accentuare le difficoltà delle scuole periferiche, delle scuole che non hanno capacità manageriali, delle scuole che accolgono ragazzi in difficoltà.

Siamo preoccupati del clima che rischia di instaurarsi all’interno delle scuole: l’applicazione arbitraria del principio di meritocrazia porta ad un ambiente interno centrato più sulla competitività e sulla concorrenza che sulla cooperazione. Noi che sperimentiamo ogni giorno, nell’educare alla cittadinanza, l’importanza delle relazioni interne alla scuola, sappiamo sono alla base del benessere degli studenti e di un sano percorso di apprendimento.

Siamo preoccupati del rischio di svuotare (ulteriormente) l’impianto democratico interno alle scuole, togliendo compiti e ruoli agli organi collegiali in favore del dirigente.

Siamo preoccupati, infine, che questo decreto non riesca a rappresentare un modello di scuola democratica ed accogliente davanti alle diversità, come invece richiede il nostro tempo.

05/05/2015
Articolo di