Samsung presenta il Galaxy Gear, l’orologio “smart”

Mercoledì alle 19 in punto è andata in scena all’IFA di Berlino la presentazione delle ultime novità in ambito mobile di casa Samsung. I keynote di Steve Jobs hanno fatto scuola e ormai queste presentazioni sono dei veri e propri show con tanto di orchestra e proiezioni panoramiche. A introdurre il tutto questo strano figuro, che ci accompagna nella scoperta dei vari prodotti:

 

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Si comincia con il nuovo Galaxy Note III, aggiornamento del “megafonino” o “phablet” inventato proprio da Samsung due anni fa. Si tratta di uno smartphone con display da 5,7 pollici e risoluzione Full HD. La caratteristica principale è quella di poter usare un pennino attivo denominato “S Pen” che permettere di scrivere note a mano sullo schermo del telefono mantenendo una precisione di scrittura incredibile.

 

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Un’altra caratteristica è quella di avere 2,5 GB di memoria RAM (maggiore di quella presente nel pc su di cui sto scrivendo) che permette un multitasking estremo. Viene mostrato come ad esempio sia possibile tenere aperte in contemporanea due finestre di chat, così da poter comunicare con due amici allo stesso tempo. Al momento tale caratteristica funziona solamente con il servizio proprietario ChatON, ma immaginate la comodità di avere più finestre WhatsApp aperte allo stesso momento. I più navigati ricorderanno con nostalgia le decine di finestre aperte di MSN Messenger nell’epoca d’oro delle chat via PC.

 

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Si arriva ora al pezzo forte, da tempo anticipato: il Galaxy Gear, ovvero il primo orologio da polso “intelligente” di casa Samsung. Già negli anni passati erano usciti degli oggetti simili ma la principale caratteristica di questi smartwatch era quella di non essere tanto smart.

Quante volte ci è capitato di voler sapere l’ora e non avere a disposizione nient’altro oltre allo smartphone? Allora uno deve tirare fuori il telefono, spesso nascosto in borse o nei meandri dei nostri pantaloni, sbloccare lo schermo, guardare tutte le notifiche, e infine leggere l’ora e magari anche il giorno. Oppure, come succede più spesso, nella lettura delle notifiche ci si distrae completamente e ci si dimentica di guardare l’ora, rendendo necessario ripetere l’operazione due o tre volte prima di ottenere le informazioni volute. Bene, il Galaxy Gear sopperisce a tutto ciò, aggiungendo inoltre diverse funzioni. Si tratta in fondo di un mini smartphone da 800 Mhz (il doppio della potenza del primo iPhone per intenderci) strettamente connesso con lo smartphone principale (magari l’ultimo scintillante Note III) del quale rappresenta un’estensione a tutti gli effetti. Infatti il Galaxy Gear mostra le notifiche dei social network, le mail in arrivo, il meteo, l’ora, le ultime news…

Quello che veramente distingue il Galaxy Gear dagli altri smartwatch usciti in precedenza è la possibilità di fare chiamate telefoniche e rispondere (con un gesto abbastanza imbarazzante ma sicuramente al pari di indossare un paio di occhiali da cyborg o parlare nel vuoto attraverso gli auricolari bluetooth) e di fare le foto. Ebbene sì. Nel cinturino ipertecnologico è anche integrata una fotocamera che permette di fare foto e video in un nanosecondo, permettendo così di non perdere l’attimo a causa delle manovre per tirare fuori l’enorme smartphone dalle tasche.

 

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Come già detto si tratta di un mini smartphone su cui ovviamente è installata l’ultima versione di Android. In un momento in cui questo sistema operativo ha raggiunto ormai il 70 % del mercato italiano surclassando qualsiasi altro concorrente è interessante notare come i dispositivi su cui è possibile far girare Android siano sconfinati. Si va dagli smartphone, ai tablet, ai PC, alle interfacce dei computer di bordo delle automobili, alle macchine fotografiche, ai frigoriferi (ebbene sì), agli schermi informativi sugli autobus, alle televisioni e infine agli orologi.

Si è passati quindi da un epoca in cui esisteva un solo tipo di hardware abbastanza avanzato (il PC) su cui era possibile avere diversi sistemi operativi (generando così drammatiche incompatibilità) a un’epoca in cui il software è unico ma gli hardware sono molteplici. E’ meglio? Secondo noi sì.

08/09/2013
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