Porticato di Via Leoncavallo: lettera alle Istituzioni
Il porticato di Via Leoncavallo vive da anni una situazione molto critica di degrado e pericolosità.
Si tratta della zona di passaggio verso i giardini Saragat, sotto la sede di diversi servizi dell’Associazione Gruppo Abele ONLUS e sotto la sede dell’Associazione Acmos e della Fondazione Benvenuti in Itlia, nel complesso dell’ex Fabbrica Ceat, dove si trovano anche la Biblioteca Civica Primo Levi, la Sala Polivalente, l’Anagrafe, i Servizi Sociali e la Polizia Municipale.
Un rifugio di persone senza dimora, per periodi più o meno prolungati di tempo con picchi numerici nel periodo invernale.Si tratta tendenzialmente di uomini di origine straniera, con difficoltà linguistiche, spesso irregolari, disoccupati, con problemi di salute in parte legati a dipendenza da alcol o altre sostanze, e in alcuni casi con precedenti penali. Tutti questi fattori escludono queste persone dalla maggior parte dei canali di assistenza, e li condannano una condizione non dignitosa e pericolosa, per loro stessi e per la cittadinanza tutta.
L’Associazione Gruppo Abele, nel condominio di via Pacini angolo Via Leoncavallo, gestisce vari servizi tra cui una Casa di Ospitalità Notturna femminile per donne senza fissa dimora, e il servizio di Drop-In che è il principale servizio di bassa soglia che si occupa di riduzione del danno e accoglie e incontra, una mattina a settimana, le persone che vivono sotto il portico e altre persone nella stessa condizione.
Il Drop-In offre servizi di prima necessità (buoni doccia, materiale sterile, generi alimentari, vestiario) e sostegno / counseling individuali, principalmente per uso / abuso di sostanze / alcol, per problemi legali, presa in carico dei problemi di salute emergenti, orientamento lavorativo, invio ad altri servizi del territorio.
Questo servizio è molto prezioso ma limitato rispetto alle esigenze del territorio e delle persone, che spesso infatti per questo motivo si rivolgono a servizi aperti quotidianamente, come la Biblioteca. I servizi del Gruppo Abele, insieme alla costante presenza fissa di Acmos, e al contributo di diverse organizzazioni di volontariato e al passaggio dei Servizi Boa Urbana Mobile del Comune di Torino, hanno permesso, negli anni, di presidiare gli spazi, di ridurre la tensione e stabilizzare seppur in modo precario la situazione.
Un presidio fisso
L’inverno del 2018-2019 è stato segnato da un peggioramento in termini di pericolosità della situazione sotto il portico: Aggiunti di casi di violenza verbale e fisica, è culminato in un tentativo di accoltellamento nel gennaio 2019, denunciato alle forze dell ‘ordine. Da quel momento Acmos ha scelto di occuparsi in prima linea della situazione, con l’obiettivo di ristabilire livelli di convivenza accettabili, tra le persone e con la cittadinanza, e di sollecitare i servizi per trovare una soluzione al problema: alla fine di aprile del 2019, sino a settembre un camper è stato presente nell’area e giovani dell’associazione si sono alternati per essere presenti tutti i giorni, in particolare nelle ore di buio, quelle più critiche.Questa iniziativa, nata dall’idea che la prossimità potrebbe essere una strada più percorribile e fruttuosa dell’allontanamento forzato delle persone, ha permesso ai giovani di Acmos di essere maggiormente riconosciuti e autorevoli, ma anche di comprendere più a fondo la complessità dei problemi, e di definire meglio le soluzioni possibili, legate alla necessità di servizi bassa soglia, senza ostacoli di accesso e diffusi sul territorio torinese. Fortunatamente l’acutizzarsi della tensione sopra descritta, abbiamo potuto affrontarla anche con le risorse messe a disposizione dal bando di CoCity.
Infatti nel marzo 2018 Acmos aveva proposto, in collaborazione con Architettura senza Frontiere, un progetto di riqualificazione attraverso il bando CoCity, che ha visto nel Settembre 2018 iniziare la fase di coprogettazione con il Servizio Beni Comuni della Città e con la Circoscrizione ed è culminato nel novembre 2019 con la firma del patto di collaborazione.
Il patto, a fronte di diverse valutazioni condivise anche con altri attori del quartiere e rappresentanti delle istituzioni, stabiliva una parziale sistemazione e abbellimento dello spazio (dalla realizzazione di alcuni murales, alla sistemazione delle luci, all’installazione i parcheggi per biciclette) ma non altri interventi strutturali, come il progetto di panchine / letti o altri elementi di arredo per le persone senza dimora, considerandola una opzione non adeguata.
L’impegno assunto dall’associazione Acmos è stato non solo quello di essere un riferimento per le istituzioni per l’attuazione dei lavori rientranti nel bando, ma soprattutto quello di occuparsi in forme diverse dello spazio, con attività di prossimità per le persone e di animazione per giovani del territorio. Alcuni interventi sono stati realizzati (i murales nel dicembre 2019, l’animazione territoriale) mentre altri ancora attendono di essere risolti (l’illuminazione).
Interpellanza
Un elemento molto importante di questa esperienza di presidio del Porticato da parte di Acmos è stato il rapporto di prossimità e dialogo con altri cittadini residenti nel Quartiere o di passaggio (la dirigenza e gli studenti del liceo Einstein, gli utenti della Sala Polivalente, dei giardini Saragat e della Biblioteca Primo Levi) che, contestualmente all’attività pratica nello spazio, ha fatto sì che venisse incrementata l’interlocuzione con altri soggetti del territorio, con i servizi del Comune di Torino e anche con la componente politica, sia quella della Circoscrizione con cui il dialogo è sempre stato aperto, sia con quella cittadina e della Città Metropolitana. In particolare nel settembre 2019 Acmos è stata audita dalla IV Commissione presieduta dall’Assessora Sonia Schellino, alla presenza del SAD e del dirigente dei Servizi Sociali Monica Lo Cascio.
Grazie a un’interpellanza proposta dalla consigliera Artesio è seguito un secondo incontro nel febbraio 2020, a cui ha preso parte anche il Gruppo Abele. Oltre all’Assessora Schellino, il dirigente Moreggia e il referente DeAlbertis del SAD. Un ulteriore appuntamento presso la IV Commissione della Città Metropolitana si è svolto il 13 novembre 2020, in cui si sono rappresentate le prospettive in tema di servizi di bassa soglia a partire dalle indagini frutto di una ricerca svolta dall’Università di Torino.
Il Covid-19
Il percorso di collaborazione collettiva che stava per essere avviato all’inizio del 2020 è stato compromesso dall’emergenza Covid che ha messo alla prova tutti i servizi nella difficile gestione del problema. Per tutto il periodo dell’emergenza è fatto molto per mantenere e incrementare i servizi rivolti alle persone senza dimora, e rispondere a tutte le criticità legate alla chiusura degli spazi pubblici, nonché al pericolo di diffusione del virus. Tanti servizi si sono riorganizzati, con una grande collaborazione tra istituzioni, fondazioni e organizzazioni del terzo settore, con un incremento di risorse volto a risolvere le questioni più problematiche. Il Dormitorio Femminile è diventato un servizio aperto 24 ore, il Drop-In è ripartito spostando le sue attività all’aperto, nel cortile interno dello stabile, e altre organizzazioni sono state coinvolte e mobilitate per diversi aspetti di assistenza in strada e non (Comitato Collaborazione Medica, Rainbow 4 Africa, Sant’Egidio). Una buona collaborazione è stata portata avanti anche con I Bagni Pubblici di via Agliè e con il Banco Alimentare per la distribuzione del cibo e di beni di prima necessità.
E ora?
Se questo periodo critico è stato superato con una grande mobilitazione emergenziale, ci si ritrova ora di fronte a un nuovo inverno, con un rischio legato al Covid-19 ancora molto alto e le persone che continuano a vivere questo spazio senza reali prospettive risolutive né sul breve né sul lungo termine. Agli evidenti rischi per la salute (dovuti all’esposizione al freddo, alle intemperie, alle carenze igieniche…) e per la propria incolumità (dovuti all’esposizione a tensioni e conflitti che possono arrivare a sfociare in aggressioni anche molto violente) che normalmente le persone che vivono in strada affrontano, si aggiunge quindi il rischio generale legato all’epidemia in corso e quindi ad un focolaio non governabile di Covid-19.
Questo elemento mette la rete delle associazioni che si occupano della situazione in grave difficoltà, nell’impegno di mantenere i servizi e al contempo di garantire la salute degli operatori.
Non abbiamo intenzione di abbandonare queste persone ed il quartiere, quindi non ci resta che denunciare nuovamente la situazione e richiedere alcuni interventi che sperimentato essere molto utili, ribadendo ancora una volta la nostra piena disponibilità e collaborare rispetto alle proposte di chi è preposto al governo della città.Per contro possiamo affermare, dopo averlo sperimentato nel corso degli anni, che gli allontanamenti forzati non hanno una valenza risolutiva bensì solo apparente che ha come unico effetto lo spostamento temporaneo del “problema” in altra sede del tessuto urbano, per poi vedere nell’arco di pochi giorni la ripopolazione dello spazio sotto il portico evidentemente riconosciuto come spazio di riparo.
La necessità primaria, come già condiviso in precedenti occasioni, resta una rete di servizi bassa soglia diffusa e più accessibile alle persone, per ogni quartiere di Torino che ne abbia necessità.
In subordine ci pare necessario garantire contemporaneamente la sicurezza dei cittadini e la dignità di queste persone che vivono in strada.
Per questi motivi ea titolo d’esempio chiediamo che:
-vengano ripristina tutte le luci del porticato per garantire un’adeguata illuminazione notturna e quindi una maggiore sensazione di sicurezza;
-sia garantito un migliore accesso all’acqua potabile che a causa della chiusura notturna degli
adiacenti giardini non è disponibile per la notte;
-sia previsto un numero adeguato di passaggi per la pulizia ed igienizzazione dello spazio;
-sia garantito un adeguato servizio di pasti caldi e coperte;
-sia prevista una maggior frequenza di passaggi dei presidi sanitari notturni
-sia garantita la possibilità di poter ricaricare telefoni e power-bank;
-sia valutata la possibilità di proseguire l’esperienza positiva sperimentata con CoCity
Diego Montemagno, presidente di Acmos
Davide Mattiello, presidente della Fondazione Benvenuti in Italia
Patrizia Ghiani, referente servizi vulnerabilità sociale Gruppo Abele