Partecipare al presente per salvare il nostro futuro

 

 

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di Carolina Scarrone

Il  volontariato è un metodo nobile di servire la comunità e, senza di esso, molti interi settori della nostra società non potrebbero funzionare.  Il nostro paese, prima di tutto, ha bisogno della partecipazione di ognuno di noi per funzionare: come si può continuare a convivere senza una vera e propria integrazione culturale, sociale e religiosa? Senza collaborazione fra cittadini di uno stesso paese?

Ci sono mille modi per aiutare, per partecipare attivamente alla vita della propria città, per cercare di migliorare il contesto che viviamo.

Per esempio, nelloratorio San Paolo di Torino ogni pomeriggio un gruppo di volontari si offre per aiutare negli studi scolastici bambini dai 6 ai 14 anni. Ragazzini che essendo extracomunitari hanno molte meno possibilità di noi: non possono permettersi le ripetizioni e i genitori, nella maggior parte dei casi, non hanno tempo di seguirli o più semplicemente non dispongono delle competenze per farlo. Ecco allora che dar loro una piccola mano può essere più utile di quanto noi non immaginiamo.

Si tratta solamente di sacrificare un po’ del nostro tempo per la nostra comunità, per un “noi” che non è più individualistico ma collettivo: esattamente come un organismo funziona bene solo quando tutte le sue parti lavorano insieme, anche noi dobbiamo impegnarci a collaborare gli uni con gli altri.

Sono secoli ormai che si cerca di soppiantare l’eterogeneità sociale e sebbene le classi sociali siano state eliminate sulla carta, di fatto nella vita quotidiana esse sono ancora presenti: i politici, gli imprenditori, i dipendenti, i sottopagati, gli sfruttarti, gli extracomunitari e per finire i senzatetto.

Le gerarchie sociali esistono, anche se non formalmente. Ma non bisogna abbattersi, gettare la spugna.  Bisogna prendere coscienza e reagire di conseguenza, bisogna battersi per limitare i danni di questa realtà, ma non con le armi, non con le rivoluzioni, non con gli scioperi bensì imparando a collaborare, a non odiarci, a non considerarci diversi o superiori rispetto a chiunque altro.

La discriminazione e tutti i pregiudizi razziali, insieme a quelli sociali, stanno annientando l’integrità del nostro paese, stanno allontanando i singoli individui gli uni dagli altri seminando diffidenza, disprezzo, alle volte anche paura, ma soprattutto odio. Si tratta dunque di un malessere sociale che annienta la volontà del popolo e la sua libertà.

Forse dovremmo ricordarci un po’ più spesso che Non è il modo di vestire, la quantità di denaro nel portafoglio, il colore della pelle, la lingua parlata o la religione che viene praticata, a qualificare una persona, ma quello che ha dentro e che è disposta ad offrire al paese in cui vive e ai suoi concittadini.

Aiutare la comunità attraverso il volontariato, senza dubbio,  può aiutare alla creazione di una forte coscienza pubblica, soffocata dai pregiudizi e stereotipi. Una collaborazione e un’integrazione di questo tipo conferirebbe una certa forza e solidità ad uno stato come il nostro che sta attraversando, ormai da diversi anni, una crisi economico-sociale.

Per far parte di un paese, non è necessario esserci nati, bisogna lavorare per il suo benessere; ma il paese non è altro che una comunità di persone ed ecco allora che la sua felicità sta nelle mani di ognuno di noi, noi che lo viviamo, noi che lo formiamo.

26/01/2016
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