Madres paralelas

Janis (P. Cruz) e Ana (M. Smit) si trovano insieme in ospedale, a un passo dal partorire. La prima è una fotografa affermata, vicina ai quarant’anni, la seconda un’adolescente minorenne molto spaventata. Entrambe sono alla conclusione di gravidanze inaspettate, i loro compagni (per motivi diversi) non sono con loro. A distanza di mesi, le loro vite si incroceranno nuovamente, legando in maniera profonda le due donne, ormai madri, e i loro figli neonati. Sullo sfondo, la vicenda famigliare di Janis, il cui bisnonno fu trucidato nella guerra civile, e il desiderio quasi ossessivo di disseppellire la fossa comune in cui fu gettato, per finalmente liberarsi dei fantasmi del passato e fare i conti con la propria storia.

Il nuovo film scritto e diretto da Pedro Almodòvar è un labirinto di passioni, che affronta i suoi temi classici: l’amore, il desiderio, il senso di colpa, la morte, la memoria del passato, il tempo che passa e le ferite private che non sono rimarginate. Lo fa con una sapiente tensione narrativa, anche aiutata dall’uso delle musiche, nella classica cornice di ambienti dai colori molto accesi. Si affida a un cast quasi tutto al femminile, in cui spicca Penelope Cruz (premiata come miglior attrice all’ultima Mostra del Cinema di Venezia).

Porta con sè un duplice difetto, seppur perdonabile: lo scioglimento della storia è un po’ troppo repentino, ma soprattutto la vicenda della storia famigliare di Janis e dell’antenato ucciso dai franchisti, non riesce ad amalgamarsi in maniera efficace nella narrazione delle vicende. E’ evidente che ci sono molti significati metaforici, in una storia di padri assenti e ricerca (anche genetica) di avi e discendenti. L’ultima sequenza raggiunge il culmine del pathos, con silenzio e profondo rispetto.

Imperfetto, ma comunque da guardare!

28/10/2021
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