“La violenza non è qualcosa che c’è, è qualcosa che manca” – Pensieri e riflessioni del viaggio a Mykolaiv

“La violenza non è qualcosa che c’è, è qualcosa che manca”.
Con queste parole Alberto accompagna i nostri pensieri durante il viaggio.

 

Quest’anno abbiamo scelto di trascorrere le feste tra capodanno ed epifania con le persone che sono rimaste, per scelta o costrizione, nel proprio paese nonostante le gravi condizioni dettate dalla guerra, per portare aiuti umanitari ma soprattutto per intrecciare le nostre vite alle loro.
Consapevoli che, a differenza di quel che suggerisce più o meno esplicitamente il pensiero eurocentrico e occidentale, le loro vite valgono quanto le nostre.

Così, il 28 dicembre siamo partiti verso l’Ucraina per raggiungere  Mykolaïv, città a pochi chilometri dal fronte che sta subendo duramente gli effetti del conflitto.

 

 

 

Siamo stati accolti da una comunità che durante la guerra ha aperto le porte a chiunque sentisse il bisogno di non rimanere solo.

 

E così da mesi persone che hanno perso tutto si stringono vicine e lavorano per sostenere la popolazione di Mykolaïv e dei villaggi che la circondano, smistando i beni di prima necessità che arrivano tramite aiuti umanitari e occupandosi della distribuzione.

Ogni giorno c’è qualcosa di diverso da fare, dal preparare i pacchetti per la distribuzione, allo spostare chili di vestiti o pelare patate.
In un luogo dove il dolore e la disperazione sembrano aver strappato via ogni forma di speranza, la quotidianità è disarmante e la voglia di stringersi e sorridere  irresistibile.

 

Per incorniciare quei sorrisi ci è stato proposto di portare con noi anche della musica, così l’ultimo dell’anno abbiamo cantato e suonato attorno a una tavola imbandita, dimenticando per un secondo gli allarmi antiaerei.

“Humanitarian Concert”, così ha chiamato Oleg la sua proposta di andare a suonare a Bereznehuvate, un villaggio a un centinaio di chilometri da Mykolaïv.

Oleg è un componente della comunità, fin dagli inizi del conflitto si occupa di portare aiuti nei villaggi che fino a metà novembre sono stati attraversati dalla linea del fronte.
Ora le persone non vivono più in mezzo ai colpi di arma da fuoco, ma rimangono in una posizione estremamente difficile, lontane dalla città e dagli aiuti umanitari, dove la paura di un contrattacco rimane forte assieme alla consapevolezza che la guerra non è finita.

 

Siamo arrivati sotto la pioggia battente rimanendo meravigliati dal  numero delle persone presenti: un centinaio circa. Subito dopo aver parcheggiato Oleg ci guarda e ci dice “aspettano voi per il concerto!”.
Abbiamo suonato e cantato sotto la pioggia con loro, per un attimo il tempo si è fermato e la loro vita si è mischiata con la nostra, un istante in cui non contavano né gli errori né la sofferenza.

 

Ci chiediamo cosa rimane di questo viaggio.
E’ difficile tenere vicine le intuizioni rivelate in quei luoghi, qui dove l’animo è assopito, opaco, spesso sovrastato dall’incessante brusio di una vita frenetica, “anestetizzato”.

Se è vero che l’opposto della nonviolenza è l’apatia, allora siamo immersi in un ambiente estremamente violento, che spinge sempre di più all’individualismo e alla paura dell’altro, che non conosce più il valore di parole come “amore” e “pace”.
E’ quindi nostra responsabilità riempirle nuovamente di significato e, al di là di qualsiasi retorica, costruire un’alternativa concreta per dimostrare che un altro mondo è possibile.

 

Siamo tornati in Italia col cuore pieno di quei volti incontrati lungo la strada.
Pensiamo a loro e sappiamo che non possiamo lasciarli soli.
“La violenza non è qualcosa che c’è, è qualcosa che manca. È una mancanza totale di umanità.”
E’ necessario riscoprire quell’umanità sottratta, riempire quel vuoto con l’ascolto e la vicinanza.
Non vogliamo che questa sia solo una parentesi, per questo motivo ci stiamo già organizzando affinché il nostro sostegno e la nostra presenza siano costanti nel tempo.

 

Ringraziamo tutte le persone che ci hanno sostenuto e accompagnato in questo viaggio e quelle con cui continueremo a camminare.

 

Carolina, Lucia, Simone, Carlo & Gabriele

 

 

Nei prossimi mesi continueremo a viaggiare per portare solidarietà e sostegno a chi è rimasto sui territori colpiti dal conflitto.

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16/01/2023
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