La pietà scomparsa in Siria abita negli occhi dei bambini

di Alessandro Ciquera
Hammoud e Khaled sono due bambini di sei e otto anni, vengono da un villaggio del distretto di Houla, in Siria, che ha vissuto l’assedio dell’esercito siriano, e delle milizie sue alleate per sette anni. Hanno vissuto tanti inverni.
Hanno lo sguardo che parla tanto, vispo, in certi casi quasi ostentano sicurezza. Passano da fasi di spregiudicatezza nel racconto dei dettagli a momenti di silenzio e timidezza, in cui ritornano piano nel loro mondo fatto di ricordi e di incubi. Quanto spazio può esserci nella testa di un bambino, l’immaginazione è uno strumento potente che riesce a costruire un senso e una narrazione anche dove nessun adulto riuscirebbe a trovarne.
Raccontano quasi correndo, del rumore degli aerei, del mondo in cui si inclinano prima di colpire, delle pale degli elicotteri. Hanno vissuto anni ad Houla, loro padre aveva costruito un rifugio dentro l’abitazione, a cui si accedeva passando attraverso una botola nel pavimento. Un mondo segreto, che ti raccontano come se fosse il loro luogo nascosto, qualcosa di cui essere orgogliosi, una avventura da raccontare. L’ombra passa in fretta sui loro volti, quando parlano della bomba che ha colpito casa loro, facendo franare tutto, ritornano a parlare correndo, dell’esplosione, delle urla di una loro cugina, del Corano sporco di calce, della zia insanguinata, e delle mani forti che li hanno tirati fuori dalla fossa scura, ancora prima che arrivasse la protezione civile della provincia.
Hanno mangiato foglie e gatti, cucinato l’erba che cresceva per strada, dopo i primi anni non riuscivano più a coltivare le terre fuori dal villaggio per il pericolo dei cecchini filo-governativi, che volevano affamare l’enclave ribelle. Parlano di raccolti bruciati e del massacro confessionale che hanno subito, con 110 martiri tra i civili, uccisi a colpi di mitra, coltelli e attrezzi da lavoro, come se fossero agnelli al macello, senza pietà.
La pietà è scomparsa dalla Siria, si dice abiti ancora, negli occhi di due bambini sperduti e confusi, che amano raccontare la loro storia, a chi si ferma ad ascoltarla, a Tel Abbas.
14/09/2018
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