La festa del sacrificio tra gli agnelli della guerra

Di Simone Bongiovanni, dal Libano

Oggi è la Eid, la festa del sacrificio. Oggi in tutto il mondo islamico si festeggia il mancato sacrificio di Isacco da parte del padre. Proprio come Abramo ogni famiglia musulmana si attrezza per compiere un sacrificio analogo. Montoni, agnelli o vitelli vengono acquistati per finire direttamente sulla griglia. Giusto per capirci la Eid è per importanza analoga al natale cristiano, anche se in questi casi ogni paragone è sconsigliato. È ormai da settimane che l’attesa è palpabie. Il traffico, già di per se caotico, è diventato insostenibile. Da giorni le donne sono alla ricerca spasmodica di un vestito nuovo da sfoggiare durante la festa. I bambini vivono l’attesa con trepidante eccitazione, avanzando richieste ai genitori per i doni più desiderati.

Ed infine la mattina della Eid è arrivata. Per me che sono cresciuto in una famiglia cristiana, la sensazione e proprio tale e quale alla mattina di Natale, dimenticando per un attimo i 31 gradi esterni. I bambini vengono a bussare alla nostra porta alle prime luci del sole, spronando il nostro risveglio con voci euforiche. Piccole principesse ingioiellate e giovanotti dai vestiti nuovi di pacca accolgono la nostra scapigliata uscita dalla tenda, una vera festa per i nostri occhi. Intanto già da qualche ora sentiamo il rumore di fuochi d’artificio esplosi nei campi circostanti, intervallato dal canto del muezzin della moschea vicina. Passeggiando per il campo è un costante susseguirsi di auguri, baci umidicci e abbracci calorosi. Kul sane intu bikheir (Che tu possa stare bene tutto l’anno) è l’augurio più adeguato alla situazione di festa, a cui è buona educazione rispondere con w intu bikheir (anche tu possa stare bene). Intensi profumi provenienti delle cucine in attività promettono generosi banchetti. Durante tutto il giorno parenti e amici vengono in visita al nostro campo, conferendo al tutto un’insolita atmosfera famigliare.

In questo clima di festa è facile cadere nella tentazione della normalità. È facile essere abbagliati da questa irrazionale felicità. È davvero troppo facile convincersi che infondo queste tende, questo campo, possano essere diventate la nostra casa o perlomeno la casa dei siriani. Oggi è la Eid, la festa del sacrificio, e noi siamo tra gli agnelli sacrificati a questa sporca guerra. Le famiglie del campo vivono la festa come l’ennesima condanna del proprio esilio, le gioie della festa sono legate a filo doppio al dolore suscitato dalla lontananza dalla propria terra. Facebook e Whatsapp sono i soli modi per mandare auguri a parenti lontani, anche loro in paesi stranieri o bloccati in Siria: così vicini eppure così lontani. Immaginate il dolore provocato dalla costrizione all’esilio, dall’impossibilità di abbracciare i propri amici e famigliari in un giorno di festa.

Il Padre di M. ci racconta di questa sofferenza. Qui i padri prendono il nome del primogenito maschio, diventando per tutti Abu .. (Il padre di ..). Ma M. non c’è più, morto insieme allo zio sotto una bomba nella provincia di Homs. Nell’esplosione Abu M. è rimasto gravemente ferito all’addome, perdendo l’uso di alcuni organi. Ancora oggi a 5 anni di distanza sente i dolori di quella ferita, anche in un giorno di festa come oggi. Il dolore fisico si unisce a quello dello spirito, alla nostalgia di casa. Ci racconta del Eid prima della guerra, delle gite fuori porta al mare, delle grigliate di carne con i parenti e gli amici. Ora, come tutti, il Padre di M. spera di poter viaggiare, di andarsene. Sogna di fuggire da questo ovile di sacrificati alla guerra.

Oggi è la Eid, la festa del sacrificio. Nella concezione religiosa il sacrificio è un dono per il divino, nella speranza di ottenere in cambio benevolenza. Quella che si combatte oggi in Siria è una guerra umana, fatta da potenze interne e straniere, in un groviglio che di sacro non ha niente. Ma la parola sacrificio ha anche un altro significato. Un sacrificio è anche una privazione, una rinuncia o un abbandono. Come quello a cui sono stati costretti milioni di siriani a causa di questa guerra.

02/09/2017
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