Jackie

Qualche giorno nella vita di Jacqueline Kennedy (1929-1994), nelle ore successive all’omicidio del marito, John Fitgerald, 35° presidente degli Stati Uniti, ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963. Jackie (N. Portman) rilascia una lunga intervista a un giornalista della rivista “Life”, durante la quale rievoca le ore convulse immediatamente successive all’attentato a Dallas, oltre che i giorni che seguirono. Con molti flashback, si rivive lo smarrimento della donna, il suo dolore, le scelte per il funerale, il tempestoso (seppur accennato) rapporto con l’establishment, Lyndon Johnson compreso. Jackie Bouvier fu la first lady di inevitabile eleganza, la donna che aveva modificato l’arredo e lo stile della Casa Bianca, mostrandolo in televisione a tutti gli americani. E’ il momento più difficile della sua vita, consapevole che ormai sta per scivolare nell’anonimato, come una donna qualunque, seppur vedova illustre, dovendo badare ai due figli piccoli. Si rievocano i rapporti con Bob Kennedy, cognato e ministro della Giustizia.

Pablo Larrain, pluripremiato regista cileno, sceglie una storia conosciutissima, ma la affronta da una traiettoria particolare: quanto davvero Jackie vuole svelare con l’intervista della verità, quanto vuole alimentare il mito del defunto marito e del sogno (“Camelot”) che incarnò in quegli anni tumultuosi di conquiste civili e tragedie collettive, il Vietnam su tutti? Discutibile finchè si vuole, per la scelta dei dialoghi e delle sfumature della protagonista, resta certamente un film anomalo. Premiato a Venezia per la sceneggiatura, ci regala una memorabile interpretazione della Portman, in odore di Oscar. Ne è passato di tempo da quando esordì sul grande schermo, nei panni di un’adolescente innamorata di uno spietato sicario tenero e goffo.

Sicuramente una pellicola fuori dagli schemi, con molti pregi e qualche leziosità di troppo forse. Ultima apparizione del compianto John Hurt (1940-2017).

23/02/2017
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