Dopo il 4 marzo. A urne chiuse

Le elezioni passano sempre, qualunque sia l’esito e qualsiasi conseguenza possano produrre. I seggi si sono chiusi alle 23 di domenica 4 marzo, ma nel giro di poco tempo è apparso un quadro, consolidato nel corso della notte e della giornata di ieri, che fotografa una situazione abbastanza precisa. In primo luogo, nessuno ha vinto in maniera definitiva, così da poter avere una maggioranza assoluta. Il Movimento 5stelle è il partito che prende più voti, con il 32% abbondante di preferenze, anche se la coalizione di Centrodestra lo supera: sommando Lega (al 17%), Forza Italia (al 14), Fratelli d’Italia (oltre il 4%) si arriva al 37% complessivo. Il PD si ferma sotto il 19%, con un’emorragia di consensi clamorosa, se si pensa alle elezioni europee del 2014 dove viaggiava su più del doppio della percentuale. Liberi e Uguali ha poco più del 3%, la Bonino al 2,5%, Potere al Popolo poco più dell’1% e CasaPound lo 0,9%. Il dato dei votanti si attesta sul 73% degli aventi diritto.

Adesso ci si domanda giustamente che succederà. Intanto tutto è rimesso nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha avrà il suo bel da fare, tra consultazioni e affidamento dell’incarico. Al di là delle speculazioni intellettuali su cosa accadrà nelle prossime ore e nei giorni a venire, alcune questioni si possono sottolineare. La fotografia del Paese è spaccata tra nord, dove trionfa il centrodestra (anche nelle regionali lombarde, dove Fontana prevale su Gori) e sud, dove vincono i cinquestelle. Il Partito Democratico incassa una sconfitta enorme (unico dato positivo è la vittoria di Zingaretti in Lazio), che ha già scatenato riflessi caotici e crisi di nervi evidenti: Matteo Renzi ha annunciato ieri sera le sue dimissioni, che saranno operative non appena ci sarà un nuovo governo (il che ha prodotto diversi malumori), con la dichiarazione di non voler partecipare a un eventuale esecutivo di larghe intese.

Il primo banco di prova, di questo nuovo Parlamento che aprirà la XVIII legislatura, sarà l’elezione dei presidenti di Camera e Senato: vedremo quale maggioranza trasversale eleggerà i vertici delle due Camere.

Certo, il dato di una Lega così forte e di un M5s che è primo per consensi, dovrebbe far riflettere: chi ha puntato sugli argomenti viscerali, con una bella dose di aggressività, e chi ha rivendicato la trasparenza e cavalcato l’accusa del marciume/vecchiume della vecchia politica (cavallo di battaglia da sempre dei grillini), è stato premiato dagli elettori. Una politica che ha difeso argomenti ragionevoli (al netto del merito), toni meno arrabbiati, ne esce vigorosamente sconfitta.

Qualcuno ha detto che siamo ufficialmente entrati nella Terza Repubblica. Ma se Tangentopoli e le stragi di Mafia chiudevano il sipario sulla Prima, 25 anni fa, non è detto che le definizioni giornalistiche siano corrette adesso, anche perchè la sensazione è che il problema non sia di nome, ma di sostanza: non sappiamo ancora che succederà e questo preoccupa, giustamente, molti.

E adesso, smarriti, arrabbiati o euforici, assisteremo al proseguo e ciascuno sceglierà il da farsi.

06/03/2018
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