Affinity score di Facebook: 2 riflessioni su come migliorarla
L’algoritmo che regola il flusso di status dei nostri amici sulla nostra home si comporta seguendo 3 fattori:
1) weight
2) time decay
3) affinity score
E’ proprio l’affinity score l’argomento di questo articolo
Che cos’è l’affinity score?
È sbagliato pensare a Facebook come un media tradizionale. Esso è soprattutto un ambiente comunicativo, una rete sociale di utenti. “Per rete sociale si intende un insieme di persone che si conoscono e che hanno contatti, e più precisamente l’insieme con cui un ego di riferimento intrattiene rapporti comunicativi”. Bisogna tenere in considerazione questo aspetto per poter finire sul maggior numero possibile di newsfeed degli utenti. Infatti, l’algoritmo di Facebook sceglie di visualizzare i nostri post sulle pagine degli utenti sulla base dei like, commenti e condivisioni. L’affinity score è un valore (che noi non conosciamo) calcolato dall’algoritmo sulla base di queste interazioni. In altre parole, posso avere migliaia di fan della pagina, ma se questi non interagiscono con i miei post difficilmente avrò un affinity score alto e quindi si ridurranno le possibilità di uscire sulle loro home page. Non smetteremo mai di ripeterlo: articoli che vi raccontano come scrivere un post su Facebook ce n’è un sacco. Cercateli e usateli per trarne spunto! Noi ci limitiamo a esprimere due considerazioni su come provare ad aumentare le interazioni con i vostri utenti.
Contenuti che invoglino al click e all’interazione
La soglia di attenzione dell’utente su un social network è molto bassa. Per attirarla e costruire un dialogo con lui bisogna pensare a dei contenuti creativi e che aprano uno spazio alla relazione o al click sul link. Non ci sono regole precise. Sicuramente bisogna evitare di essere autoreferenziali e cercare di cogliere quali potrebbero essere i temi di interesse degli utenti. Certo c’è un limite: quanto siamo disposti ad abbassare il livello dei nostri contenuti per “acchiappare” like e condivisioni? Per esempio La Repubblica su Facebook pubblica un’altissima percentuale di contenuti di costume e società, per fare in modo che gli utenti vadano sul sito.
Bisogna trovare un equilibrio tra l’auto rappresentazione e i contenuti coinvolgenti. Equilibrio che bisogna trovare già in fase di costruzione della linea editoriale. Senza avere un’idea chiara di cosa si voglia comunicare diventa davvero arduo capire come farlo. Consiglio banale, ma sempreverde. Quindi aprire una pagina (o peggio un profilo personale) per ansia di visibilità, senza prima decidere con chiarezza la linea comunicativa, rischia di non essere una grande idea. Questo è un esempio di nostro post:
L’uso delle tag
Uno strumento fondamentale di Facebook sono le tag: “taggare” con efficacia foto, articoli e video può aiutare la diffusione del contenuto in due modi. Da un lato aumenta la portata dei nostri post, dall’altro è un utile aiuto per stimolare i nostri fan alla discussione con noi. In questo modo sembra essere più probabile che i nostri contenuti finiscano sul loro newsfeed. Certo, le tag sono uno strumento da utilizzare in modo intelligente. Spesso, infatti, ci si imbatte in contenuti in cui le tag sono utilizzate soltanto per mostrare i post sul diario di altre persone. In questo modo non sembra che si voglia comunicare direttamente con loro, ma che si voglia sfruttare il loro profilo come strumento di difficoltà. Si rischia così di ingenerare l’effetto opposto: la mancanza di interazioni con gli utenti. Oppure rischiamo che smettano di seguirci.