37° Torino Film Festival

Qualche suggestione, ormai alla vigilia della chiusura. Mancato il film di apertura (“Jo Jo Rabbit”), ma lo vedremo presto nelle sale, soffermiamoci su tre categorie, sperando che anche questi approdino nella normale distribuzione. Anzi, in alcuni casi non serve. Per prime le sorprese: un film di Singapore, “Wet season”, che racconta con delicatezza la vita infelice di una donna che insegna cinese in una scuola, ha un marito con cui non riesce ad avere un figlio e la pesante incombenza di un suocero da accudire in casa. Mentre le piogge dei Monsoni sono la cornice quotidiana, la protagonista si lega a uno dei suoi studenti, forse l’unico che le dia retta. Una piccola perla di sentimenti sinceri. Seconda sorpresa: “El Hoyo – The platform”, un film spagnolo che immagina un futuro dispotico, dove si può venir rinchiusi in una fortezza verticale di centinaia di piani e dopo ogni mese si cambia di altezza. Ma attenzione, più si scende e meno cibo quotidiano si riceverà. Apologo ferocissimo con risvolti quasi horror.

Seconda suggestione: quelli da evitare come la peste. “Easy living”, storia improbabile di due fratelli italiani e un maestro di tennis americano che, a Ventimiglia, decidono di aiutare un ragazzo africano a varcare il confine con la Francia, per raggiungere la moglie. Due registi giapponesi (!!!), per una sceneggiatura talmente sgangherata che ci si chiede come sia finita a un festival e possa aver pure trovato spazio sui giornali cittadini. E poi “Tommaso”, di Abel Ferrara: riassunto del film, il delirio ossessivo e allucinato di un regista, alter ego di Ferrara, che vive a Roma e ha il volto di Willem Defoe.

Terza suggestione: quelli che meriteranno uno sguardo, una volta nelle sale, perchè usciranno sicuro. “Nour”, con Sergio Castellitto, in una pellicola in cui impersona il dottor Pietro Bartolo, medico a Lampedusa. “Il grande passo”, con Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, figli dello stesso padre assente e truffatore, con il primo che vorrebbe costruire un razzo per andare sulla Luna. “Mentras dure la guerra” di Alejandro Amenabar, che ripercorre l’inizio della guerra civile spagnola e il controverso personaggio di Miguel de Unamuno. “The last porno show”, la storia canadese di un figlio, che alla morte del padre ne eredita il cinema porno, ripensando a molti momenti della sua infanzia non proprio dorata.

Ci sarebbe da dire ancora tanto, ma accontentiamoci di questi. Domani il verdetto della giuria. Alla prossima edizione!

29/11/2019
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