Università: sì alle professioni del futuro

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Sembra che nell’anno accademico da poco iniziato, gli iscritti all’università siano aumentati. Dopo qualche anno di calo dovuto alla crisi economica, i dati sembrano essersi invertiti. Secondo un’indagine condotta da Repubblica su ventotto atenei – ricordiamo che gli atenei non sono obbligati a fornire le informazioni relative agli iscritti, e spesso non tutti lo fanno perché possiedono solo dati provvisori – ventitré hanno un numero di iscritti in aumento. Milano e Roma in testa. Torino risulta stazionaria, ma parliamo di dati provvisori relativi al mese di ottobre, oggi in aumento grazie alle immatricolazioni tardive che, come ogni anno, sono parecchie.

 

La notizia non è l’unica interessante: il dato da analizzare riguarda, sia a livello nazionale che locale, lo spostamento di iscritti verso corsi di laurea diversi da quelli tradizionali. Giurisprudenza, ad esempio, sembra essersi fermata. Per non parlare di scienze della formazione: a Torino sono rimasti vuoti centinaia di posti, nonostante il test di ingresso. Secondo i dati raccolti dalle preiscrizioni ai test d’ingresso per l’anno accademico in corso, le materie più gettonate sembrano essere quelle che si adattano meglio al mercato odierno: dalla green economy alle biotecnologie, passando per agraria e nanotecnologie, con medicina sempre in testa. Persino lo storico pregiudizio degli ingegneri che troveranno sempre lavoro sembra non essere più così diffuso: in base ai dati raccolti da L’Espresso nel mese di ottobre, anche i Politecnici italiani sembrano stazionare su un numero di iscritti più o meno uguale agli anni precedenti. Il dato è interessante: tra i giovani studenti la maggior parte pare preferire una professione da agronomo che da avvocato.

 

Un’altra disciplina sembra essere in costante aumento, con un boom di iscritti soprattutto alla Ca’ Foscari a Venezia: le lingue straniere, simbolo di un mercato globale che necessita conoscenze linguistiche sempre maggiori. Anche questo sembra un adattamento al mercato: le lingue più gettonate sono arabo, cinese e giapponese, e questo trend è destinato ad aumentare anche negli anni a venire.

Pare che i giovani si stiano adattando alle statistiche: calano infatti tutte le discipline sanitarie diverse da medicina, come farmacia ed infermieristica, e salgono a picchi notevoli biotecnologie ed economia. A Torino, dove già due anni fa economia contava oltre 1000 iscritti, c’è stato un aumento superiore al doppio. Certamente la città sabauda rimane un po’ “settaria” nell’attirare i suoi studenti: secondo i dati diffusi dalla stessa università, lo scorso anno accademico la percentuale di studenti italiani non residenti nella Regione Piemonte era soltanto dell’11%.

 

Insomma, sembra che il mercato del lavoro in continua evoluzione abbia dettato le regole alle nuove leve per scegliere dove dirigere i propri desideri: forse questa coincidenza riuscirà a favorire, lentamente, una ripresa economica ad ampio raggio.

07/01/2014
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