Strasburgo respinge i ricorsi dei carcerati italiani

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La Corte di Giustizia di Strasburgo ha respinto il 13 novembre scorso 3.564 ricorsi formulati dai carcerati italiani contro lo stato di sovraffollamento dei nostri penitenziari. Questi 3.564 sono, insieme agli altri respinti lo scorso ottobre, la totalità delle azioni avviate dai detenuti contro la violazione dei loro diritti di dignità e rieducazione.
Strasburgo scrive la fine della vicenda sovraffollamento del carcere italiano, almeno per quanto riguarda l’attenzione continentale su uno dei problemi del nostro Paese. La motivazione dei respingimenti sta, secondo i giudici della Corte europea, nelle misure risarcitorie adottate dai governi italiani con gli ultimi tre decreti svuota-carcere.
Insomma, la competenza del caso può essere assolta dai giudici italiani che ora sono dotati delle leggi per rispondere.
Quindi, la sentenza Torreggiani (gennaio 2013) che condannava l’Italia a risarcire sette detenuti per la violazione e restrizione dei loro spazi vitali – rinchiusi in celle con meno di 3 metri quadri a testa – e l’anno concesso per rispondere al grave sovraffollamento delle strutture – a gennaio 2013 i detenuti erano 65.905 per 47.040 posti (fonte Dap) – sono stati sufficienti per organizzarsi e trovare la via. I dati più recenti del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria parlano di 54.207 detenuti per 49.327 posti.
La situazione, almeno in parte, è migliorata.
Inoltre, il decreto legge del governo Letta 146 del 2013 e la legge 92 del 2014 daranno risposta ai rinchiusi che hanno vissuto in celle troppo piccole o affollate, prevedendo, oltre all’istituzione della figura del Garante nazionale dei detenuti, che la violazione sofferta sia risarcibile con uno sconto di pena di un giorno ogni dieci (se la pena è ancora in essere), o con 8 euro al giorno (se la pena è già stata espiata).
Sebbene esistano voci e interrogazioni, come quella rivolta al ministro della Giustizia Andrea Orlando dal vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, sull’inapplicabilità dei rimedi risarcitori – vuoi per le difficoltà tecniche dei Tribunali di sorveglianza, vuoi per l’”attualità” dei rimedi (se il detenuto non è in condizioni inumane nel momento dell’analisi del magistrato non se ne fa nulla), vuoi perché ricostruire le condizioni di precedenti carcerazioni, e con esse il calcolo dei metri quadri di una cella, presenta difficoltà notevoli e tempi lunghi – una riflessione va fatta.
Il governo è riuscito a dimostrate di aver introdotto tali rimedi e quindi a convincere la Corte europea che i tribunali italiani possono prendere in carico tutti i ricorsi. Il lavoro fin qui svolto è valso la credibilità. Tuttavia, all’Italia toccherà ugualmente risarcire coloro che hanno subito il “trattamento inumano” dei nostri penitenziari e continuare a lavorare producendo leggi che non facilitino la carcerazione per reati minori tendendo a carcerizzare alcuni comportamenti ormai diffusi. I giudici di Strasburgo non hanno solo detto che gli strumenti ci sono. Hanno anche fatto capire che confidano nel loro utilizzo.

21/11/2014
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