Sette anni in rettorato

Quella che si accinge a concludersi è stata una settimana intensa per il mondo universitario torinese. Negli scorsi giorni, infatti, docenti e rappresentanti degli studenti si sono recati nuovamente alle urne, questa volta per votare il nuovo Magnifico Rettore che reggerà l’Ateneo torinese nei prossimi sette anni di mandato.

 

I candidati sono quattro: Gianmaria Ajani, Vincenzo Ferrone, Adalberto Merighi ed Annamaria Poggi. Rettore uscente Ezio Pelizzetti, personaggio della vecchia panoramica accademica piemontese,  che lascia la carica dopo anni di reggenza.

Al primo turno elettorale, conclusosi ieri, la vittoria è netta per Ajani. Elemento scontato secondo molti, non riesce però a passare con la maggioranza assoluta (50% più uno), ottenendo il 46,39% e sfiorando soltanto la possibilità di essere eletto direttamente. Il quorum viene ampiamente raggiunto superando il 70% (3.204 voti), con picchi oltre l’80% tra i docenti. Si dovrà però attendere il secondo turno elettorale, il 17 e 18 aprile, per avere una certezza.

Certamente si giocheranno le carte anche gli altri candidati: i giochi di potere sposteranno voti da un candidato all’altro, e se si arriverà fino al ballottaggio l’esito potrebbe essere imprevedibile.

 

Nei salotti torinesi già si vociferava di Ajani. Una delle motivazioni è certamente quella del documento stilato dal Coordinamento UniTo, composto da assegnisti, ricercatori e precari, che da qualche anno hanno istituito una rete per far valere alcune posizioni fondamentali sui temi della ricerca, del diritto allo studio, della denuncia di sistemi baronali, collaborando spesso e volentieri con le organizzazioni studentesche universitarie, in particolare gli Studenti Indipendenti. Il Coordinamento ha dichiarato alla stampa, nei giorni scorsi, di non avere un candidato che li rispecchi pienamente, ma ha stilato un identikit del candidato ideale. Tra le principali caratteristiche figuravano ad esempio la continuità o meno con il vecchio sistema rettorale, l’attenzione a mantenere un’università pubblica di qualità, la volontà di combattere ad esempio le nuove proposte sui prestiti d’onore. In sei punti netti, era abbastanza chiaro a tutti che l’unico candidato che si rispecchiava –seppur non totalmente- in tale identikit era proprio Gianmaria Ajani.

 

Certo non poteva trattarsi della Poggi, esponente di una politica favorevole ai prestiti d’onore e da sempre in contrasto con la maggior parte delle istanze di ricercatori e studenti, che si aggiudica comunque il secondo posto con un 18,78%; o di Merighi, candidato totalmente in linea con il rettorato precedente e in grado di spostare i voti di una certa parte di docenti, tra i quali a sorpresa una piccola parte di Palazzo Nuovo grazie ad un’intensa campagna elettorale interna, nonostante la quale si attesta su un misero 15, 29%.

Stupisce, per molti, la percentuale di Ferrone. Il suo 16,3% pare a molti esponenti della sinistra universitaria un elemento inaspettato; e forse sembra tale anche alle sue amicizie torinesi nei salotti di sinistra, che certo speravano in un risultato migliore.

 

Gli studenti, come i ricercatori, non hanno dichiarato una posizione chiara sul voto: è verosimile supporre che molti voti della lista riconducibile a Comunione e Liberazione siano confluiti sulla Poggi, ma resta un’incognita sugli Studenti Indipendenti, che hanno dichiarato precedentemente al voto di non sentirsi rappresentati in nessuno dei candidati rettore, tutti in qualche modo esponenti di una politica accademica poco vicina alle scelte degli studenti, almeno sulla carta. La loro sottoscrizione del documento del Coordinamento e la percentuale raggiunta da Ajani, però, lascia trasparire che buona parte degli studenti abbiano scelto un candidato, nonostante non lo abbiano sostenuto pubblicamente per i motivi sopracitati.

Elemento da sottolineare è anche la presenza di 75 schede bianche, numero abbastanza elevato da permetterci di riflettere sulla scelta politica di coloro che si sono recati alle urne scegliendo di non appoggiare nessun candidato.

Naturalmente si sono sprecati i giochi di palazzo: i vari candidati si sono susseguiti in una serie di incontri nelle settimane precedenti al voto, nei quali hanno fatto promesse a destra e a sinistra per garantirsi voti. Hanno giocato anche le provenienze: è indubbio che il corpo docente di medicina possa aver intravisto in Ferrone la possibilità di un dialogo concreto, grazie al prorettore Ghigo, e così vale per tutti i candidati.

Per mettere il punto sulla questione ed aprire il nuovo mandato, comunque, occorre attendere ancora almeno il secondo turno, che si svolgerà il 17 e 18 aprile.

12/04/2013
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