Lavorare con noi. A progetto

In attesa che riformino le pensioni, il lavoro e l’art.18, abbiamo deciso di occuparci di questo tema cruciale e centrale.

Per farlo abbiamo chiesto a degli esperti. Ma non si tratta di esperti di diritto del lavoro o di politiche illuminanti sul contratto unico, nè tantomeno industriali industriosi e altrettanto illuminati.

Abbiamo sentito direttamente loro: i lavoratori.

 

La quinta intervista che vi proponiamo è quella a Pierluigi Ubezio, collaboratore a progetto, ma soprattutto responsabile della comunicazione di Benvenuti in Italia!

 

Quanto pensi sia importante avere un lavoro stabile per fare un programma di vita che contempli non solo la sopravvivenza quotidiana ma anche la programmazione di una famiglia, di un mutuo, delle vacanze?

 

Non penso sia solo una questione di ‘stabilità’. Si può essere stabili per anni facendo lavori con contratti trimestrali. Credo che il vero dramma di chi non ha la possibilità di avere un contratto a tempo indeterminato sia la cosidetta ‘bancabilità’, ovvero la possibilità di avere accesso al credito. Dover ricorrere ai genitori per poter fare un rateo sull’acquisto di un’automobile può essere naturale a 19 anni. A 40 è umiliante. Non parliamo poi di acquistare una casa: semplicemente assurdo. Credo quindi che il problema non sia solo dovuto alla precarietà, ma alla totale assenza di tulele che la precarietà comporta.

 

Il lavoro che hai ti consente tutto ciò? 

 

No, naturalmente: sono un collaboratore a progetto, ma come dicevo prima non è il lavoro e la sua dimensione a tempo determinato che mi spaventa. Il mio lavoro è gratificante: ma non ho tutele esterne che mi consentano una programmazione anche solo a medio termine.

 

Quali i pro e i contro del cosiddetto “posto fisso”, a livello di ambizioni professionali e gratificazioni personali?

 

Non ho mai associato l’idea del posto fisso alla gratificazione personale: sto svolgendo un lavoro che mi gratifica sia professionalmente che personalmente, ma continuo a pensare che in questo momento non ci sia la possibilità di scelta. Non posso fare a meno di pensare con un brivido a quale sarà la situazione del mercato del lavoro quando mia figlia sarà grande: il vero ammortizzatore sociale ad oggi sono i nostri genitori. Io non credo che potrò assolvere a questa funzione per mia figlia.


 

 

 

 

 

 

 

13/03/2012
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