Nuova vittoria per Vito Scafidi e per la sicurezza scolastica

Il 22 novembre del 2008, nella quarta G del liceo Darwin di Rivoli, il controssoffito dell’aula crolla improvvisamente. Sembra che sia scoppiata una bomba, in quell’aula. Calcinacci ovunque, polvere, resti di soffitto sui banchi. Sotto alle macerie giace esanime Vito Scafidi, giovane di 17 anni. Feriti molti sui compagni, il più grave è Andrea Macrì.
Inspiegabilmente, le prime reazioni indicano nella “tragica fatalità” le ragioni del crollo. Ma la fatalità non c’entra, sono ben altre le responsabilità. Dopo anni, tre gradi di giudizio, i fatti del 22 novembre del 2008 trovano una spiegazione e dei responsabili.

 

La Corte di Cassazione, rigettando i ricorsi presentati dagli imputati, conferma le pene emesse dalla Corte di Appello di Torino: sei soggetti, che negli anni avevano avuto ruoli di controllo nell’istituto, sono stati condannati a pene severe.
Nessun caso, nessuna fatalità, ma negligenze nei lavori di ristrutturazione e nei controlli. Il crollo è causa diretta di come sono stati fatti lavori e controlli. Si scopre persino che un tubo di ghisa, del peso di 200 KG, era stato abbandonato nel controsoffito.

 
Vito Scafidi è morto a 17 anni, in una scuola, luogo che avrebbe dovuto proteggerlo.
Ieri, è stato aggiunto un nuovo tassello della lunga storia giudiziaria.
Il Tribunale di Torino, valutando l’ammontare del risarcimento per la famiglia di Vito, ha emesso una sentenza che farà giurisprudenza, aumentando del 50% il valore dell’indennizzo. I giudizi hanno motivato con queste parole la decisione presa: Vito Scafidi è “un emblema nella coscienza collettiva dell’insicurezza nell’edilizia scolastica”.

 

Una frase che dà ragione alla famiglia di Vito Scafidi che non si è mai arresa e ha fatto del dolore personale una battaglia collettiva, per tutti noi.

Si è tenacemente battuta nelle aule giudiziarie ed ha sostenuto la battaglia di Benvenuti in Italia per la destinazione dell’8 per mille a favore dell’edilizia scolastica.

Vito Scafidi ha vinto, come dice Paola, la sorella, in questo video.

10/06/2015
Articolo di