Notiziabilità e agenda setting: il caso Tav

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La notiziabilità di un’informazione è la capacità che un evento possiede di diventare effettivamente una notizia appetibile e interessante. L’alta velocità in Val di Susa è senza ombra di dubbio un tema ampiamente trattato dalla cronaca giornalistica, e merita uno studio apposito per le modalità con le quali si è inserito nell’agenda setting dei media da qualche anno a questa parte.

 

Il 18 febbraio, alle 21.00, al Circolo dei Lettori, è stato presentato il rapporto La rappresentazione mediatica della issue Tav, un lavoro di ricerca svolto da Irene Pepe, Eloisa Spinazzola, Maurizio Pagliassotti e Massimo Bonati. Scopo della ricerca è la verifica delle modalità di trattazione della tematica dell’alta velocità nelle principali testate giornalistiche di tiratura nazionale, con una focalizzazione specifica sugli aspetti tematici più ricorrenti, da un lato, ed un’analisi semiotica e linguistica, dall’altro. I quotidiani presi in esame sono La Stampa, La Repubblica ed il Corriere della Sera nei giorni compresi tra il 27 luglio 2013 ed il 17 settembre 2013, per un corpus totale di 489 articoli e 405 immagini sul tema.

 

La ricerca ha evidenziato l’emergere di alcuni dati interessanti: dal punto di vista tematico, si è rilevato che la trattazione dell’argomento è stata affrontata nel 21% dei casi come problema di ordine pubblico, in secondo luogo come tema legato alla violenza, ed in terzo luogo in relazione al movimento No Tav. Solo successivamente, in percentuali nettamente inferiori, compaiono i temi dell’opera pubblica e del dibattito in merito. I tre temi dell’ordine pubblico, del terrorismo e della violenza compongono nel complesso circa il 40% del totale, secondo un’analisi comparata delle tre testate.

Per quanto riguarda l’aspetto semiotico, affrontato semplificando il quadrato di Greimas nelle categorie di attore, azione, oggetto e trasformazione, e loro contrari, è stato svolto un approfondimento dal titolo La rappresentazione del movimento No Tav nei media. In questo caso il dato più interessante emerge dall’analisi delle prime 20 parole utilizzate in tutti gli articoli di giornale analizzati: il termine che compare con più frequenza è “violenza”, e solo dopo segue il termine “cantiere”. Massimo Bonati, che ha curato la parte di ricerca relativa agli aspetti semiotici, sottolinea un esempio interessante: l’uso da parte delle tre testate di termini come “magma antagonista”. Questo termine sembra riferirsi ad un terzo blocco rispetto ai classici “autonomi” e “anarchici”, termini ben definiti, ma nel contempo non specifica una categoria delimitata e riconoscibile. Altro dato interessante è la definizione e l’uso dei termini che riguardano quelli che vengono definiti dal punto di vista semiotico come gli attori contrari (forze dell’ordine, Si Tav, sindaci favorevoli all’opera ecc): nella scelta dei termini e delle azioni ad essi collegate, l’analisi evidenzia un ribaltamento della responsabilità dell’azione sugli attori (Si Tav). Si parla infatti di “difesa” o “reazione”, e quasi mai di azioni attive.

 

Durante la serata sarebbe dovuto intervenire anche Carlo Freccero, che purtroppo non ha potuto presenziare ma ha inviato un contributo video di commento alla relazione presentata: secondo lui il caso Tav è diventato per i media un format, replicato e replicabile, di gestione della notizia. La domanda che pone è insidiosa: “i giornalisti sono persuasori o piuttosto persuasi dal pensiero unico?”, chiede infatti riferendosi al ragionamento sulla buona e la cattiva fede dei giornalisti che hanno redatto gli articoli presi in esame.

Come sottolinea anche la professoressa di comunicazione politica dell’Università di Torino Franca Roncarolo, il problema centrale posto dall’analisi di una notizia all’interno di un contesto socio-culturale come quello attuale, impone una riflessione sul ruolo delle minoranze e del dissenso. In un mondo mediatico ormai alle prese con la semplificazione e la velocizzazione dei mezzi di comunicazione, infatti, la complessità del dissenso, che prevede l’emergere di sfumature e specificità, non trova spazio. “Sarebbe opportuno misurarsi col dissenso in modo diverso dall’esorcizzazione” sostiene la Roncarolo “ma purtroppo oggi i media vivono una distorsione semplificatoria”. Sono gli interventi successivi a far emergere un’espressione interessante: se anche i media viaggiano ormai ad alta velocità, forse il problema della trattazione della notizia dovrebbe essere affrontato più approfonditamente, e meriterebbe sicuramente un’analisi ancora più ampia di quella già svolta.

20/02/2014
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