Madre!

Se qualcuno pensava (come il sottoscritto) che il peggio in sala, nelle ultime settimane, fosse il film di Sofia Coppola, dovrà ricredersi se avrà il coraggio di andare a vedere quello di Darren Aronofsky, ma prima di passare al commento, qualche indicazione della storia: un poeta (J. Bardem) e la sua giovane moglie (J. Lawrence) vivono in un’enorme villa, isolata dal mondo e circondata dal verde. Lui è in crisi di ispirazione, lei rimette a posto la casa, un tempo bruciata. Una sera suona alla porta un medico (E. Harris), che dice di cercare un posto dove dormire: resterà lì, ospite della coppia. Il giorno dopo lo raggiungerà la moglie (M. Pfeiffer), quello successivo i figli. La giovane padrona di casa è sempre più insofferente alla situazione, finchè, covata sotterranea la tensione da tempo, non esploderà la violenza.

A questo punto siamo a metà del film e sembra che tutto si sia più o meno ricucito. Pia illusione: la seconda metà, dopo una ripartenza quieta, è peggio della prima. Darren Aronofsky (“Requiem for a dream”, “The fountain”, “Il cigno nero”) scrive e dirige un’accozzaglia di temi e generi, mescolando thriller, horror, grottesco, con una trama sgangherata e il classico suo talento dissipato come se stesse girando un videoclip di quart’ordine. Un cast di grandi attori sprecato e buttato nel cestino, con una Lawrence, poveretta, a urlare istericamente per metà del film. L’orgia finale di violenza e sangue potrebbe quasi sembrare affascinante, se non fosse ormai tutto scivolato nel ridicolo involontario.

C’è da chiedersi chi abbia permesso ad Aronofsky una simile indecenza, producendo questo delirio. Se fosse possibile metterli entrambi sui ceci, a vedere “Giovannona coscialunga”, forse molti gradirebbero.

Questa settimana andate a fare una bella passeggiata, è meglio!

30/09/2017
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