La vita possibile

Anna (M. Buy) fugge da Roma col figlio tredicenne Valerio, per lasciare il marito violento. A Torino vengono ospitati da Carla (V. Golino), che fa l’attrice e vive nella zona di Porta Palazzo. La nuova vita, per la madre e per il figlio, si dimostra difficile: non è semplice trovare un lavoro per la donna, non riesce il ragazzo ad adattarsi, creare amicizie: dei due è quello più arrabbiato, attraversato da un tumulto di emozioni contraddittorie tipiche dell’adolescenza, tanto più in una situazione del genere. Valerio, tuttavia, inizia a legare con due persone un po’ borderline: un ristoratore di origine francese, che gestisce una trattoria davanti a casa di Carla e una giovane ragazza slava, che si prostituisce, poco più grande di lui.

E’ un confronto quotidiano, tra madre e figlio, fatto di tenerezze e sorrisi, ma anche scatti d’ira e crisi di pianto, alla ricerca di un appiglio e di se stessi. E come sempre, la catarsi non è mai indolore, nè istantanea.

Ivano de Matteo, regista e sceneggiatore di talento (“Gli equilibristi”, “I nostri ragazzi”, “La bella gente”), torna a raccontare una storia famigliare dal di dentro, con una bella cura dei personaggi e una buona resa degli interpreti (Buy fuori dai soliti schemi, Golino dolcissima). In fondo, pare dirci, la vita (reale e non solo possibile) è complessa, ma può essere bellissima, anche se spesso non ce ne accorgiamo quasi mai, come dice la canzone di Shirley Bassey, sui titoli di coda. Qualche ingenuità di fondo e passo lento, nella sceneggiatura, ma si sente la sincerità di fondo, soprattutto nel suggerire le assurdità legislative, nella tutela delle donne vittime di violenza.

Girato a Torino e, per chi come noi ci vive, capace di cogliere la sua bellezza e il suo fascino autunnali.

01/10/2016
Articolo di