La verità sul processo Andreotti

Da qualche settimana è uscito nelle librerie un piccolo libro prezioso, “La verità sul processo Andreotti”, a firma di Gian Carlo Caselli e Guido Lo Forte. Non è semplicemente una ricostruzione di quello che fu ribattezzato “il processo del secolo”, a carico del senatore a vita Giulio Andreotti (1919-2013), già sette volte presidente del Consiglio e trenta volte tra ministro e sottosegretario, accusato partecipazione all’associazione mafiosa Cosa Nostra e processato a metà degli anni ’90. Certo, ci sono ricontestualizzate le premesse che portarono al dibattimento e, soprattutto gli esiti: la condanna, con prescrizione intervenuta, con sentenza definitiva del 2004, per associazione mafiosa almeno fino alla primavera del 1980; ma c’è di più, ovvero la disamina attenta e scrupolosa dell’intreccio e delle commistioni tra potere criminale e potere politico, in particolare attraverso il blocco di potere che faceva riferimento ad Andreotti e i suoi uomini di fiducia: i cugini Salvo, l’on. Salvo Lima, il finanziere Michele Sindona. Un reticolo di interessi che vedeva da una parte Cosa Nostra e, dall’altra, un pezzo significativo della Democrazia Cristiana, potenza politica in Sicilia per oltre quarant’anni.

Non è soltanto l’occasione per Caselli e Lo Forte (che all’epoca dei fatti erano rispettivamente il procuratore capo a Palermo e il pubblico ministero al processo Andreotti) per tornare su quello che sarebbe ovvio a dirsi, ma purtroppo non lo è nel nostro Paese: che la prescrizione non è un’assoluzione, che quindi Andreotti non fu un innocente, vittima di una macchinazione giudiziaria, ordita da toghe politicizzate. E’ anche, nella sua sintesi e chiarezza, una fotografia del rapporto mafia-politica, nel suo esempio più drammaticamente emblematico. I riflessi di quelle dinamiche, purtroppo, si riverberano ancora sulla stretta attualità, basti pensare al processo sulla “Trattativa Stato-mafia”, in questi giorni alle ultime battute prima della sentenza di primo grado; ma è inevitabile pensare alla vicenda giudiziaria di Marcello Dell’Utri, anch’essa in questi giorni all’onore delle cronache, che ha visto l’ex senatore di Forza Italia, condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, a sette anni di reclusione.

Ombre del nostro passato, nemmeno troppo lontano, che si allungano ancora nel nostro presente.

Un libro necessario per scongiurare l’oblio sempre dietro l’angolo e fare i conti con le responsabilità, ancora prima che penali, morali del nostro Paese. 

 

07/02/2018
Articolo di