La Terra di Dio

Johnny (J. O’Connor) si occupa delle pecore della fattoria di famiglia. Vive con il padre (I. Hart), malmesso nella salute fisica, e la nonna (G. Jones): non ha un gran rapporto con entrambi, la sera va al pub e torna sempre ubriaco. E’ un ragazzo taciturno, trattato dai suoi famigliari come fosse un bambino, prigioniero di un ruolo che non ha scelto da sè. Quando arriva Gheorghe (A. Secareanu), assunto per una settimana per dare una mano nei lavori, John gli si dimostra subito ostile, anche canzonatorio sull’origine rumena del ragazzo. Eppure qualcosa che non si riesce a dire con le parole, troverà il modo di instaurarsi tra i due.

Troppo facile liquidare il film di Francis Lee come una pellicola di genere: c’è di più, che cova sotto la cenere, come negli sguardi dei due protagonisti, per la prima metà della vicenda. E Johnny, anche dolorosamente, sarà quello a crescere di più. La straordinaria e un po’ brutale campagna dello Yorkshire fa da cornice perfetta, nella fredda primavera che stenta a manifestarsi: è un film di sguardi, silenzi, imbarazzi, ostinazioni, paure, vigliaccherie. E’ la sintesi complicata e contraddittoria della vita, a prescindere dagli orientamenti sessuali. Nella sua semplicità fa centro.

Premiato in una decina di festival in giro per il mondo. Da vedere.

01/06/2018
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