La potenza della relazione crea legami indissolubili

Il percorso che ci ha spinte a partire per Mykolaiv nasce da ben prima di venire a conoscenza di questo progetto. Risale a qualche anno fa, quando entrambe abbiamo preso coscienza del fatto di voler essere parte attiva di questo mondo, ognuna con le proprie esperienze. Pian piano è maturata in noi la consapevolezza di quanto fosse centrale e importante pensarsi all’interno di un mondo che è relazione cercando di renderlo, anche nel nostro piccolo, più umano, solidale e sostenibile.

 

Ciò che ci ha spinte a partire sono stati il desiderio di fare qualcosa per queste persone e seguire questa idea di educazione secondo la quale bisognerebbe cercare di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato. Forte era, e continua ad esserlo, la convinzione che chiunque abbia un privilegio debba metterlo al servizio di chi, invece, quella stessa condizione non la vive. Non è possibile pensare di lottare ogni giorno per una causa, lasciandone indietro un’altra. Mettersi in gioco in questo progetto ha significato mettersi al servizio di un mondo che chiede pace e il modo più bello per farlo è cercare di costruirla attraverso una relazione di bene e in sincerità con il prossimo. Il rapporto comunitario è casa e casa è il mondo. Sapere di non essere soli, a volte è ciò che serve per darci la forza di andare avanti, un passo alla volta.

 

Non avevamo un’esatta consapevolezza di ciò che avremmo potuto trovare, ma eravamo consapevoli di ciò che ci ha spinte a intraprendere questo viaggio. Siamo partite con la supponenza che ciò che saremmo andate a fare avrebbe potuto aiutare nel concreto qualcuno e quindi è venuto naturale pensare di rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera. Fare e mettere a disposizione le proprie energie era quello che ci aspettavamo.

 

La realtà dei fatti è invece stata che non era tanto una questione di preparare pacchetti alimentari o caricare il furgone con beni materiali da portare nei villaggi quanto più mettere l’Io a disposizione e quindi naturalmente Stare, vivere la vita di comunità: giocare a ping pong, farsi compagnia, mangiare insieme.

 

Tante sono le emozioni che abbiamo vissuto in quei giorni e che ancora oggi ci accompagnano. È difficile metterle in fila, comprenderle e provare a raccontarle. Eravamo state messe a conoscenza del fatto che si sarebbe potuta attivare la sirena di allerta, ma sentirla realmente non è una cosa che ci ha lasciate indifferenti, un mix di spavento e impotenza. Ci si rende conto, anche se solo in minima parte, di ciò che per un anno è stata la realtà per le persone ucraine. Eppure, la dolcezza e la spontaneità con le quali siamo state accolte ci hanno fatto sentire parte di questa grande famiglia, come se anche noi ci fossimo dentro da tempo. E nemmeno per un solo istante ci siamo sentite abbandonate a noi stesse. È stato molto toccante anche ascoltare le loro storie e il loro vissuto, in particolare percepire l’amore che queste persone provano per il loro Paese tanto da dire che la scelta di rimanere è derivata dal fatto che andarsene sarebbe stato come lasciare indietro una persona malata.

 

Il filo rosso che collega il nostro vissuto e che continua a farlo ancora adesso, una volta tornate, è la potenza della relazione. Vedere come il fatto di essere lì, insieme, e di condividere anche se per poco tempo una situazione ingiusta e dolorosa sia stato in grado di cambiare fisicamente i connotati delle persone coinvolte. Intuire come la forza di quello che insieme stavamo costruendo fosse anche solo per un momento rivoluzionario. Quel sorriso scambiato di fretta ne avrebbe potuti generare altri cento, quelle parole tradotte male erano l’unica compagnia da noi desiderata. Queste sono tutte consapevolezze concrete che custodiremo come ciò che di più prezioso abbiamo.

 

La paura era quella di lasciarli indietro una volta tornate in Italia. Non volevamo che questo viaggio finisse nel cassetto delle esperienze assistenzialiste da collezionare. E non è retorica quando diciamo che la condivisione di vissuti esplicita o silenziosa, attraverso piccoli gesti, ci abbia legate indissolubilmente a Julia, Marina, Oleg, Natalia, Carolina, Vika, Costi, Masha, Emma, Chiril, Michela, Alexey, Sergey, Oleg il meccanico, Jack, Lili, Liuba, Cappa, Sasha e a tutte le altre persone che abbiamo incontrato.

 

Alessia & Giulia

17/03/2023
Articolo di