La Democrazia attraverso i poster

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di Valentina Ciappina

La Biennale del Poster come esempio di democrazia.
Una mostra partita a Finale Ligure, sabato 12 ottobre e che durerà fino al 20 di novembre, nella quale verranno esposti oltre 250 poster di 60 celebri poster artist provenienti da ogni parte del mondo.

L’iniziativa si svolgerà in un luogo distante dalle accademie più importanti e fuori dai canali consolidati del dibattito su grafic design,proprio per garantire un dibattito più sincero, democratico ed articolato.

A raccontarcela, Sergio Olivotti ideatore e curatore dell’iniziativa.

Sergio, da cosa nasce l’idea della Biennale?

L’idea della biennale nasce dalla passione di questo artefatto grafico particolarissimo ed affascinante che è il poster. Il poster è per il grafico ciò che il latino è per lo studente del Classico: una palestra della mente, un esercizio intellettuale di riduzione e sintesi, la ricerca di un difficile equilibrio tra gerarchie, composizione, colori e figure retoriche. Inoltre il poster nasce per essere appeso nelle strade, è dunque un artefatto squisitamente POP e trovo che questo suo aspetto sia attualmente bistrattato. Abbiamo voluto fortemente che la prima Biennale Italiana del Poster avesse luogo a Finale Ligure e a Genova, un po’ lontano dai canali consolidati del dibattito sul graphic design con la speranza di favorire un dibattito più sincero, democratico ed articolato (si gioca in campo neutro).

E’ possibile parlare di temi sociali attraverso i poster?

Se è vero che “il mezzo è il messaggio” come sosteneva McLuhan, il poster, in quanto prodotto grafico di grande immediatezza e popolarità è di per sè democratico e cela potenzialità notevoli nella diffusione di messaggi che possono essere informativi, emozionali, poetici. Parlare di temi sociali e questioni morali mediante il poster è fattibile e spesso necessario, MANIFESTando anche sui “nuovi muri” dei social network.

 

Qual’è il collegamento della Biennale al tema della povertà?
Un confronto sul tema della/e Povertà è stato utile, perchè il poster sociale è anche questo: ti obbliga (e obbliga in realtà soprattutto il designer che lo realizza) a riflettere su un tema cercando domande non retoriche, sviscerandolo maieuticamente. Per fare un manifesto sulla/e Povertà bisogna chiedersi davvero cos’è per noi la povertà, e le risposte vi assicuro non sono affatto scontate: povertà è non avere denaro? O povertà è percorrere la strada ambiziosa e ansiogena dell’Avere senza saper godere di ciò che si possiede? Avere dei figli significa essere più poveri (come pensano le giovani coppie italiane) o la prole è l’unica risorsa che si ha (come mi dicevano i designer centroamericani)? Le risposte possono essere diverse, sfumate, a volte anche contraddittorie, ma se non saranno retoriche ed ipocrite avranno comunque contribuito a un dibattito e ad una crescita di valore

14/10/2013
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