La carovana delle madri dei migranti

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La signora Maria Elena Moradel non vedeva suo figlio Melvin Lanza da oltre quindici anni, da quando era partito dal Centro America alla volta del Messico. Lo ha incontrato nello stato messicano di Veracruz, grazie all’appoggio dei giornalisti dello stato e del Movimiento Migrante Mesoamericano che da undici anni organizza la Marcia delle Madri che cercano i loro figli scomparsi. Da lunedì quaranta di queste madri si sono messe in marcia dal El Ceibo, un punto chiave della rotta migratoria al confine tra Messico e Guatemala. Fino al 18 dicembre attraverseranno tutto il paese, visitando, carceri, ospedali e rifugi per i migranti cercando notizie sui propri figli scomparsi durante la migrazione verso gli Stati Uniti. Viaggiano vestite di bianco con una foto del proprio figlio o figlia appesa al collo. Da quando di sono messe in marcia, oltre a Maria Elena anche un’altra donna honduregna ha ritrovato la propria figlia dopo 17 anni di assenza. Il Messico infatti è il paese più pericoloso per i migranti: secondo le stime dell’Istituto della Migrazione per ogni messicano ci sono tre centroamericani che sono scomparsi. Cifre che non sembrano preoccupare il Parlamento messicano che non ha ancora approvato una legge organica sugli scomparsi. In compenso nello stato di Tabasco, la Carovana si è dovuta scontrare con l’ostruzionismo di alcuni deputati che ritengono che i “migranti rappresentino un rischio, una minaccia e un peso per la società messicana”. La carovana però non si è fermata e fino al 18 dicembre continuerà a cercare i propri cari e a far pressione politica affinchè la legislazione messicana aiuti chi è in transito verso il sogno americano

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04/12/2015
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