La battaglia dei citizenship educators

 

 

 

L’educazione alla cittadinanza si conferma un tema politicamente fondamentale anche in Inghilterra, dove è istituzionalizzata da tempo. Il regalo del governo inglese, per il decimo compleanno dall’inserimento nelle scuole, è l’ombra di uno “snellimento” delle materie curricolari che potrebbe portarsela via, o quasi.

 

La citizenship education va molto oltre la semplice educazione civica: è un allenamento alla democrazia che passa attraverso la partecipazione alla vita politica interna alla scuola, l’informazione e il dibattito. I ragazzi dagli 11 ai 16 anni, nelle scuole pubbliche, studiano come funziona lo Stato e il governo internazionale, e prendono parte a laboratori su questioni come diritti civili, diversity (la valorizzazione della diversità, noi diremmo tolleranza, aggiungendo un peso alla parola che in inglese non c’è) e il ruolo dei mezzi di informazione nella società.

 

Molte università, fra cui Cambridge, propongono programmi specifici per chi vuole diventare un insegnante di educazione alla cittadinanza – le prime forme risalgono a dieci anni prima che diventasse parte del curriculum ufficiale. Esiste persino un’associazione di categoria, chiamata significativamente Act (“Agire”), che fornisce supporto teorico, news e organizza eventi, dalla celebrazione dell’Holocaust Memorial Day, il 27 gennaio, ai progetti internazionali di educazione alla democrazia.

 

Se applicato completamente, il sistema è molto efficiente, secondo uno studio della National Foundation for Educational Research. La ricerca, durata dieci anni, conferma che, dal momento che gli studenti vedono la partecipazione politica in termini di diritti e responsabilità, agire all’interno del mondo costuito dalla propria scuola ha risultati migliori rispetto all’attivismo propriamente detto, come l’inserimento nei partiti. Per quanto sia importante la consapevolezza di cosa fanno i politici, è l’azione nei contesti vicini a fare la differenza.

 

Sulla carta, un modello ideale. Ma faticosamente applicato. I risultati migliori, sempre secondo lo studio, si ottengono nelle scuole che offrono l’intero pacchetto agli studenti. Non è lo stesso quando si offre solo informazione, come avviene nell’insegnamento dell’educazione civica in Italia e in alcune scuole inglesi, senza pratica. Al momento, lamenta la ong Democratic Life, non si è ancora raggiunto uno standard uniforme di qualità dell’insegnamento, e la riforma rischia di abbassare ulteriormente le possibilità degli studenti.  L’associazione porterà prove dell’importanza dell’educazione alla cittadinanza all’Expert Panel in carico della riforma, chiamando a raccolta tutte le organizzazioni di settore. Gli insegnanti di cittadinanza sono agguerriti. E si considerano, giustamente, parte essenziale della vita politica del Paese.

09/01/2013
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