In guerra

I lavoratori della fabbrica di Perrin, un’azienda di un gruppo tedesco che lavora nella produzione delle auto, sono in sciopero. Accusano i loro dirigenti francesi di non rispettare l’accordo siglato due anni prima e ora rischiano che la fabbrica chiuda. Sono 1100 persone e ciascuna ha una famiglia o le sue spese quotidiane, cui far fronte. A guidarli c’è Laurent (V. Lindon), sanguigno e carismatico operaio, capace di farsi ascoltare dai compagni, ma anche di tenere testa ai padroni. Le trattative con la dirigenza sono complesse, i tedeschi non si fanno trovare, il governo francese cerca di mediare una situazione potenzialmente esplosiva: infatti, in alcuni casi si arriva anche allo scontro fisico. Ma quante settimane o mesi può durare uno sciopero? E quanto può reggere l’unità degli operai, di fronte alle lusinghe di una buonuscita, che è pur sempre meglio che niente?

Tre anni dopo “La legge del mercato”, Stéphane Brizé torna a lavorare con lo stesso protagonista e sul medesimo tema: il lavoro e la sua crisi, ai giorni nostri. Non giudica, racconta una storia possibile che lascia l’amaro in bocca, bracca i personaggi da sopra le teste o dietro le spalle, nei lunghi colloqui tra operai o nelle trattative, lascia solo la musica nei passaggi di maggior tensione. Titolo molto azzeccato: anche la guerra è fatta di preludi, scintille, catalizzatori, pause, armistizi, tradimenti e trattative. Lo stesso succede qui, ma in tempo di pace.

Un Lindon (doppiato da Francesco Pannofino) assai dolente e molto bravo, in mezzo ad attori non professionisti.

Parla del nostro tempo, anche se forse non ce ne siamo accorti.

15/11/2018
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