Il segreto dei suoi occhi

Billy Ray (sceneggiatore di Hunger Games) firma il remake dell’ominima pellicola argentina, del 2009, premio Oscar per il miglior film straniero. L’azione si gioca su due piani temporali, tra il 2002 e il presente, a Los Angeles, dove si muovono tre personaggi: Ray (C. Ejiofor), oggi ex agente FBI, Claire (N. Kidman), ora procuratore distrettuale e Jess (J. Roberts), nella squadra omicidi. Nel proprio passato, le loro strade si sono incrociate 13 anni prima, quando all’inizio della carriera, i tre si trovarono a indagare sul violento omicidio della figlia di Jess. Pur avendo individuato il colpevole, il caso venne insabbiato, perchè l’autore materiale del delitto era un infiltrato in una comunità islamica di una Moschea, con il compito di individuare una cellula di terroristi. Nell’America post 11 settembre, era più importante neutralizzare la minaccia terroristica, che aveva colpito al cuore il Paese. Dopo 13 anni, Ray riemerge dalle nebbie, avendo vissuto nell’ossessione di incastrare l’assassino che non aveva potuto arrestare. La caccia all’uomo ricomincia, pur tra intralci e dubbi (soprattutto di Jess). Epilogo a sorpresa.

Pur mantenendo lo schema del film originale, cambiando l’ambientazione (dall’Argentina della dittatura militare, agli Stati Uniti dopo l’attentato alle Torri Gemelle), con qualche sfumatura di differenza in alcuni passaggi (compreso uno piccolo nel finale), il senso della storia resta lo stesso, anche se depotenziato nel risultato finale. La sottile ambiguità del film di Juan Josè Campanella cede posto alla suspence più spettacolare, le schermaglie amorose tra Ray e Claire (da sempre lui è innamorato di lei), perdono di umorismo, come invece era nella prima versione. I dilemmi etici rimangono gli stessi: può la ragione di Stato prevalere sul perseguimento della giustizia? Può il coinvolgimento personale dei protagonisti farli agire con obiettività? Può il desiderio di vendetta covare legittimamente per anni, spingendo i buoni sull’orlo dell’abisso, quasi rischiando di passare dall’altra parte?

Domande cruciali, che il film affronta con mestiere da grande produzione, ma senza l’amalgama riuscita della prima pellicola. Un rifacimento ben confezionato, con attori diligenti, ma nulla di memorabile. Bisognava per forza dirigerlo?

18/11/2015
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