Il presidente

Hernàn Blanco (R. Darìn) è il presidente dell’Argentina ed è stato eletto puntando sulla sua immagine: un uomo comune e ordinario, senza scheletri nell’armadio, gran lavoratore. I giornali gli rimproverano di non essere all’altezza, però: troppo incolore e poco rilevante, soprattutto in politica estera. Un summit con tutti i paesi del Sudamerica, per un nuovo accordo sul petrolio, con il Brasile che rischia di farla ancora una volta da padrone, è cruciale. Il vertice si tiene in Cile, sulle montagne a oltre 3mila metri, in un albergo di lusso isolato e in mezzo alla neve. A complicare le cose, la figlia di Blanco, il cui marito sembra voglia ricattare il presidente e la presenza della ragazza, mentalmente instabile, diventa un grattacapo non indifferente, nei giorni del summit. Il leader argentino si troverà a dover affrontare contemporaneamente, il versante pubblico e quello privato, con estrema difficoltà.

Presentato anche al Torino Film Festival 2017, il film di Santiago Mitre è un’analisi della politica ai massimi livelli (in una situazione fittizia), che rivela sorprese lungo il cammino. Blanco forse non è lo sprovveduto che i media dipingono e il realismo politico può diventare più importante delle questioni di principio. In fondo è la vecchia massima del “potere che logora chi non ce l’ha” e qui gli Usa, cattivi imperialisti per antonomasia, restano sullo sfondo, ma sempre in partita e con un ruolo determinante. Bella prova di Darìn, ormai volto noto anche in occidente e da citare anche Alfredo Castro, in un ruolo di contorno.

Un po’ cinico, forse, ma comunque da vedere.

 

02/11/2018
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