Giovani, non siate troppo choosy

 

 

“Giovani, non siate troppo esigenti“: è questa la frase che, in questi giorni, ha fatto scatenare decine di polemiche nel mondo politico, soprattutto fra i giovani, che si sono manifestati in particolar modo sui social network.

 

Il Ministro del Lavoro e del Welfare ha pronunciato queste parole il 22 ottobre durante il suo intervento dal palco di Assolombarda, in Lombardia.

 

Elsa Fornero ha fatto riferimento al fatto che i giovani, riguardo al primo impiego, non dovrebbero essere troppo esigenti (choosy), ma che dovrebbero entrare nel mondo del lavoro senza pretese, guardarsi intorno per imparare a muovere i primi passi in questa realtà così complessa e complicata.

 

Non c’è niente di più giusto, ma, c’è da chiedersi, se il Ministro della Repubblica abbia effettivamente ragione e quale grado di conoscenza abbia della realtà.

 

Sui social network, in molti hanno detto la loro. Le parole sono state per lo più pronunciate con rabbia e sgomento e, diversi giovani, hanno ricordato quali sono le condizioni in cui siamo costretti a lavorare oggi in Italia e quale percorso tortuoso e difficile dobbiamo affrontare.

 

Prima di tutto, molto spesso il primo lavoro consiste in uno stage o in tirocinio non retribuito o retribuito con un rimborso spese a dir poco ridicolo. Lo stage dovrebbe essere un modo per permettere al neo-laureato di imparare un mestiere prima di essere assunto e all’azienda di valutare lo stagista in previsione di una futura assunzione. Secondo la legge italiana, lo stage può durare al massimo sei mesi: dopo, o sei assunto, o devi cercarti un altro “lavoro”. Caso strano, molte aziende preferiscono assumere stagisti di sei mesi in sei mesi per pagarli solo con rimborso spese, con un contratto che non prevede mutua, ferie, infortunio o maternità. Inoltre, il contratto può essere revocato in qualsiasi momento, senza giusta causa. Se date un’occhiata agli annunci di lavoro, troverete anche supermercati o ristoranti che assumono personale tramite questo tipo di contratto.

 

I più “fortunati”, invece, godono dell’opportunità di aver firmato un contratto a progetto. Anche qui, non si versano contributi e non è prevista nessuna tutela. Nella maggior parte dei casi, si abusa di questo contratto: non viene, infatti, utilizzato per portare a termine un progetto vero e proprio, ma è anche firmato da chi, magari, lavora semplicemente in un ufficio come segretaria.

 

Ci sono, inoltre, i contratti a tempo determinato: essi prevedono mutua, infortunio, permessi e ferie retribuiti, ma, cosa più importante, prevedono anche il diritto di sciopero. L’unico problema, però, che chi ha sottoscritto un contratto di questo tipo è tutelato solo per un certo periodo di tempo, nella maggior parte dei casi molto limitato. Quindi, è chiaro che il lavoratore non si sente libero: cerca di non mettersi in mutua, di non chiedere troppi permessi o ferie, anche se ne avrebbe il sacrosanto diritto. Scioperare, poi, è proprio fuori discussione.La paura è che il contratto non possa essere rinnovato e che si debba, nuovamente, ricominciare la ricerca frustrante di un nuovo lavoro.

 

Ci sono poi i contratti che prevedono un fisso mensile più provvigione: guadagni, cioè, solo se vendi. Se no, ti accontenti del minimo stipendio previsto da contratto che, di solito, non supera i 300 euro per un orario full-time.

 

Vi sono innumerevoli altri tipi di contratto a nostra disposizione, ma nessuno di essi, tranne quello a tempo indeterminato, tutela fino in fondo il lavoratore.

 

Il Ministro Fornero, probabilmente, ha ragione ad affermare che alcuni giovani sono choosy. La reppresentante del Governo, però, avrebbe potuto tenere più in considerazione chi choosy non lo è, chi choosy non sa neanche che cosa significhi e chi, choosy, non se lo può permettere.

 

Il Ministro Fornero avrebbe potuto considerare che, la maggior parte dei giovani, lavora sotto la tutela di questi contratti sopra descritti, senza nessuna sicurezza, senza nessuna certezza, senza nessuna dignità.

 

Il Ministro Fornero avrebbe potuto considerare che i giovani che vivono questa condizione di frustrazione hanno bisogno di risposte forti e concrete da parte di un Ministro del Lavoro.

 

Avrebbe anche potuto tenere in considerazione che è ancora un diritto, per un laureato, sognare di poter svolgere il lavoro per cui si è investito tempo, denaro e fatica.

 

In questo Paese, noi giovani abbiamo appurato, purtroppo, che si deve essere choosy non solo per quanto riguarda il primo impiego, ma anche per il secondo, il terzo e così via.

 

Le parole del Ministro rattristano perchè questo, probabilmente, è l’ennesimo segnale che fa comprendere che il divario che separa questa classe politica dal mondo dei giovani è sempre più ampio e sta diventando, ogni giorno, sempre più incolmabile.

 

Per un laureato che lavora come commesso, segretario o come operatore call center, è l’ennesima ginocchiata sui denti.

 

Magari siamo troppo choosy per quanto riguarda il lavoro, ma è probabile che sia arrivato il momento di essere più choosy nei confronti di chi deve decidere del nostro presente e del nostro futuro.

29/10/2012
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