Giorni di impegno: le riflessioni del Wecare

Questi giorni importanti, tra il 25 aprile e il 1 maggio, hanno visto le diverse associazioni aderenti ad Acmos molto attive sui territori di provenienza.

A testimonianza di un lavoro diffuso e radicato che, da Verbania fino a Roma, passando attraverso Torino, Trieste, Novara, Sarzana, Bologna, Firenze, Foligno interviene direttamente sui territori, vivendone le dinamiche, promuovendo cambiamento.

Raccogliamo di seguito alcune impressioni e riflessioni maturate in questi giorni di passione civile.

Buona lettura!

 

“Ieri pomeriggio abbiamo avuto l’occasione di ascoltare la testimonianza di Denis Yao Sindete, attivista civile e oppositore politico del Benin. Un bel momento di convivialità durante il quale ci siamo incontrati per chiederci cosa significa oggi la festa di liberazione. Denis Yao Sindete, 58 anni, di Cotonou, alla fine degli anni ’70, è stato arrestato insieme ad alcuni compagni di università, per aver partecipato ad una manifestazione di protesta a favore della liberta’ di espressione e delle libere elezioni della rappresentanza studentesca, contro il regime di Kerékou. Denis è rimasto in prigione cinque anni, senza neppure essere processato. Fuggito dal carcere, trascorse diversi anni in clandestinità. Oggi ha una famiglia e lavora come docente nelle scuole popolari del suo paese. Collabora con Amnesty International che lo sostenne nel periodo di prigionia.

Tra le tante cose che Denis ci racconta, c’è la consapevolezza che i fardelli non possono essere portati singolarmente: che le responsabilità come le speranze, vanno sempre condivise – anche in carcere – altrimenti se ne esce schiacciati. “Io sono sopravvissuto al carcere perché sapevo di non essere mai solo”. E’ questo che ha salvato Denis. L’ agire collettivo non è il traguardo è semmai il mezzo per non stare a guardare, per coltivare – e la concretezza della metafora non è casuale – l’utopia.

Se questo è vero per lui, lo è ancor di più per noi, per il nostro tempo.”

Associazione “Ser.Mais” – Novara.

 

“Ricordare il settantaduesimo anniversario della Liberazione a Sarzana, significa ripercorrere quegli anni drammatici che hanno falcidiato un’intero territorio. La Resistenza che a Sarzana, che è stata molto vivace a causa della sua strategica posizione sul confine della linea gotica, si può datare già con gli avvenimenti del 21 luglio del 1921, è stata simbolo di riscossa per la popolazione civile che era oppressa dalla tirannia del nazi-fascismo. Una riscossa che è costata tanta fatica, ma soprattutto tanto dolore come, ad esempio, per l’immenso e violento rastrellamento del 29 novembre del 1944. A decine si contarono in quegli anni drammatici i soprusi verso le donne e i bambini, le torture e le uccisioni. Proprio per questo, in un periodo come quello attuale, caratterizzato da episodi che minano l’identità dell’intero continente, crediamo che sia necessaria più che mai una vivace ricerca di un senso di appartenenza, che affondi le proprie radici nel passato e lo sguardo verso il futuro: un argine alla diffusione di una memoria storica troppo breve e uno strumento di riflessione per la quotidianità.”

Associazione “L’Egalitè” – Sarzana.

 

“Difficile definire cosa sia la “Resistenza”: oggi ognuno di noi potrebbe dare una risposta diversa. C’è chi si rifarebbe alla Storia, alle esperienze forti vissute durante la Guerra; c’è chi racconterebbe il tentativo passivo, ma viscerale e sacrosanto di non lasciarsi travolgere dagli eventi negativi che questo mondo di riserva; c’è chi racconterebbe la storia profumata del tentativo di creare bellezza a partire dal luogo in cui si vive, che sia la propria città, il proprio Paese, l’Europa o il mondo. E il bello di questa giornata è che sono tutte risposte giuste.

La Storia ci ha lasciato un’eredità importate, il presente però ci riserva sfide mutate per forma e contenuti, ma pari per importanza e complessità. Per questo bisogna provare a dare una risposta al nostro tempo, che sia l’unione di tutti questi elementi: conservare memoria, difendere il valore di Esistere, praticare impegno. La Resistenza di ieri, la Resistenza di oggi: imparare dal Passato, per comprendere il Presente e costruire consapevolmente il Futuro.

E per riprendere la celebre vignetta di Vauro, alla domanda di come è andata a finire quella bella storia della Resistenza, la risposta dovrebbe sempre essere: “Continua”.”

Associazione “21Marzo” – Verbania.

 

“Quello che per noi è il 25 Aprile oltre ad essere un momento di festa, di celebrazione, di ricordo credo sia anche un rimettersi di fronte a noi stessi attraverso le vite di chi ci ha preceduto e di chi ha liberato il nostro paese dal dominio nazifascista. Questo confronto diacronico con la situazione antica, con le persone che l’hanno animata è un porre se stessi di fronte alle proprie responsabilità rispetto al processo storico che dalla Liberazione doveva scaturire. E quindi un domandarsi: qual è il nostro ruolo? Qual è la nostra posizione rispetto alla situazione presente? Quali i risultati raggiunti, quali quelli che ancora mancano? Insomma, il 25 Aprile è quel momento in cui rifletti sui percorsi che stai compiendo, coi tuoi compagni e guardando con loro la strada che ti trovi di fronte pensi con un sorriso nel cuore: c’è ancora un bel tratto di sentiero da percorrere…”

Associazione “PrendiParte” – Bologna.

 

“L’associazione Le Discipline, come da tradizione, ha scelto di festeggiare il 25 aprile in piazza, al “pranzo resistente” organizzato dall’ANPI, così si è creato un lungo tavolo composto dalla nostra famiglia associativa e da varie altre realtà.

Abbiamo deciso che condividere questa giornata importante fosse il modo migliore per ricordarci la strada da seguire, per dirsi ancora una volta da che parte stare, per essere moderni partigiani continuando a difendere le libertà che abbiamo ottenuto.

Così il nostro 25 aprile è iniziato con tante chiacchiere e risate durante la lunga, a tratti infinita, attesa per prendere un tavolo, cibo, sole, tarantelle, foto, ed è finito la sera con un grande cerchio a terra, con una chitarra prestata, a cantare canzoni…piene di libertà.

La libertà che il nostro paese ha conquistato il 25 aprile 1945. Celebrare la libertà significa fare memoria ogni giorno e farlo vuol dire prima di tutto dare la possibilità a chi non c’era di conoscere la Resistenza. Per questo oggi omaggiamo più che mai Silvano Sarti, 92 anni, presente con noi in piazza con gli occhi commossi. Insieme a lui vogliamo però ricordare e mantenere il nostro impegno verso chi resiste, oggi, nel mondo, alla vita.”

Associazione “Le Discipline” – Firenze.

 

“Con il passare degli anni purtroppo il numero dei testimoni diretti della Resistenza diminuisce sempre di più: il rischio è quello di passare dalla memoria al ricordo. Come giovani cittadini sentiamo nostra la sfida di mantenere viva quella memoria, provando a portare nel nostro tempo i valori, le idee e le speranze che animavano i giovani partigiani. Per questo non possiamo che guardare con preoccupazione agli eventi che agitano il nostro Paese e il restodell’Europa: ci preoccupa l’uso che le destre xenofobe fanno della paura dei cittadini contro altri cittadini e delle reazioni che nascono nelle nostre periferie in risposta ad un’Europa che negli anni non ha saputo avviare un vero processo di integrazione. Crediamo che l’Europa nata a Ventotene sia ancora oggi la risposta migliore a chi propone risposte semplicistiche e antistoriche che in passato hanno già condotto il nostro continente sull’orlo del baratro. Solo recuperando i motivi profondi del nostro essere europei saremo pronti ad affrontare le sfide globali che ci attendono per il futuro, solo recuperando l’orizzonte originario di chi ha avuto la forza di immaginarsi un altro mondo dopo le barbarie dei conflitti mondiali troveremo le forze per sentirci europei.”

Associazione ACMOS – Torino.

02/05/2017
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