Evasione fiscale: certi costumi non cambiano mai

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Come molti altri rapporti non ha titolo, solo un nome didascalico che cambia di anno in anno nella parte numerica che indica, per l’appunto, l’anno stesso. Tuttavia, anche questo rapporto racconta l’evoluzione della nostra comunità. È il Rapporto 2014 della Guardia di Finanza.

 

In Italia, in dodici mesi sono stati scoperti 17.802 reati tributari per 13.062 soggetti denunciati, di cui 146 arrestati. Circa 8.000 evasori totali. Più di 3.700 autori di reati contro la Pubblica Amministrazione identificati. Sequestrati beni per quasi un miliardo e duecento milioni di euro. Scoperti 11.936 lavoratori in nero e 13.369 lavoratori irregolari. 5.082 sono invece i datori di lavoro denunciati per utilizzo di manodopera irregolare o in nero. 389 trafficanti di esseri umani arrestati. Oltre 2,6 miliardi di euro individuati in frodi ai finanziamenti pubblici e al welfare per 1,5 miliardi. Sottratti alla criminalità organizzata 4 miliardi di euro (3,3 miliardi è il valore dei beni sequestrati e 733 milioni quello dei beni confiscati): tradotti concretamente in 1.238 tra mezzi navali e terrestri sequestrati, insieme a 200 tonnellate di sigarette di contrabbando e 129 tonnellate di droga. Eseguiti quasi 10.000 controlli contro il gioco illegale, con irregolarità nel 33% dei casi;  che hanno portato al sequestro di oltre mille “macchinette” per il gioco e alla chiusura di 3.116 punti clandestini di raccolta scommesse. 1.483 le persone denunciate per riciclaggio e usura.
Una raffica di numeri come questa mette naturalmente in apprensione qualunque lettore, specialmente se i numeri quantificano dei reati. Allora il lettore va in allarme. Stato molto simile a quello in cui si trova il lettore italiano quando legge il dato relativo alla sua pressione fiscale, che nel 2014 era “destinata a toccare il livello record del 44%”. In salita di 12,6 punti percentuali dal 1980 (dati dell’Ufficio studi Cgia Mestre).

 

Ma i numeri del Rapporto della Guardia di Finanza non sono adducibili, secondo stereotipo, al solo Sud Italia.
In Piemonte, solo nel 2014, l’evasione fiscale è cresciuta del 43%, passando da 1,6 miliardi nel 2013 a 2,3 miliardi nel 2014. Va considerato che i dati trattano solo quella scoperta finora. Infatti la quantità dei controlli effettuati ha riguardato 6.300 imprese. Ma già di queste, ben 391 sono risultate completamente sconosciute al fisco: 391 evasori totali piemontesi (su circa 8.000 in tutta Italia). E anche quest’ultimo dato è in crescita, sia pure leggera.
Dunque, alcuni dati aumentano, altri diminuiscono: l’iva evasa nel 2014 in Piemonte tocca i 257 milioni di euro contro i 163 del 2013 (+ 58%). Diminuisce (di poco) il numero dei denunciati per reati fiscali: 735 nel 2014 contro i 750 del 2013.
Rimane il simbolo di un malcostume che sembra inattaccabile: parliamo della decennale questione dello scontrino. Il Rapporto dice che in Piemonte un commerciante su tre non emette lo scontrino. In più di 31 mila controlli effettuati le irregolarità sono arrivate alla percentuale del 31,3%. Nel 2013 lo stesso indicatore era al 31,5%, come a dire che non è cambiato praticamente nulla, sebbene, come spiega lo stesso generale dei berretti verdi, Fabio Contini, “il dato esprime una percentuale di contestazioni sui controlli mirati in base a indici di rischio, non sulla totalità dei commercianti”. Ossia, non è necessariamente detto che il campione controllato rifletta la totalità.
Sempre in Piemonte sono stati individuati 521 lavoratori in nero. 28 falsi poveri. Frodi (comunitarie e nazionali) per 56 milioni di euro e danni erariali per 48 milioni. Ammontano invece a 123 milioni i beni complessivi sottratti alla criminalità, 31 sono state le persone denunciate per riciclaggio, 9 per usura, di cui una arrestata, 155 quelle denunciate per reati societari e finanziari. Solo in Piemonte, nel 2014, inoltre, sono stati sequestrati 906 chili di sostanze stupefacenti con la denuncia di 141 responsabili, di cui 53 arrestati.
E tutto questo lavoro ha fruttato nella nostra Regione un recupero concreto per lo Stato di circa 60 milioni di euro. Già incassati. E 2 miliardi e 300 milioni contestati.
Insomma, viene spontaneo pensare che la tassazione elevata sia direttamente correlata allo stabile costume italiano dell’evasione fiscale e della corruzione. Se il Rapporto cambia, di anno in anno, soprattutto nella data, sarà forse perché i due fenomeni (quello legale della tassazione e quello illegale dell’evasione) stanno diventando due aspetti complementari della stessa chiacchiera da bar. Costumi che non cambiano.

 

14/04/2015
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