Diritto allo studio: intervista all’assessora Monica Cerutti

Nel 2012 Casa Amos aveva accolto quattro studenti pakistani in seguito alla mancata erogazione delle borse di studio. Come a loro, la giunta regionale dell’epoca aveva negato il diritto allo studio a molti altri studenti, in seguito a tagli decisi per motivi di bilancio, ma non solo, come dichiarato dallo stesso Roberto Cota, in quegli anni alla guida della Regione.
Nel 2016 la Regione potrà coprire tutte le borse di studio degli studenti aventi diritto.
Abbiamo intervistato l’assessora Monica Cerutti per capire come è stato possibile raggiungere questo importante risultato.


Le risorse stanziate dalla Regione all’Edisu negli ultimi anni sono stati un’inversione di tendenza rispetto ai tagli drastici effettuati dalla giunta precedente; lei ritiene che ci voglia un ulteriore sforzo economico della Regione in futuro?

 

La Regione Piemonte in questi due anni ha fatto tanto per sostenere il Diritto allo Studio universitario e abbiamo ottenuto ottimi risultati. È evidente che quando si cerca di migliorare un sistema e garantire un diritto un successo non è mai un punto di arrivo, ma una tappa di un percorso ed è per questo che sicuramente dobbiamo continuare il nostro lavoro con sempre maggiore impegno.

 

Com’è stato possibile ottenere questo successo?

 

La copertura del 100% delle borse di studio degli studenti aventi diritto arriva grazie a un percorso virtuoso che la Regione Piemonte ha intrapreso sin dall’insediamento della Giunta Chiamparino. Già nel 2014 sono stati incrementati i fondi regionali per il Diritto allo Studio universitario passando dai 12.120.166 di euro del 2013 ai 17.000.000 di euro del 2014; cifra portata a 17.300.000 di euro nel 2015 e confermata nel 2016. Così facendo è aumentata anche la copertura degli studenti aventi diritto: nell’anno accademico 2013/14 era del 55,1%, dall’anno 2014/15 è salita all’85%. Grazie a questo la Regione è stata premiata nel riparto del fondo integrativo statale per le borse di studio e il Piemonte ha ricevuto 5.071.194 di euro nel 2014 e 10.253.926,30 di euro nel 2015. Queste risorse permettono al nostro ente di essere in grado di coprire il 100% delle borse di studio degli studenti aventi diritto.

 

Gli studenti si sono mobilitati fin dai primi tagli del 2011, cercando un dialogo con la regione per provare a migliorare una situazione che credevano insostenibile, quale pensa sia stato il loro apporto in questo processo?

 

Con gli studenti abbiamo cercato sin dall’inizio del nostro mandato un confronto leale e produttivo. Già a settembre del 2014 con l’approvazione della Legge regionale n. 10 abbiamo reintrodotto la rappresentanza degli Atenei piemontesi e degli studenti all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’EDiSU, l’Ente regionale per il Diritto allo Studio Universitario, e abbiamo istituito l’Assemblea regionale degli studenti per il diritto allo studio universitario, un organismo importante di partecipazione diretta. Abbiamo voluto fortemente tutto questo e lo abbiamo fatto perché siamo convinti che solo con il dialogo si possano ottenere risultati.

 

Gli studenti lamentano che i fondi stanziati per l’Edisu non daranno comunque una copertura sufficiente per quanto riguarda gli alloggi, anche se le borse sono coperte. Come si potrebbe risolvere il problema?

Io voglio ricordare il punto di partenza: quando abbiamo ereditato il Diritto allo Studio universitario le borse di studio coprivano il 55,1% degli aventi diritto, oggi siamo al 100%. Abbiamo ridefinito le fasce di reddito per l’accesso al servizio di ristorazione con conseguente allargamento della platea degli studenti interessati dalle tariffe agevolate; per la prima volta in Piemonte è stata prevista una tariffa agevolata per gli studenti diversamente abili che utilizzano il servizio abitativo; per il servizio abitativo nell’anno 2015-2016 abbiamo bloccato il piano tariffario mantenendo per tutte le categorie le stesse tariffe dell’anno precedente. In più sul capitolo dell’edilizia universitaria abbiamo investito 1.300.000 euro tra il 2014 e il 2015 e messo a bilancio 5 milioni tra il 2016 e il 2017 che sono serviti per il completamento dei lavori di ristrutturazione della residenza universitaria di via Verdi 15 a Torino e del Campus universitario Ex caserma Perrone di Novara. L’apertura della residenza di via Verdi dovrebbe permettere di aumentare di 82 posti letto la disponibilità delle residenze universitarie piemontesi. Dateci tempo e cercheremo di fare ancora di più, ma molto abbiamo già fatto.

 

Cosa manca a Torino per diventare un polo universitario europeo?

La fotografia dal rapporto “L’internazionalizzazione negli atenei piemontesi: gli iscritti stranieri e gli studenti in mobilità” redatto dall’Osservatorio regionale per l’Università e il Diritto allo Studio universitario ci dice che le Università piemontesi sono sempre più una meta per molti studenti stranieri. Nell’anno accademico 2014/15 gli studenti stranieri iscritti in Piemonte sono stati 9.025: 3.789 presso l’Università di Torino; 4.475 al Politecnico; 690 all’Università del Piemonte Orientale; 71 a Scienze Gastronomiche. In dieci anni la presenza di studenti stranieri sul totale degli iscritti è passata da 1,7% del 2003/04, a 8% del 2014/15; un dato che è ampiamente al di sopra di quello italiano che è fermo al 4,3%. Certo è che anche in questo campo possiamo fare di più, ma sul piano dei servizi, dei collegamenti con l’estero e delle opportunità formative e lavorative extrascolastiche.

13/05/2016
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