C'è chi dice no. Intervista a Vanna Lorenzoni

 

 

L’Unione Europea, nei giorni scorsi, ha sollecitato l’Italia chiedendole, nel più breve tempo possibile, di attuare manovre economiche vista la crisi globale partita dagli Stati Uniti che, dalla fine del 2008, ha colpito anche l’Europa e tutti gli Stati membri. La Zona Euro, in modo particolare, è preoccupata per il nostro Paese perché teme un contagio da parte della Grecia, che si trova – purtroppo- in una situazione economica disastrosa. Berlusconi, in poco tempo, ha redatto una lettera e l’ha spedita a Bruxelles. Questa lettera, di cui il Parlamento non sembra esserne a conoscenza, prevede manovre finanziarie che hanno fatto storcere molti nasi.

Prima di tutto, in materia di pensioni, il Presidente del Consiglio ha indicato che, per poter lasciare il proprio posto di lavoro e godere della pensione, gli uomini e le donne italiane devono aver compiuto 67 anni. Le pensioni costano e, quindi, abbiamo bisogno di più lavoratori attivi che contribuiscano alle pensioni di chi, ormai, non lavora più.

Per quanto riguarda, invece, gli italiani che lavorano ancora, Berlusconi vuole introdurre il cosiddetto “licenziamento per crisi economica”. Se il datore di lavoro ritiene opportuno licenziarti perché sta subendo troppo le conseguenze negative della crisi economica, ha tutti i diritti per farlo. La terza manovra contenuta nella lettera riguarda, invece, la privatizzazione delle municipalizzate.

La CGIL non ci sta e il 3 dicembre scenderà in piazza a Roma per dire di no a questi provvedimenti. La CISL e la UIL, invece, stanno riflettendo se unirsi alla CGIL e proclamare, in un secondo momento, lo sciopero generale.

Per comprendere meglio il contenuto della lettera e le motivazioni dello sciopero, abbiamo intervistato Vanna Lorenzoni, segretaria generale dello SPI della CGIL.

 

Perché  la CGIL dice no alla lettera di Silvio Berlusconi?

 

La CGIL dice no per diversi motivi. Innanzitutto, perché questa è una lettera provocatoria. Per quanto riguarda le pensioni,  infatti, l’innalzamento dell’età pensionabile – di un anno o di un anno e mezzo, dipende dai casi – è stato già deciso l’anno scorso. Dal 2013 verranno aggiunti, ogni 3 anni, altri tre o quattro mesi lavorativi, ma, anche questo, è stato già stato deciso nel 2010 e, già allora, la CGIL aveva dichiarato apertamente il proprio dissenso. Il problema delle pensioni in Italia è  che il sistema pensionistico è strettamente correlato con il sistema previdenziale. Le persone sono tutte diverse, i lavori sono differenti gli uni dagli altri: anche se un lavoro non è classificato come “usurante” questo non significa che, chi lo svolge, non abbia subito negli anni uno stress fisico considerevole. Non è possibile, quindi, considerare tutti i lavoratori allo stesso modo, il sistema deve essere flessibile.

Per quanto riguarda, invece, la privatizzazioni delle municipalizzate, il 12 e il 13 giugno gli italiani hanno detto no, rispondendo con due si. Infatti, il tema della privatizzazione è stato associato, dal punto di vista comunicativo, solo all’acqua, ma, in realtà, i servizi pubblici sono anche altri. Questo è un fatto molto grave, perché Berlusconi non sta tenendo conto della volontà del popolo.

La CGIL, infine, non è d’accordo con i “licenziamenti facili”: questo è un altro stratagemma per intaccare l’articolo 18, già discusso nel 2002. (In quell’occasione la CGIL il 23 marzo di quell’anno ha portato due milioni di persone a Roma a manifestare).

 

Quali sono le proposte della CGIL?

 

Prima di tutto, in questo periodo di crisi, ognuno deve fare la propria parte. Il 10% degli italiani detiene il 50% delle ricchezze del Paese. Chi non ha mai pagato le tasse deve cominciare a farlo e deve essere imposta una tassa patrimoniale.

In secondo luogo, noi riteniamo opportuno combattere l’evasione fiscale perché ciò porterebbe il Paese ad ottenere le ricchezze necessarie per la nostra crescita economica. Per aiutare lo Stato a pagare le pensioni è anche necessario il ripristino dell’ICI sulla prima casa ed occorre, inoltre, l’istituzione di un fondo per riavviare tutte le attività di sviluppo. La CGIL ha dichiarato che non tratterà con il Ministro del Lavoro Sacconi in merito ai licenziamenti, ma è disposta ad un dialogo con le istituzioni solo se l’argomento principale sarà, appunto, lo sviluppo.

 

Nonostante queste proposte, però, l’Unione Europea ha dato comunque il via libera a Berlusconi…

 

In realtà Berlusconi non ha più credibilità né da parte dell’Unione Europea, né da parte dei cittadini. In Spagna, Zapatero ha dimostrato di essere una persona credibile perché ha fatto un passo indietro e, in questo momento storico, anche Berlusconi dovrebbe fare altrettanto. Siamo a rischio catastrofe. L’Unione Europea ha accettato le condizioni di Berlusconi solo perché ha molta fiducia nella Banca di Italia e, soprattutto, in Napolitano. Come è stato possibile vedere da tutti in questi giorni, Berlusconi non gode più della fiducia di nessuno se non della sua stretta nicchia.

 

 

03/11/2011
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