Campagna per la cittadinanza 2019-2020 – Happiness

Iperconnessi e in disaccordo con tutti
i desideri inespressi dove si sono nascosti
vanno bene i progressi ma tu come ti senti
i territori promessi sono sotto ai bombardamenti tirati da tutte le parti e mai contenti
con visi più scavati faccine sorridenti (Iperconnessi – Le Luci della Centrale Elettrica)

 

Io mi guardo attorno e vedo un mondo di poveri
Dentro la metropoli, dalle piazze ai ricoveri
Fanno le vacanze ma non fanno gli scioperi

Sei un clone di merda, la mia imitazione,un Leone Di Lernia
La vita è una corrida già lo so,
tu vuoi fare il matador (povero)
Compro la tua vita ma non te la pagherò (Dispovery Channel – Salmo)

 

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Ci troviamo nella parte del mondo che presenta apparentemente un livello di benessere senza precedenti nella storia.
I diritti, le risorse e le opportunità che abbiamo a disposizione sono tali da aver decisamente allontanato i pericoli per la vita che hanno tenuto sotto scacco l’umanità per secoli: carestie, epidemie e guerre in questa parte di mondo non sono più il principale motivo di morte e sofferenza dell’uomo. Nonostante molti limiti, sembra che l’umanità stia cavalcando a grandi passi alla ricerca di poteri quasi illimitati sulla natura e sulla vita stessa per garantirsi felicità, eterna giovinezza e allontanare il più possibile il problema della morte, con l’ambizione addirittura di sconfiggerla. Lo sviluppo si sta muovendo precisamente nella direzione promossa dalla cultura dominante: una visione sacra della vita e della felicità individuale, e una fede cieca nel progresso.

In tutto questo la diffusione canali di comunicazione, informazione e socializzazione tramite Internet hanno un ruolo decisivo.
La filosofia della Sylicon Valley che governa il mondo si fonda proprio sulla ricerca ossessiva della felicità, e si propone come il suo principale promotore, tanto online quanto offline nei paradisiaci luoghi di lavoro che offre. Sui social network regna l’ostentazione della felicità, naturale conseguenza dei like e delle visualizzazioni degli stessi utenti. Non solo: gli algoritmi che regolano la vita online, a partire proprio dai dati immessi dal sistema dagli individui con i loro click, influenzano in modo decisivo la ricerca della felicità, creando e orientando i desideri di consumo, omologandoli e settorializzandoli, rendendo più facile individuarli e trovare risposte di consumo già pronte, comode e vendibili. Ma si tratta di desideri strettamente legati alla funzionalità e alla produttività dell’individuo -esisto e sono felice perchè ho un ruolo, sono impegnato e produco valore, soprattutto in quanto consumatore, spesso inconsapevolmente.
La tendenza è proprio quella di scardinare ciò che separa il lavoro dal tempo libero, e la vita pubblica e quella privata, abolire o ridurre al minimo il sonno e la noia. Tutti sempre connessi e reperibili, tutti resi consumatori, soggetti di analisi di abitudini di consumo e promotori di consumo, in un eterno presente. Questo genera innegabilmente vantaggi e comodità per le persone, ma anche grandi guadagni per le grandi aziende che oggi detengono il potere nel mondo, (Google, Facebook, Amazon,..) e un notevole prezzo da pagare.

Infatti nonostante questa cultura dominante e nonostante tutti questi progressi l’uomo non sembra affatto stare meglio . L’OMS prevede che nel 2030 la depressione sarà la malattia più diffusa al mondo, più delle patologie cardiache, più del cancro, più dell’Alzheimer. I disturbi dell’umore, del sonno, dell’alimentazione, così come le dipendenze da sostanze ma anche da comportamenti e abitudini sono ormai questioni sociali impossibili da ignorare, eppure ancora troppo sottovalutate e stigmatizzate. Gli individui sembrano schiavi di una ricerca di felicità nel consumo fortemente orientata e influenzata da forze esterne che non li rende mai appagati veramente , incapaci di risalire alla causa della loro infelicità, nonostante tutte le risorse a disposizione, e sempre più soli in un mondo iperconnesso e globalizzato . In più oggi dopo la crisi economica, con la precarizzazione del lavoro, le politiche di austerity e il ridimensionamento del welfare state, ancor più forte è cresciuta l’insicurezza, soprattutto nei giovani, dipendenti dalle famiglie, costretti a vivere in un eterno presente incerto, rassegnati all’immobilità sociale . D’altra parte c’è chi invece ancora non vive questa situazione nella sua quotidianità, e tutta una fetta di popolazione mondiale che, grazie anche alla globalizzazione e a Internet insegue questa idea di benessere , in alcuni casi a costo della vita, e rivendica il proprio diritto a raggiungerla . Però lo stile di vita del mondo occidentale non solo non è sostenibile se applicato a tutti gli esseri umani, ma soprattutto è fondato sulla disuguaglianza e sullo sfruttamento sistematico delle risorse dei paesi cosiddetti “sottosviluppati” e delle persone che si trovano al fondo della scala sociale. Inoltre la questione ambientale, il surriscaldamento globale e le diverse forme di inquinamento generato dalle emissioni delle attività umane impegnate nell’inseguimento del benessere, e la lotta per le risorse scarse, mettono l’uomo di fronte all’evidenza dei propri limiti e dei propri errori .

Per tutti questi motivi vogliamo mettere sotto i riflettori la nostra idea di benessere su cui si fonda il nostro modello di sviluppo.
La politica democraticamente eletta non sembra dare risposte incoraggianti. In assenza di convincenti visioni di futuro, assistiamo al trionfo di leader che si rifanno a valori discriminatori e che promettono sicurezza cedendo conquiste sociali che si credevano consolidate, mentre le forze progressiste faticano anche solo a rivendicare alcuni diritti di base. L’Europa, da sempre baluardo delle conquiste sociali, è penetrata da forze disgreganti e si divide sull’accoglienza dei migranti, anziché rafforzarsi per essere una forza abbastanza autorevole e ambire a regolare i fenomeni legati alla globalizzazione neoliberista, alla diffusione di Internet, al superpotere delle grandi aziende, alla questione ambientale. La stessa democrazia e i presupposti della partecipazione alla vita pubblica dei cittadini sembrano in forte difficoltà : il potere non sembra più risiedere nelle istituzioni democratiche e gli algoritmi sembrano essere strumenti più efficaci e meno impegnativi della partecipazione politica attiva nel guidare l’uomo verso il progresso e il benessere.
Noi siamo convinti che solo dalla condivisione delle nostre percezioni, dei nostri dubbi e delle nostre conoscenze, dallo studio e dal confronto, possano emergere indicazioni credibili per le nostre esperienze e per una riflessione politica più ampia. Per questo la ricerca del benessere, e le dimensioni individuali e collettive di tempo e di spazio in cui si crea, si sviluppa e si realizza saranno al centro delle delle riflessioni della Campagna per la Cittadinanza. Saranno il punto di partenza per riprendere i presupposti che ci tengono insieme e condividere e diffondere alcune nostre risposte, dalla memoria collettiva alla vita comunitaria, nel ventesimo anniversario di Acmos.